Democrazia e violenza. Per le pecore matte (e per i lupi mimetizzati nel gregge) non c’è pastore (né sindacalista, scienziato o ayatollah) che tenga. La biodiversità del genere umano può essere un elemento di ricchezza e creatività, ma nella società civile organizzata le normative di interesse comune devono prevalere. Ovvero: la democrazia è un’impresa complessa, sfaccettata, turbolenta, dialettica, ma è l’opposto del totalitarismo e dell’anarchismo. La democrazia ha nei suoi fondamentali la formazione, l’educazione intesa sia come istruzione che come sensibilità sociale. Ovvero (n°2): scuola per i più giovani, mass media coscienziosi per tutti; e bacchettate, secondo le leggi, per i lupi mimetizzati nel gregge. L’arroganza del “me ne frego” è cultura fascista. Scampiamocene.
247 – GIUSTIZIA SENZA DECORO
Avvocati e magistrati non come sostenitori dei diritti, ma come protagonisti di una zuffa vergognosa per gli incarichi e le poltrone. Non è costume di tutti, ma certo è che i leader che gestiscono la giustizia hanno molte preoccupazioni per difendere le loro ambizioni e proprietà, al di là della protezione del bene comune. C’è un intreccio di favori e sfumature interpretative delle leggi che crea confusione e disorienta il comune cittadino. Dopo il libro di Sallusti e Palamara, anche l’autobiografia di Ilda Boccassini, benché a metà racconto sentimentale, fa intuire un quadro poco edificante di magistrati, giudici, procuratori e avvocati, troppo esibizionisti sui media o troppo smussatori di complicità. Le stragi e i grandi crimini contro la società sembrano gialli irrisolti. Così la storia d’Italia sembra ‘il grande intrigo’. Una ‘nuttata’ che non passa mai.
248 – MARKETING SEGRETO
E mentre le istituzioni democratiche faticano a gestire gli ingredienti di una società in trasformazione, la tecnologia si occupa anche del nostro privato, senza soglia di rispetto. Peraltro molti hanno abbandonato volontariamente la privacy propria e dei propri conoscenti divulgando sui social network vizi e virtù (più vizi che virtù!). Intanto qualcuno, governando gli algoritmi, si diverte giocando con le nostre vite, le nostre ansie, i nostri problemi esistenziali. Chi piange e chi ride. I mass media e soprattutto i social ci ricamano storie da vendere e consumi da incrementare. Guardoni digitali silenziosi catturano profili ai quali inviare proposte di viaggi, di investimenti finanziari, di avventure sessuali o, più banalmente, cesti di alimenti pseudobiologici. Anche i telefoni cellulari sono spiati in segreto, si studiano gli stili di vita, si raschiano i desideri e si creano prodotti con capacità predittive. Fa tutto l’intelligenza artificiale, in un batter d’occhio. La tutela dei dati personali è prevista dalle istituzioni europee, ma nella pratica viaggia a rilento. https://ec.europa.eu/info/ privacy-policy_it
249 – DIETE MEDIATICHE
La Fondazione Censis monitora i consumi editoriali degli italiani: tv, radio, internet, smartphone, stampa, editoria. Il Rapporto pubblicato lo scorso 8 settembre, come al solito molto interessante, analizza media e siti con attenzione, soprattutto in riferimento alla crisi pandemica. Prima di rimandare ad una sintesi completa, ecco un accenno alla situazione degli editori. Per i quotidiani venduti in edicola si accentua la crisi ormai storica: nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, si sono ridotti al 29,1% nel 2021. Invece sembra essersi arrestata l’emorragia di lettori di libri, che nel 2021 sono il 43,6% degli italiani, con un aumento dell’1,7% rispetto al 2019 (sebbene nel 2007 chi aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno fosse il 59,4% della popolazione). Si registra anche un incremento dei lettori di e-book, pari oggi a un italiano ogni dieci (11,1%: +2,6%). Se si considera che chi ne ha letti più di 3 costituisce una quota del 25,2%, si può affermare che il lockdown ha senz’altro prodotto un riavvicinamento alla lettura.