Guido Scorza (Componente Garante Privacy), intervenuto a Nostalgia di Futuro 2024 ha dichiarato: “Spessissimo quando si parla di misurazione, la privacy è diventata un alibi anti-competitivo. Infatti il nostro mondo tende a considerare la privacy più un ostacolo al raggiungimento di traguardi commerciali che un valore: nella misurazione a tutto tondo, dal digitale, alla tv, ai giornali, ogni tanto viene citata per dire che misurare troppo significa violare la privacy di qualcuno.
Spezzo una lancia a favore della privacy: noi quando parliamo di pubblicità, media e privacy comprendiamo tre diritti fondamentali: diritto di innovare, diritto di fare informazione nell’accezione più ampia possibile e il diritto alla privacy.
Tra i diritti fondamentali per definizione non esiste antagonismo. Non può esistere una condizione nella quale il raggiungimento di un traguardo, di un diritto fondamentale, come l’informazione e il diritto alla privacy, vengano immaginati in contrasto l’uno con l’altro. Quindi non è ammissibile la frase: a causa della privacy questa misurazione non si deve fare, né adesso né mai.
Stravolgere un diritto fondamentale non è corretto ed è possibile trovare una soluzione, nel senso che l’algoritmo di bilanciamento tra i diritti fondamentali è scolpito nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea dove si legge: ogni diritto può essere compresso nella misura minima necessaria per garantire l’attuazione e l’esercitabilità del diritto apparentemente rivale. Quindi non è vero che per colpa della privacy alcune misurazioni sono in senso assoluto impossibili, se per misurazioni intendiamo misurare l’indice di penetrazione o interesse, di ascolto e di visione di un contenuto. Il punto è identificare un metodo condivisibile”.