Gioco di squadra
Caro Umberto,
come tu fai notare, effettivamente in questo momento si affacciano al mondo molte ipotesi autoritarie, tutte improprie soluzioni per un panorama globale complesso e confuso. Vuoi sapere come si gestisce il potere e il governo? Facciamo un po’ di teoria astratta, semplificando tutto perché questa lettera è breve.
Il modo più rozzo è un sistema gerarchico, dittatoriale: chi è al vertice comanda senza confrontarsi con altri. Sistema militare: il capo ordina, i subordinati eseguono. Se il capo è un duce, ignora ovviamente la divisione dei poteri legislativo-esecutivo-giudiziario, comanda solo lui e reprime ogni opposizione. Alla lunga non dura perché i funzionari a lui fedeli sono lacchè spesso incapaci e fanno naufragare il sistema. C’è, solo nella letteratura, un’altra figura di sovrano: quello illuminato, circondato da filosofi e artisti. Chi l’ha visto?
Un altro modo più moderno di governo sembra essere quella del cosiddetto deep-state: checché ne dica il capo formale, sono i boiardi e le lobbies coperte che hanno in mano la gestione degli apparati e la reale amministrazione. Interrelazioni o intrallazzi, sono i rappresentanti dell’economia, perspicaci o intriganti, che guidano e se volessero potrebbero far traballare il sistema. Casta padrona.
Ma la realtà dell’organizzazione politica e sociale è ovviamente più complessa perché la platea è ricca di diversità di opinioni, di patrimoni o culture da difendere. Di più: oggi anche il grande motore delle forze mediatiche che sventaglia notizie critiche nel mondo impedisce di tenere troppi segreti e contrasta chiunque voglia troppo potere. C’è ancora qualche autocrate ideologico o religioso che resiste in casa sua, ma fuori è un bersaglio.
Nella storia il ciclo dei poteri ha seguito un percorso spesso ripetitivo: tribù, capi tribù, alleanze, democrazia, aristocrazia, dittatura, complotti e crisi dinastiche, rivoluzione e si ricomincia. Eccezioni e complicazioni non mancano.
Più recentemente, con il marketing, il potere ha cercato di assestarsi agli occhi dei suoi sudditi (pardon: cittadini) con due figure caratteristiche: il carismatico e gli eurismatici. Il primo è il condottiero, intraprendente, aggressivo, principe azzurro benemerito, maschio o femmina che sia. Potrebbe essere anche solo un bellimbusto ma è gradito al mercato (pardon: al popolo) perché gli dà illusioni. Mentalità vincente, promette ciò che vuole perché il carisma è fatto anche di fascino, con la collaborazione dell’editoria. Poi ci sono i suoi numeri 2, che trovano le soluzioni ottimali, eurismatiche, misurando con più attenzione le situazioni, le risorse, le possibilità, le opportunità. Questi sono i geniali cucitori, ingegneri della gestione, ministri dei beni e degli asset, governatori dei funzionari e dei ruoli della corte. A similitudine calcistica, i fans dicono che il carismatico fa il centravanti, ma gli eurismatici sono i ‘mediani di spinta’ o ruolo simile. La massima gloria normalmente va al primo. Il leader se ne compiace, finché fa bella figura, e lascia governare i secondi, che approfittano discretamente della fiducia. Se gli eurismatici non sono bravi, il leader crolla.
L’esempio del calcio, anche al bar del popolo, suggerisce che le partite non si vincono solo con un centravanti, né con un carismatico, né con un comandante unico, né solo con buoni mediani-mediatori, né con gli strilloni o i supporter. Ci vuole un’équipe, una leadership di squadra, una condivisione della missione, una divisione dei compiti, un’attività di interrelazioni programmate e trasparenti. Non basta un allenatore, ci vuole l’assistenza di contorno. Persone competenti, abili, oneste. Solo una gestione corale e collaborativa può essere vincente e accontentare il pubblico. Il pubblico e i commentatori acclamano o fischiano. Giudicano ma non entrano in campo perché non sono capaci e devono badare ai piccoli problemi della quotidianità. Questa nostra democrazia imperfetta non può affidarsi alle urla occasionali delle tribune, ma deve consapevolmente far scender in campo i migliori players possibili. Difficili sono i percorsi di candidature nella via democratica, oggi senza seria scuola di formazione sociale! Eppure solo una squadra affiatata e competente sarà anche affidabile e in grado di gestire le situazioni.
Forse il calcio non è uno sport esemplare, ma qualche analogia con l’organizzazione per vincere le sfide ci sta. Gli avversari da affrontare in politica sono le disuguaglianze sociali, le guerre, l’inquinamento, l’antidemocrazia, l’insostenibilità economica. Sono serie di partite da giocare qui e nel mondo, anche se vediamo sul palcoscenico molti buffoni sproloquianti e in platea molti applausi inutili.
Ah, Umberto: se non ti piacesse il calcio e sognassi un fantastico intervento celeste, l’immagine di questa lettera è per te. I governatori del futuro dovranno sapere gettarsi nel vuoto e nel caos del mondo moderno, con un buon equipaggiamento personale e cercare di recuperare una civiltà democratica che sta scivolando via.
Caro Umberto, abbiamo da parlarne a lungo. Un abbraccio
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it