Giustizia: un’astrazione
Si narra che la Dea della Giustizia, Dike, figlia di Zeus e di Temi, spazientita che gli uomini non la rispettassero, si ritirò in cielo, diventando quella che noi chiamiamo costellazione della Vergine. Il genere umano si arrangiò qua e là con certe regole, strumenti basati sulla convenienza spicciola, diversi da popolo a popolo, da governanti a governanti, senza un valore comune.
E’ proprio così, la concezione astratta di un’idea sembra non aver più peso condiviso nel mondo d’oggi. E’ così anche per l’uguaglianza, l’inclusione, la cultura, la ragionevolezza e come corollario la socializzazione, gli affetti, la fedeltà, la fiducia, l’onestà.  Così i diritti sono localizzati e sono in funzione dell’utilità a breve termine e della conservazione dei poteri. Le disuguaglianze sociali fanno rumori, ma restano tali. Vince sempre chi è più forte, non perché abbia ragione. La forza se la dà chi la spara più grossa, chi compra i consensi così subdolamente che chi è comprato non se ne accorge neppure. Oggi il cosiddetto buon senso è superato. Progresso: la civiltà è tecnologica, industrializzata, ci vuole competenza nella complessità delle situazioni. Ci vuole visione larga e servirebbe una ricerca di bene comune e morale da condividere. No, la tendenza è il privilegio: ‘prima ci sono io’. Oppure, più capzioso: ‘prima ci sono io e i miei seguaci’. E se c’è una persona sola al comando, la competenza se la dà da solo. Lo leggo tutti i giorni sulle cronache dei media. Poi leggo anche che le regole non sono fisse ma interpretabili, hanno eccezioni. Come dire: legalità à la carte. Avvocati e giudici si prendono i loro tempi e i loro cavilli. Hanno i loro mandanti e i loro clienti. Certo non sono cose per gente comune. Né cose che succedono solo nel cortile di casa. E’ nel mondo che manca giustizia. Purtroppo non è cosa per magistrati, ma per politici scaltri.
Perciò presto vedremo in cielo una nuova costellazione chiamata Nazioni Unite, e magari gli farà compagnia l’asterismo di una certa Europa. Rifugiati in cielo per non aver trovato valori condivisibili in Terra?
Paolo Lutteri
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it