Dispositivi capaci di governare la casa, fornire informazioni, riprodurre musica, rispondere alle domande. Una tecnologia semplice, in grado di aiutare chiunque e di imparare dagli errori. La sfida è di quelle importanti, colossi aziendali sono al lavoro senza risparmiarsi mentre altri già suonano campanelli d’allarme: “Potrebbe essere a rischio il futuro del genere umano”.
Tutto ruota attorno ad una definizione di per sé innocua, “maggiordomo virtuale”, una tecnologia che reca con sé il sogno, al quale ci si sta avvicinando a grandi passi, di realizzare un’Intelligenza Artificale. Una A. I. teorizzata da sociologi, scrittori e registi che a breve sarà alla portata di tutti, tanto che numerosi dispositivi sono già sul mercato.
Google, Amazon e Microsoft sono in prima linea, Facebook sta testando la propria Ai sul proprio fondatore, che l’ha ribattezzata Jarvis, come il sistema messo a punto dal supereroe dei fumetti Marvel Iron Man.
La rivoluzione, il balzo in avanti rispetto agli assistenti vocali come Siri di Apple, sta tutta nelle tecniche di machine learning. I dispositivi impareranno dai propri errori e continueranno ad aggiornarsi più o meno automaticamente immagazzinando e sfornando informazioni. L’obiettivo è quello di educare le reti neurali a distinguere i collegamenti corretti da quelli errati; la sfida è semplificare a tal punto l’utilizzo di questi dispositivi da poterci dialogare amabilmente.
La lingua di un Paese, però, va capita fino in fondo per poter fare dello humor, ad esempio, oppure per comprenderne sfumature e riferimenti in un determinato discorso. Nello sviluppo di software e macchine bisogna prendere in considerazione branche come la linguistica e la semiotica, oltre ovviamente la grammatica.
Vediamo per un momento a che punto sono le aziende che stanno scommettendo sul futuro. Google è alle prese con il sistema Assistant che comprende lo sviluppo dello smartphone Pixel, dell’app per la messaggistica Allo e del “maggiordomo” Home, già disponibile negli Stati Uniti, che arriverà probabilmente in Italia nel 2017. Google Home è un dispositivo da mettere in casa: per attivarlo basta dire “Ok, Google” e chiedere, ad esempio, di spegnere le luci di casa o di controllare la temperatura, ma soprattutto di conoscere la situazione del traffico lungo la strada per andare al lavoro, di prenotare i biglietti per il cinema, di effettuare chiamate o inviare messaggi.
Sulla stessa linea si sta muovendo Amazon che sta mettendo a punto Echo, il dispositivo hardware, ed Alexa, l’Ai con cui dialogheremo e che ci fornirà informazioni. Sempre nel 2017, in autunno, dovrebbe arrivare Home Hub di Microsoft: a differenza di Google Home ed Amazon Alexa, Home Hub non si avvarrà di un dispositivo secondario fisico o meglio, questo sarà rappresentato dal pc di casa in quanto sarà tutto incluso in un programma disponibile sul sistema operativo Windows. L’Ai di Facebook, Jarvis, si troverebbe nell’abitazione di Mark Zuckerberg già da mesi ed è in via di perfezionamento: Jarvis sarà in grado anche di riconoscere i volti.
“La istruirò per far entrare gli amici, – ha spiegato Zuckerberg – riconoscendo le loro facce quando bussano al campanello. Le insegnerò ad informarmi se nella stanza di Max (la figlia di Zuckerberg, ndr) sta accadendo qualcosa che io debbo controllare, quando non sono con lei”.
Da segnalare che alcuni esperimenti sono stati effettuati anche in Italia, concentrati soprattutto sulla gestione della casa da parte del maggiordomo virtuale (accendere e spegnere le luci, aprire il cancello, ecc) da parte di Enea e V3 Elettro Impianti. Sesto Senso di Enea, in particolare, lotta contro gli sprechi disattivando, ad esempio, autonomamente le luci o i riscaldamenti.
Come già accennato, però, non tutti sono entusiasti dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e del machine learning. Insomma tra non molto potremmo mettere le nostre vite nelle mani virtuali di macchine più intelligenti di noi. Cosa succederebbe se queste macchine imparassero anche a ribellarsi soggiogando l’umanità? È il dilemma sollevato da Stephen Hawking ed Elon Musk. Per evitare che il supercomputer ribelle Hal 9000, creato dal regista Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello spazio, diventi realtà, Musk sta lavorando ad una Ai a misura d’uomo. In bocca al lupo a tutti.