Il primo mio contatto con Giovanni Giovannini fu telefonico: era il 1983, non c’erano né whatsapp, né gli sms, né le mail; e Internet era un abbozzo di rete su cui si stava lavorando, ma pochi ne erano al corrente. Lui, presidente della Fieg e dell’ANSA, l’editore degli editori e il mio editore, mi chiamò – io, che ero l’ultimo arrivato – nell’Ufficio di corrispondenza dell’ANSA di Bruxelles e mi chiese di collaborare a una sua rivista prossima ventura, Media Duemila, che – mi spiegò – voleva raccontare il Mondo come sarebbe stato fra vent’anni, sull’orizzonte del Terzo Millennio.
La telefonata di Giovannini non mi colse di sorpresa: l’aveva preceduta una chiamata del direttore dell’ANSA, Sergio Lepri, che mi aveva prospettato quella collaborazione e mi aveva preventivamente autorizzato ad accettarla – per collaborare con altre testate, i giornalisti dell’ANSA avevano bisogno del suo ‘nulla osta’ -.
Giovannini e Lepri sono stati e rimangono un forte riferimento nel mio percorso professionale: toscani entrambi, quasi coetanei – Giovannini avrebbe ora compiuto cent’anni, Lepri li ha compiuti l’anno scorso -, entrambi dotati di doti che sono bagaglio indispensabile di ogni giornalista: l’integrità morale, l’onestà intellettuale, la curiosità.
Per oltre un quarto di secolo, dopo quella telefonata, Giovannini mi è stato presidente e direttore, ma soprattutto mentore e amico: mi ha spronato, con le sue richieste per Media Duemila, a esplorare territori dell’informazione che sarebbero altrimenti rimasti a me ignoti; mi ha spinto a occuparmi, nonostante la mia riluttanza, di cose che non ero neppure sicuro di capire; e mi ha reso partecipe d’un’avventura giornalistica ed editoriale – quella di Media Duemila – che è sicuramente andata oltre le sue attese iniziali e che gli è sopravvissuta.
Il futuro che Giovannini situava sull’orizzonte Duemila è arrivato più in fretta del previsto; e altri futuri sono successivamente arrivati e si sono rapidamente consumati e rinnovati, perché il ritmo d’avanzamento e d’obsolescenza delle tecnologie non è mai stato così rapido nella storia dell’umanità e ‘il progresso’ deve ancora trovare un momento di decantazione. Non era mai successo – e neppure Giovannini lo aveva previsto – che un ventenne ne sapesse tecnologicamente più del nonno e del padre; e questo non una sola volta, ma per almeno tre generazioni successive, dai Nativi Digitali in poi.
Ma un ventenne non esplora il futuro: crede, giustamente, di esserlo, salvo magari scoprirsi, appena vent’anni dopo, tecnologicamente obsoleto. Giovannini lo fece con tenacia, passione, curiosità; e seppe insegnare a farlo, trasmetterne l’urgenza, a quanti gli si trovarono accanto nell’avventura, che ancora continua, di Media Duemila.