Gli apprendisti stregoni. Mappa del populismo in Europa, di Paolo De Luca, Laruffa Editore, 2017, pagg 190, euro 16
“Restituiamo il potere al nostro popolo”. Così recita la retorica populista che pervade la politica europea contemporanea. Ma da chi si deve riprendere il potere?, e da chi è costituito il ‘nostro’ popolo? La visione della politica proposta dai populisti, distintamente leaderistica e plebiscitaria, è accompagnata da una narrazione del mondo fondata sull’opposizione binaria dell’ ‘amico-nemico’. In queste confusioni di ruoli e semplificazioni illusorie, il rischio di affrontare i problemi odierni in maniera demagogica, piuttosto che pragmatica, è pericolosamente elevato.
De Luca individua nel populismo “una risposta sbagliata, semplicistica e banalizzante a un disagio reale che viene vissuto da larghissime fasce della popolazione europea”. Di fronte alla crisi delle socialdemocrazie, che non hanno saputo controllare gli effetti negativi della globalizzazione e di un liberalismo sfrenato, i populisti sono riusciti a dare voce al sentimento di protesta e profondo malessere – economico, sociale e identitario – delle classi meno abbienti e più colpite dalla recessione.
Troppo spesso si tende ad analizzare il complesso fenomeno del populismo “come un medico esamina un tumore nel tentativo di estirparlo”, ovvero, isolandolo dal contesto più generale, storico e politico, in cui si è generato. Il libro di Paolo De Luca, invece, identifica il populismo non come la causa, ma come il sintomo di una patologia più estesa che affligge la democrazia rappresentativa in Occidente e che affonda le sue radici nella “sopraggiunta incapacità delle classi dirigenti […] di interpretare e rappresentare le istanze di società in profonda trasformazione”.
De Luca traccia così una mappa della presenza e dell’impeto reale dei partiti populisti nei principali Paesi europei. Nel 2016 ne contava 12 nell’Unione, 11 dei quali nell’eurozona. Dall’esito della partita politica che vede protagoniste queste forze (non più di destra o di sinistra, conservatori o riformisti, bensì sistema-anti sistema, Europa-non Europa) si ricaverà il futuro delle democrazie occidentali e della stessa Unione.
“Convivere con il populismo o combatterlo?”, domanda De Luca. Ciascun Paese europeo si confronta con la sua peculiare sfaccettatura di questo straordinario fenomeno politico. La risposta al problema del populismo non può dunque essere univoca. Tuttavia, De Luca indica due vie da intraprendere. La prima, resuscitare la politica affinché torni ad offrire ai delusi elettori idee, progetti e risposte adeguate alle sfide dei nostri tempi. La seconda, riformare il progetto europeo, renderlo più dinamico e rappresentativo, così da costruire una nuova identità che includa e, al tempo stesso, promuova le molteplici dimensioni culturali cuore della nostra Europa.

 

Paolo De Luca

Margherita Galassini

Articolo precedenteTwitter: come dimezzare il presidente raddoppiando i caratteri
Articolo successivoDerrick de Kerckhove intervistato da Maria Pia Rossignaud