Ecco un modo di negoziare spregiudicato: Israele lancia l’attacco su Rafah poche ore dopo l’annuncio di Hamas di aver accettato la proposta qataro-egiziana per il cessate-il-fuoco, prima ancora del ritorno al Cairo della delegazione israeliana che dovrebbe perfezionare l’intesa – molti punti restano aperti -. Non è ancora l’offensiva su larga scala preparata e paventata, ma la mossa è comunque sufficiente a mettere pressione sulle trattative, a rischio di compromettere un accordo che sembrava finalmente vicino.

L’esercito israeliano prende il controllo del valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto e blocca di fatto, almeno per qualche tempo, l’arrivo a Gaza di aiuti umanitari, viveri, medicinali, carburante, quando già i palestinesi festeggiavano il sì di Hamas a una tregua di 42 giorni, eventualmente prorogabile, in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi ancora vivi.

Per l’ennesima volta in sette mesi, l’Onu denuncia il rischio di “una catastrofe umanitaria”. Ma il governo e l’esercito israeliani non si arrestano. Condotta dai carri armati di una brigata corazzata, l’operazione Rafah fa – secondo fonti israeliane – una ventina di caduti fra i miliziani di Hamas, mentre continua lo stillicidio di vittime civili di raid e bombardamenti sul resto della Striscia – complessivamente, sono oltre 35 mila, soprattutto donne e bambini -.

Il conflitto in Medio Oriente pare prossimo a una svolta (ma non sarebbe la prima volta che una speranza va delusa). Il fronte ucraino vive l’antitesi fra i due protagonisti: Vladimir Putin s’insedia, per la quinta volta, alla presidenza della Russia, sciorinando potenza e minacce, con esercitazioni nucleari condotte al confine con l’Ucraina; e, invece, Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, sventa un complotto per ucciderlo ordito – dice – da Mosca.

Onu, G7, Ue, Nato, la diplomazia della pace è in stallo. Il presidente cinese Xi Jinping, che inizia da Parigi una visita in Europa, la prima dopo la pandemia, afferma genericamente l’intenzione di contribuire al superamento dei conflitti, ma non offre prospettive d’azione concrete. Accanto a lui, il presidente francese Emmanuel Macron torna a prospettare l’ipotesi di un intervento militare Nato in Ucraina, cioè di guerra con la Russia; mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, non fa sconti al leader cinese sui fronti economici e commerciali. Per Politico, l’incontro tra Macron e Xi è quello “fra due imperatori sul precipizio di due guerre”.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.