L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali – composta da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, e Guido Scorza – presenta la Relazione sull’attivitàsvolta nel terzo anno di mandato del Collegio.
Giorgio Mulé parla di ridefinizione dello spazio pubblico e privato, pratica che Derrick de Kerckhove con l’Osservatorio TuttiMedia propone già da tempo ed oggi il suo commento è: “La fotografia del garante è estremamente precisa, molte le riflessioni che condivido, fra queste l’attenzione va alla scomparsa dell’altro, ed anche all’autismo informatico. I media di oggi non sono paragonabili a quelli del passato e quindi dobbiamo avere molte cautele ad applicare le regole vecchie”.
Una attenzione particolare da parte dell’Authority va ai rischi che si trovano ad affrontare soprattutto i più giovani in una società in cui abbiamo un corpo e abbiamo i dati (Habeas corpus and habeas data). E’ il momento di pensare ad una educazione al digitale, di cui si parla da tempo.
Intanto le criticità dell’oggi sono tutte riportate nel discorso del presidente Stanzione, anche se qualcuno pensa che, più di un elenco di proposte su cui riflettere, nel testo si possano individuare le linee che la regolamentazione dovrebbe seguire per evitare di delegare l’algoritmo anche alle ” tragic choices”. Il riferimento è alla guerra, non solo Ucraina, ma quella dichiarata fra Usa e Cina sui chip. Insomma noi europei siamo convinti di non dover seguire Prometeo (il governo della tecnica)?
Ma in qualche modo dobbiamo andare verso il futuro, e il dubbio su come indirizzare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa in modo che resti un servizio per l’essere umano resta.
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