di FORTUNATO PINTO –
Il cloud computing porta con sé una lunga questione sulla privacy e l’accesso ai dati dell’utente. A seguito della presentazione di Google Drive, nuovo servizio di archiviazione online nato da Mountain View, non sono mancate le accuse di violazione dei dati personali in particolare il contrasto con l’articolo 2 del Codice della Privacy , “che garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali”. In realtà le regole per la condivisione online dei contenuti sono molto particolari e cambiano da azienda ad azienda. Per Google, quando l’utente carica o invia in altro modo dei contenuti mantiene gli eventuali diritti di proprietà intellettuale detenuti su tali contenuti e contemporaneamente concede all’azienda “una licenza mondiale per utilizzare, ospitare, memorizzare, riprodurre, modificare, creare opere derivate, comunicare, pubblicare, rappresentare pubblicamente, visualizzare pubblicamente, distribuire tali contenuti. I diritti che concede con questa licenza riguardano lo scopo limitato di utilizzare, promuovere e migliorare i Servizi e di svilupparne di nuovi”, dichiarano da Mountain View. Dichiarazione discutibile per la sua poco specificità, che tuttavia non preoccupa tanto utenti che condividono file privati quanto utenti cosiddetti business che utilizzano questi servizi con dati di terzi per lavorare in condivisione. Apple invece tratta diversamente i contenuti degli utenti che hanno attivato iCloud: “Apple non rivendica la proprietà dei materiali e/o del Contenuti che Lei invia o rende disponibili sul Servizio. Tuttavia, inviando o pubblicando tali Contenuti in aree del Servizio che sono accessibili al pubblico o ad altri utenti per i quali Lei presta il consenso alla condivisione di tali Contenuti, Lei concede ad Apple una licenza mondiale, gratuita, non esclusiva di utilizzare, distribuire, riprodurre, modificare, adattare, pubblicare, tradurre, rappresentare pubblicamente, e mostrare pubblicamente tali Contenuti sul Servizio, unicamente ai fini per i quali tali Contenuti sono stati inviati o resi disponibili, senza alcuna retribuzione o obbligazione nei Suoi confronti”. Si tratta in questo caso di una dichiarazione più trasparente sull’uso di contenuti pubblici ma anche Apple, come Google, dichiara di acquisire nella fase di upload una licenza mondiale per la modifica e l’utilizzo dei contenuti. Dropbox e Microsoft per SkyDrive , invece, dichiarano di non aver nessun diritto sui file condivisi e su di essi non viene effettuato nessun tipo di controllo perché di uso e proprietà dell’utente. Fondamentale questa differenza con il servizio di Big G dovuta anche al tipo di utilizzo che le aziende fanno dei dati: Google ad esempio li usa per poter sviluppare nuove strumenti come quello del riconoscimento dell’immagini citato e Apple per migliorare i suoi servizi integrati con iTunes, Dropbox invece mantiene la sola funzione di archiviazione e oltre alle informazioni personali non ha alcun interesse a mantenere dati e contenuti dell’utente.
Google Drive di Google è l’evoluzione nella nuvola del famoso servizio di file sharing Google Docs, integrato con tutto l’ambiente applicativo di Big G. Il nuovo strumento di storage online offerto da Mountain View equivale a 5 Gb gratuiti per ogni utente (se necessario lo spazio può essere aumentato con tagli a partire da 2,49 dollari al mese per altri 25Gb fino a 49,99 dollari per un Tera Byte). Google mette a disposizione dei suoi utenti una memoria virtuale che può contenere circa trenta diversi tipi di file, che potranno essere condivisi e co-modificati con altri utenti come già accadeva in precedenza con Google Docs.
Google Drive è uno strumento che sostituisce definitivamente il precedente servizio di archiviazione e modifica dei file senza alterare in alcun modo la struttura del sistema, anzi è potenziato attraverso la convergenza con le altre applicazioni quali Gmail e Google+, in questo modo i documenti e i file condivisi nella nuvola possono essere visualizzati in ognuna di queste applicazioni in ogni istante, navigando sempre sul browser senza scaricarli. Inoltre a Drive sono associate tre funzioni davvero innovative nel panorama del cloud computing: lo “smart tagging”, l’Ocr (Optical Character Recognition) e la Google Goggles. La prima permette all’utente di classificare i file caricati con etichette tematiche che, se poi ricercate online, sono mostrate nei risultati di ricerca insieme ai collegamenti Web, ad esempio, un video con il tag “tramonto” apparirà nella galleria dei risultati per la ricerca della parola “tramonto” in Internet. La seconda è un sistema di riconoscimento delle parole per i file scannerizzati, sarà dunque possibile cercare anche le parole scritte in un testo caricato dall’offline e salvato nella nuvola. Google Goggles è invece una funzione innovativa in via di sviluppo per il riconoscimento delle immagini, effettuando una ricerca per immagine con Google Drive anche i file salvati in precedenza risulteranno tra i risultati. Per l’archiviazione è possibile utilizzare sia il servizio via browser che il client per Windows e Mac scaricabile gratuitamente, in più è già online l’app per i dispositivi con il sistema operativo Android e seguirà, dicono da Google, quella per i dispositivi con iOs Apple.
Google Drive, come detto, non è solo nel panorama del cloud computing ma anzi l’ultimo arrivato. Tra i tanti servizi di archiviazione online presentati nell’ultimo periodo, il primo degno di nota è sicuramente Dropbox: un vero e proprio disco esterno online con capacità dai 2Gb gratuiti fino a 18, guadagnabili invitando i propri amici e conoscenti a registrarsi al servizio. Anche per questo è previsto un client che permette la gestione delle cartelle nella nuvola, manca però la possibilità di modificare in contemporanea i file di testo e d’immagine come per Google Docs prima e per Google Drive ora. A seguire ci sono i servizi offerti da Microsoft e da Apple. SkyDrive concede ai suoi utenti uno spazio gratuito maggiore rispetto a Google, 7Gb dove poter inserire immagini o testi archiviabili in cartelle e sottocartelle anche queste gestibili tramite client. La Apple con iCloud offre un sistema di sincronizzazione tra i vari dispositivi per il calendario, le email, i contatti, i documenti (soltanto creati con i software marchiati Apple) e le immagini, la filosofia di Cupertino è tutto su tutti, dove ogni dispositivo ha accesso a tutti i file e in contemporanea riceve l’ultimo aggiornamento effettuato dalle varie parti.
La grande Rete dunque si espande e cresce sempre di più, sia per numero di utenti che per spazi virtuali, la “battaglia” tra i grandi si giocherà ora anche sulla nuvola e Media Duemila, come sempre, per anticipare e analizzare gli scenari del futuro vi dà appuntamento a Venezia il 31 maggio al Future Centre di Telecom per scrutare pregi e difetti della nuova era tecnologica.
Fortunato Pinto
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