Il dibattito presidenziale fra Kamala Harris e Donald Trump, andato in onda sulla Abc, risulterà forse determinante per l’esito delle elezioni di Usa 2024 del 5 novembre, ma non avvicina la pace nei conflitti in Medio Oriente e Ucraina: sui due fronti, Harris e Trump hanno posizioni fortemente diverse e le hanno espresse in modo chiaro.
Il dibattito, dal National Constitution Center di Philadelphia, un tempio della democrazia americana, ha toccato vari temi: nell’ordine, economia, aborto, immigrazione, criminalità, 6 gennaio, elezioni 2020 truccate, Medio Oriente, Ucraina, Afghanistan, identità razziale, sanità, clima.
Sui conflitti, Trump, costretto da Harris sulla difensiva, insiste su due punti fermi: se lui fosse stato presidente, la Russia non avrebbe invaso l’Ucraina e Hamas non avrebbe compiuto i raid terroristici del 7 ottobre in territorio israeliano; e, se lui tornerà alla Casa Bianca, le guerre cesseranno. Come e perché, non si sa; e non lo sa neppure lui.
Harris lo accusa di andare a braccetto con i dittatori di mezzo mondo e dice che gli alleati degli Usa sono spaventati dalla prospettiva d’un suo ritorno. Trump cita a suo sostegno il premier ungherese Viktor Orban – e così, in fondo, dà ragione a Harris – e ripete che gli europei devono pagare quanto gli americani per la difesa dell’Ucraina. Di lui, dice con orgoglio, “Cina, Russia e Corea del Nord avevano paura”: “Adesso, invece, ci ridono dietro”. “Ma se vi scrivevate lettere d’amore con Kim”, ribatte Harris: “I dittatori non vedono l’ora che tu sia rieletto ,perché ti potranno manipolare”.
Il confronto sposta un voto pesante, quello di Taylor Swift che, a microfoni spenti, pubblica un post su Instagram destinato ai suoi 283 milioni di followers: “Mi sono decisa uscire allo scoperto, appoggio Harris”. Ma non smuove né Vladimir Putin né Benjamin Netanyahu, che intende tornare in America per fare compagna per Trump, un suo sodale.
Le cronache dall’Ucraina e dalla Striscia di Gaza riducono a routine tragedie immani: riferiscono d’attacchi notturni con missili e droni sulle città ucraine; e di azioni letali dell’esercito israeliano, anche nei Territori. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres dice che “morte e distruzione” nella Striscia sono quanto di peggio lui abbia mai visto; e ammette che è “irrealistico” pensare che l’Onu possa avere un ruolo nel futuro di Gaza, amministrandola o con i caschi blu, perché Israele non lo accetterebbe.
Sul fronte ucraino, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fa sapere di avere un piano di pace, che vuole presentare a tutti gli interlocutori americani, il presidente Joe Biden e i candidati Harris e Trump. Ma sa bene che nulla si sbloccherà prima del 5 novembre.