Sostenibilità, chi sei? Sul piano nazionale, il grande pubblico, ovvero la maggioranza degli italiani, ha orecchiato da qualche tempo questo termine, filtrato nelle enunciazioni della politica e nel dibattito fra editorialisti e potrebbe chiedersi se si tratta di una cosa seria e realizzabile o di un’altra di quelle formule teoriche, usate per aprire un ulteriore fronte e diversificare gli impegni, nella prateria confusiva della politica globalizzata, stile: “E’ l’Europa che ce lo chiede”, frase che, ormai, alle orecchie dei nostri connazionali, suona come un campanello d’allarme.
Potrebbe esserlo, ma anche no. Il convegno dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – di cui è portavoce l’ex ministro del Lavoro ed ex Presidente dell’ISTAT, Enrico Giovannini – “Italia 2030 – Governo, imprese e società civile di fronte alla sfida dello sviluppo sostenibile”, svoltosi lo scorso 30 maggio a Roma, presso l’Accademia delle Belle Arti, ha raccolto testimonianze importanti sui lavori in atto per rispettare l’Agenda 2030 dell’Onu, ma ha anche messo in evidenza la necessità che il dibattito pubblico arrivi a una presa di coscienza generalizzata e compia un salto di qualità.
Un pubblico ‘avvertito’ era presente, ma veniva anche alla mente la sventagliata di Agende ONU susseguitesi nel passato, laddove gli obiettivi prefissi sono stati troppo spesso archiviati nel cassetto delle velleità.
Il problema di come non ricascare in questa trappola è stato ben messo a fuoco dalla direttora dell’Huffington Post, Lucia Annunziata: “La sostenibilità non si risolve in una serie di storie carine, ma deve essere uno spadone per affrontare la crisi”.
Per l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che lo ha organizzato, si è trattato di una importante occasione di confronto meno di due mesi dopo il lancio ufficiale dell’organismo, avvenuto l’11 marzo alla Camera dei Deputati.
I saluti iniziali sono stati svolti dalla Direttora dell’Istituzione ospitante, Tiziana d’Acchille e del Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, Giuseppe Novelli, il quale ha ripreso la raccomandazione del segretario dell’Onu Ban Ki-moon di lavorare sulla generazione degli adolescenti, sottolineando anche l’importanza dell’università come luogo di fertilizzazione ai temi della sostenibilità.
Giovannini, nell’introdurre i lavori ha ricordato le proposte che l’Alleanza ha già presentato sta al Governo, per l’elaborazione di una strategia pubblica in linea con gli impegni dell’Agenda 2030 dell’Onu che l’Italia ha sottoscritto nel settembre scorso, sia al Parlamento, per l’avvio di una indagine conoscitiva sul conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – Sdgs), nonché per l’approvazione di una legge sull’obbligo di valutazione ex ante delle politiche alla luce di tali obiettivi.
Altri destinatari delle sollecitazioni dell’ASviS sono anche ai media, veri watchdog dell’impegno istituzionale in tal senso e per una campagna di informazione che duri nel tempo e metta pressione sui decisori, e alle imprese per un impegno concreto in linea con quello indicato dalle loro associazioni internazionali.
Nella sua presentazione, ampia e dettagliata, Giovannini ha elencato le iniziative avviate dall’Alleanza, le proposte già presentate e i gruppi di lavoro già all’opera.
Nel corso della tavola rotonda conclusiva moderata da Lucia Annunziata, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, da economista, ma anche da pragmatico, ha ribadito che la politica non deve solo limitarsi ad affrontare la questione ambientale, ma anche quella della sostenibilità sociale, e ha ammonito sui rischi incombenti: che i discorsi sulla sostenibilità si risolvano “in un mix da concorso di bellezza” e che nel passaggio “da enunciazioni troppo generiche all’eccesso di concretezza burocratica dei faldoni polverosi”, si perda la visione d’insieme e degli obiettivi.
Per scongiurare queste eventualità, Nannicini ha auspicato un salto di qualità nel dibattito pubblico, con quattro proposte. Innanzitutto, occorre una migliore conoscenza dei fatti, perché c’è una evidente disconnessione tra la percezione dell’urgenza dei problemi e l’informazione su quanto si sta facendo.
In secondo luogo, prioritari sono il monitoraggio e la valutazione degli effetti, attraverso un apparato conoscitivo adeguato. Secondo il Sottosegretario: “È necessario mettere tutti intorno a un tavolo per definire un set di indicatori condivisi e valutabili nel tempo”.
Come terzo step, è fondamentale coinvolgere una pluralità di soggetti, perché obiettivi di questa portata non possono essere raggiunti delegando solo alla politica il compito di perseguirli. Infine, bisogna spostare l’attenzione dagli obiettivi agli strumenti, per fare quello che è mancato nella precedente esperienza dei Millennium development goals (gli obiettivi dell’Onu per il quindicennio 2001-2015): una metodologia per capire come le pratiche migliori possano ricucirsi in sistema.
Il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, non lontana nelle sue riflessioni da quanto sostenuto da Nannicini, ha sottolineato che non può esserci politica di sostenibilità senza progettazione e programmazione: “Se lasciamo fare al libero mercato si contrabbanda per sostenibilità il luogo del maggior profitto”.
Camusso ha citato tre esempi, a cominciare dalla salute, uno degli obiettivi fondamentali nel sistema degli Sdgs: se nove milioni di persone in Italia hanno perso il diritto di accesso al Sistema sanitario nazionale, non si può certo parlare di una politica sanitaria sostenibile. C’è poi la precarietà: “Il voucher è sostenibile? Il lavoro povero che non garantisce la sopravvivenza è sostenibile? C’è una dualità tra chi è nel cuore delle trasformazioni tecnologiche e tutte le altre persone nel resto del mondo, condannate a lavori precari e parcellizzati”.
Sul fronte delle diseguaglianze, secondo Camusso, bisogna lavorare non miopemente sull’immediato, ma con lo sguardo al medio e lungo termine: “Mettere tutti i bambini in condizione di pari opportunità con una istruzione adeguata è molto più efficace di un bonus bebè”.
Nel corso della stessa tavola rotonda sono intervenuti anche Giovanna Melandri, presidente del Social Impact Agenda per l’Italia, e Felice Scalvini, presidente di Assifero.
Scalvini, sulla base dell’esperienza della propria organizzazione che riunisce fondazioni ed enti di erogazione, ha sollecitato una riflessione critica collettiva, perché spesso le strategie pubbliche non tengono conto delle evidenze acclarate sugli impatti economici di certe azioni: per esempio, gli interventi sulla primissima infanzia danno nel lungo termine risultati molto maggiori di quelli fatti sulle scuole superiori o sulla università.
Attenzione però a questa metodologia, perché dev’essere accompagnata da un’attenzione alle specificità: molti stranieri si rifiutano di mandare i loro bambini agli asili nido e questo è un problema reale in città come Torino dove il 40% dei bambini ha genitori extracomunitari.
Dopo la relazione di Giovannini, si era dipanata la prima tavola rotonda, moderata da Alessandra Galloni, global news editor di Thomson Reuters, in cui sono state presentate una serie di esperienze di aziende italiane nel campo della sostenibilità.
Marco Frey, Presidente della Fondazione Global Compact che promuove la sostenibilità nel quadro della responsabilità sociale d’impresa, ha evidenziato come le aziende impegnate nella redazione di report di sostenibilità operino su percorsi strategici in funzione degli Sdgs, tenendo conto delle diverse sensibilità degli stakeholders.
Marcella Logli, direttora generale della Fondazione Tim, ha presentato tra l’altro l’iniziativa “Il futuro è di tutti”, che si declina su tre grandi aree progettuali per la crescita sostenibile del Paese: cultura digitale, tutela ambientale e innovazione sociale.
Aldo Cristiano, direttore del settore Sostenibilità del Gruppo Ferrero, si è soffermato sull’impegno alla sostenibilità nell’approvvigionamento dei materiali necessari alle produzioni del Gruppo, a cominciare dall’olio di palma, e riguardo al riciclo degli scarti; inoltre, Cristiano ha anche segnalato il problema globale della perdita d’interesse delle nuove generazioni verso l’agricoltura e il rischio per l’umanità, che già oggi consuma ogni anno le risorse di un Pianeta e mezzo, di arrivare nel 2050 a consumare annualmente l’equivalente della produzione di 2 o 3 Pianeti, determinando così una situazione chiaramente insostenibile.
Pierluigi Stefanini, Presidente del gruppo Unipol (e Presidente della stessa ASviS) ha ricordato che l’impegno per la sostenibilità può servire a mitigare gli impatti negativi che possono provenire dall’attività economica: “Le Istituzioni impegnate attorno all’Onu con l’Agenda 2030 – ha affermato – stanno cercando di riequilibrare il peso delle grandi aggregazioni finanziarie globali. Tutti noi stiamo vivendo e affrontando una asimmetria, di fronte alla quale queste iniziative possono servire per ridurre l’aggressività globale e mettere in moto processi che ridiano fiducia alla democrazia”.
Maurizio Beretta, Head of Identity and Communication dell’Unicredit, ha ricordato che il gruppo bancario è impegnato su 11 dei 17 Sdgs enumerati e si è soffermato, tra l’altro, sul nuovo headquarter di Milano, con i suoi vantaggi in termini di mobilità e di smart working.
Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, ha presentato la campagna biennale appena partita su: “Sostenibilità. Sobrietà. Solidarietà” che, attraverso il sito CiRiesco.it, mostra una serie di buoni consigli di sostenibilità e riduzione dell’impatto consumistico nel vivere quotidiano.
A conclusione del dibattito, Enrico Giovannini ha ricordato l’urgenza degli impegni di cui si è discusso: “Nell’ambito degli Sdgs – ha ricordato – ci sono target ‘drammaticamente precisi’ da raggiungere entro il 2020, come, per esempio, quello sui Neet, i giovani che non studiano e non lavorano.
Anche per azzerare l’abbandono scolastico entro il 2030 o per dimezzare la povertà secondo gli standard nazionali, è necessario cominciare gli interventi da subito. Per questo – ha spiegato il portavoce dell’ASviS – abbiamo chiesto ai candidati sindaci di impegnarsi sugli obiettivi che riguardano le loro città e insisteremo perché la sostenibilità sia un tema centrale nelle prossime elezioni politiche”.
“Intanto – ha aggiunto Giovannini – l’ASviS lavorerà per cambiare le norme e per disporre di misure adeguate. La nuova legge di contabilità prevede l’analisi dell’andamento del Paese misurato dagli indicatori di benessere adottati a livello internazionale: è richiesta anche una previsione per il prossimo triennio, sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica.
La Svezia ha già oggi un ministro per il Futuro, incaricato di valutare gli effetti di medio e lungo termine di ogni azione di governo.”
Un’indicazione, quest’ultima, che non è rimasta inascoltata. Su FB, la campagna d’indignazione civile contro la decisione dell’attuale Presidente dell’ISTAT, Giorgio Alleva di sollevare Linda Laura Sabbadini dal ruolo di direttora delle Statistiche di genere – di fatto cancellando questo fondamentale approccio alla lettura dei dati statistici nazionali – ha colto la palla al balzo, proponendola proprio come Ministro per il Futuro.
Purtroppo, alla luce dei successivi risultati elettorali delle amministrative, viene da pensare che al momento è il Governo che deve ripensare al proprio futuro.
Per tenerli a mente, ecco i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile:
Nell’agosto 2015, 193 Paesi aderenti all’ONU hanno concordato i 17 obiettivi seguenti:
1. Sconfiggere la povertà … Porre fine alla povertà in tutte le sue forme, ovunque.
2. Sconfiggere la fame… Porre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
3. Buona salute … Garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età.
4. Istruzione di qualità… Garantire a tutti un’istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
5. Parità di genere … Raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze.
6. Acqua pulita e servizi igienico – sanitari … Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienico-sanitari.
7. Energia rinnovabile e accessibile… Assicurare la disponibilità di servizi energetici accessibili, affidabili, sostenibili e moderni per tutti.
8. Buona occupazione e crescita economica… Promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti.
9. Innovazione e infrastrutture… Costruire infrastrutture solide, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e favorire l’innovazione.
10. Ridurre le diseguaglianze… Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i Paesi.
11. Città e comunità sostenibili… Creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi.
12. Utilizzo responsabile delle risorse… Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili.
13. Lotta contro il cambiamento climatico… Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
14. Utilizzo sostenibile del mare… Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
15. Utilizzo sostenibile della terra… Proteggere, ristabilire e promuovere l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, combattere la desertificazione, bloccare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.
16. Pace e giustizia… Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e creare istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli.
17. Partnership per lo sviluppo sostenibile… Rafforzare gli strumenti di attuazione e rivitalizzare la partnership globale per lo sviluppo sostenibile.