La tecnologia al servizio dell’uomo: mai, come in questo caso, la frase è veritiera. Si chiama Hannes ed è una mano protesica robotica di ultimissima generazione, che permetterà di restituire alle persone con amputazione dell’arto superiore il 90% della funzionalità persa; il risultato è tutto italiano e si deve al Rehab Tecnologies Lab, il laboratorio congiunto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e l’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova. Il nome è invece un omaggio al professor Hannes Schmidl, il primo direttore tecnico del centro protesi dell’Inail, che nel 1965 diede avvio al progetto di ricerca sulle protesi.
Ci sono voluti 3 anni di lavoro per ottenere una protesi che si avvicinasse quanto più possibile alla conformazione e alle caratteristiche di un arto naturale: “Siamo partiti da una Ferrari e abbiamo cercato di trasformarla in un’utilitaria accessibile a tutti, anche sul fronte del presso del prezzo e della vestibilità. E per farlo abbiamo lavorato duro” afferma Roberto Cingolani, direttore dell’ITT. L’obiettivo era quello di restituire al paziente la possibilità di effettuare le operazioni classiche (ma molto difficili da replicare artificialmente) che si compiono ogni giorno con una mano naturale. Con Hannes si potranno afferrare le cose, esercitare pressioni differenti nella presa, manipolare, sollevare e spostare oggetti (fino a 15kg di peso), orientare il pollice (in tre diverse posizioni).
“È una mano che combina una serie di aspetti fondamentali e innovativi”, spiega Lorenzo De Michieli, coordinatore del Rehab Technologies. “È efficace: ha una presa che somiglia a quella di una mano umana con le dita che avvolgono l’oggetto distribuendo automaticamente la forza. E ha anche una presa dinamica, nel senso che le dita agiscono per mantenere una presa stabile anche se l’oggetto si muove. Pensiamo ad esempio al contraccolpo sul manico di un martello dopo aver piantato un chiodo. Insomma: non c’è nulla sul mercato che ha queste capacità”.
Il risultato è stato ottenuto grazie ad un meccanismo sviluppato e brevettato dal team IIT-Inail denominato Dynamic Adaptive Grasp (Dag): consiste in un sistema di controllo di tipo mioelettrico,
ovvero che sfrutta gli impulsi elettrici provenienti dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto, ottimizzati e implementati da un sistema di algoritmi basati su intelligenza artificiale.
In pratica il paziente può controllare i movimenti della mano solamente pensando l’azione da compiere, al resto pensano il software e l’unico motore elettrico installato: non è quindi necessario alcun intervento chirurgico invasivo, aspetto assolutamente rilevante. Un solo motore rende, inoltre, la protesi più leggera, molto versatile (la batteria in dotazione fornisce carica per un’intera giornata) ed economicamente meno costosa: Hannes si presenterà sul mercato nel 2019 con un costo inferiore del 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio, con un prezzo attorno ai 10 mila euro, di cui circa una metà a carico del sistema sanitario.
Il prossimo passaggio sarà avviare la produzione, dato che il prototipo è stato marchiato CE: all’orizzonte si stanno già muovendo alcune startup.

 

mano bionica

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Giacomo Birocchi
Laureato in Scienze della Comunicazione presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Lavora come Executive Producer presso Duo Art Film, casa di produzione milanese. Attualmente collabora con Media Duemila.