La guerra tra Israele e Gaza entra nel quinto mese, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta per compiere due anni. Né su un fronte né sull’altro, c’è un barlume di speranza di pace; e, anzi, in Medio Oriente il rischio di un allargamento del conflitto non è mai stato così’ elevato, nonostante il fermento di negoziati (senza esito, finora) per una tregua; il fronte ucraino è fermo e non c’è aria di trattative.
E una notizia tragica offusca l’ennesima missione diplomatica intrapresa domenica nella Regione dal segretario di Stato Usa Antony Blinken: oltre un quinto dei più di 130 ostaggi che si pensava ancora nelle mani di Hamas sono morti, 32 su 136, secondo un rapporto dell’intelligence militare israeliana.
La rivelazione getta un’ombra sui negoziati in atto per il rilascio degli ostaggi in cambio – si fanno varie ipotesi – del ritiro degli israeliani dalla Striscia di Gaza o di una tregua più o meno prolungata e della liberazione di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Tutte alternative respinte dall’una o dall’altra parte.
Blinken cerca di condurre in porto la trattativa tra Israele e Hamas mediata con Qatar ed Egitto; e cerca soprattutto d’evitare un ampliamento della guerra, dopo la reazione Usa agli attacchi letali contro truppe americane di milizie appoggiate dall’Iran in Iraq e in Siria e le reiterate incursioni anglo-americane contro postazioni degli Huthi che, dallo Yemen, attaccano con droni carghi e petroliere nel Mar Rosso.
Su Foreign Affairs, due specialisti di Medio Oriente, Dalia Dassa Kaye e Sanam Vakil, scrivono che “aspettarsi che gli Usa possano gestire la crisi di Gaza e confezionare una pace duratura e stabile nel Medio Oriente sarebbe come aspettare Godot”: “le dinamiche attuali regionali e globali rendono impossibile per Washington giocare un ruolo dominante”.
Lato Ucraina, Nathalie Tocci, direttore dello IAI, scrive che “l’invasione dimostra che il Mondo è bipolare, multipolare e ‘non polare’… Si rafforzano le relazioni transatlantiche e la cooperazione nel G7 ampliato, in contrasto alla Russia ma anche a gruppi come i Brics allargati, dove la Cina è l’attore protagonista… Ci sono tracce di multipolarità: Paesi di medie dimensioni che rifiutano d’allinearsi sia agli uni che agli altri… La ‘non polarità’ sono i Paesi che se ne tengono fuori, più preoccupati dalle potenziali conseguenze globali che dal contesto regionale”.
Sulle dinamiche geo-politiche, si innestano le dinamiche interne ai vari Paesi, specie quelle Usa. Putin e Netanyahu scommettono sul ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump.