L’Unione giornalisti Italiani scientifici (UGIS) è un’associazione fondata nel 1955 senza scopo di lucro, giuridicamente riconosciuta, indipendente da governi, istituzioni, enti, società pubbliche e private. Ha lo scopo di favorire la divulgazione scientifica e tecnica in Italia attraverso i media, favorendo l’aggiornamento professionale dei soci (giornalisti iscritti all’Ordine), professionalmente impegnati nell’ambito dell’informazione scientifica attraverso quotidiani, periodici, radio, televisione e pubblicazioni online.
Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera è il Presidente dell’UGIS, (riconfermato alla guida dell’associazione proprio in questi giorni) che recentemente ha redatto una “Carta deontologica del giornalismo scientifico”, chiamata anche “Manifesto di Piacenza”. Gli abbiamo posto alcune domande proprio sull’etica del giornalismo scientifico.
Quali sono i requisiti di responsabilità degli associati UGIS?
Svolgere un lavoro giornalistico nell’ambito scientifico che sia documentato, con più voci e riferimenti anche critici, senza trionfalismi o catastrofismi, attenendosi, insomma, ai fatti distinguendo bene le opinioni. Lo scopo dell’informazione scientifica è quello di aiutare i lettori e tutti coloro che interagiscono con i vari media nel fornire i riferimenti per aiutare nella conoscenza dei fatti e farsi un’opinione attendibile.
Come controllare la veridicità dei dati scientifici?
L’unico modo è risalire alle vere fonti della notizia e poi verificarla con diverse altre fonti anche critiche del risultato.
Che cos’è il Manifesto di Piacenza?
Stabilisce dei riferimenti, dei principi a cui riferirsi per svolgere un credibile e serio lavoro nell’ambito dell’informazione scientifica. Questi principi sono stati integrati nella carta deontologica del giornalista dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e sono in vigore dal primo gennaio 2021.
Quali sono gli argomenti aggiuntivi del Manifesto di Piacenza al Codice deontologico dei giornalisti e al Testo Unico dei doveri del giornalista?
Indica un metodo di lavoro, un comportamento mentale nei riguardi dell’informazione scientifica, che parte da un aggiornamento professionale continuo per riuscire a comprendere le notizie che sempre più velocemente escono dai laboratori. Inoltre indica come spesso molte notizie abbiano un impatto sociale, politico ed economico e quindi necessita di una responsabilità e di una visione molto più ampia nel valutare e trasmettere le notizie.
Come valuti l’impatto del Manifesto di Piacenza sul lavoro dei colleghi giornalisti?
Per la prima volta grazie al Manifesto di Piacenza elaborato dall’Ugis assieme all’Ordine dell’Emilia Romagna e dell’Ordine Nazionale dei giornalisti, nella carta deontologica del lavoro giornalistico si parla precisamente dell’informazione scientifica come parte integrante del mondo delle notizie nel quale ogni giornalista oggi agisce.
Quali sono stati i contributi significativi della Giornata di studio UGIS a Cortina, 10 settembre 2020?
E’ stata un’occasione preziosa e importante perché ha coinvolto numerosi Ordini regionali ed è avvenuta in un momento critico della società causato dalla pandemia. Quindi è stato possibile dibattere purtroppo sul campo come l’informazione sulla diffusione del virus e le sue negative e tragiche conseguenze era stata affrontata. Rilevante è stato il confronto con il professor Ruben Razzante dell’Università Cattolica componente dell’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network, istituita dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Andrea Martella.
E’ vero che i poteri politici ed economici influenzano l’interpretazione e la modalità di divulgazione della scienza?
La politica oltre a decidere lo sviluppo di una nazione sostenendo gli investimenti scientifici e tecnologici stabilisce delle linee guida e il mondo economico sviluppa settori derivati da queste scelte. Politica ed economia diffondono quindi informazioni che sostengono le loro scelte. Il giornalista deve esserne consapevole e oltre a verificare le notizie deve esercitare un atteggiamento critico per offrire al lettore altre visioni possibili da mettere a confronto con le scelte compiute, tenendo conto delle esperienze internazionali.
Quali pericoli corrono i divulgatori scientifici?
Quelli di cadere nella trappola delle notizie false. Per questo l’unico antidoto e l’unica difesa sono rappresentati da una adeguata preparazione legata all’aggiornamento e poi alla verifica con svariate fonti; un metodo questo che deve essere alla base di qualsiasi notizia, non solo scientifica. La nostra credibilità di giornalisti negli ultimi anni è venuta meno proprio perché troppo spesso si è abbandonato il criterio della verifica nella presunzione che fosse tempo sprecato effettuarla.
I rischi ambientali sono una preoccupazione globale. Quali suggerimenti l’UGIS può porgere ai governanti per sostenere interventi di protezione dell’ecumene?
I rischi ambientali sono legati alla conoscenza dell’evoluzione dei fenomeni naturali. Per affrontarli è necessaria sempre di più una interdisciplinarietà fra diversi ambiti della scienza e una ricerca sempre più approfondita. Questa è la prima necessità che i governi devono affrontare e rappresenta la base sulla quale valutare anche l’impatto dell’azione dell’uomo che non può essere ignorato o sottovalutato. Bisogna tener conto, tra l’altro, di una popolazione umana sempre più numerosa sul pianeta il quale è un sistema chiuso e finito, quindi vulnerabile se si interviene in modo inadeguato.
Quali sono, secondo te, le falsità più frequenti nell’informazione scientifica ‘popolare’?
Purtroppo sono numerose e in aumento. In primo luogo ci sono le false notizie legate alla salute e all’alimentazione. Al secondo posto collocherei le notizie ambientali e legate al mondo dell’energia. Ma non solo. Oggi sono coinvolti anche settori riguardanti dall’intelligenza artificiale alla robotica. Spesso a far crescere le notizie false ci sono l’ignoranza e gli interessi personali o di gruppi di varia natura.
In questo periodo di pandemia le informazioni medico-scientifiche sono spesso contradditorie o incomplete. Che fare?
Bisogna ridurre il ricorso all’emotività, fornire più voci ed essere più critici anche nei confronti degli scienziati che talvolta approfittano della platea mediatica per interessi personali non rispettando nemmeno il metodo e il rigore della scienza. Il giornalista deve quindi essere responsabile quando sceglie di far parlare qualcuno. Non bisogna fare della scienza da salotto dove la scienza perde credibilità.
L’informazione su internet e in particolare sui social network è prevalentemente senza controlli, né di autenticità, né di qualità. Il pubblico ne è influenzato. Come si può proteggere dalle falsità informatiche?
Purtroppo Internet e i social network, pur essendo preziosi e insostituibili per certi aspetti, sono anche terribilmente dannosi. Dipende da come si usano. Bisogna essere consapevoli che non tutti possono avere il diritto di parola; ma solo quelli che hanno l’autorevolezza per esprimersi. L’unica difesa è verificare chi parla e cercare di capire quale sia la sua credibilità in base alla sua storia professionale.
Abuso della credulità popolare su notizie scientifiche (terra piatta, alieni, complotti …), che ne pensi?
E’ un male che ha contagiato anche persone di una certa preparazione e cultura. Alcuni atteggiamenti derivano dalla rinuncia ad approfondire gli argomenti, altri dal rifiuto del nuovo che nella scienza e nella tecnologia è sempre più incalzante. Altri ancora sono frutto di una devianza culturale e mentale e della presunzione di avere la verità in tasca, al di fuori di ogni dimostrazione reale. Inquieta quanto la diffusione di questi atteggiamenti dilaghi.
Quali iniziative per l’UGIS prossimamente? Ci saranno attività formative particolari?
Da una parte organizziamo visite e incontri con scienziati e tecnologi per creare delle opportunità per i giornalisti scientifici offrendo un confronto diretto con i protagonisti. In secondo luogo organizziamo seminari aperti a tutti i giornalisti, non solo scientifici, per parlare di scienza e tecnologia e aiutare quindi tutti i collegi ad affrontare questi mondi pur occupandosi di settori diversi. Infine, organizziamo incontri pubblici con scienziati e tecnologi per aiutare sia la diffusione e le nuove conoscenze nella società sia un metodo diverso, più rigoroso, vero e razionale per guardare alla realtà in cui tutti viviamo.
Lieto delle tue osservazioni, mi auguro che sia possibile organizzare insieme all’Osservatorio TuttiMedia iniziative comuni di formazione, di discussione e di approfondimento.