La risposta è diplomatica: “L’Italia, come molti altri Paesi, ha un panorama culturale e sociale complesso e variegato che non può essere facilmente ridotto a un’unica etichetta come società maschilista. Tuttavia, ci sono certamente aspetti della cultura e della società italiana che sono stati criticati per aver perpetuato stereotipi di genere e discriminazione nei confronti delle donne. Per esempio, l’Italia ha storicamente avuto bassi tassi di partecipazione femminile alla forza lavoro e alla politica, con le donne spesso relegate a ruoli tradizionali in casa e in famiglia. Inoltre, in Italia si sono verificati casi di violenza e molestie di genere di alto profilo e il Paese è stato criticato per la lentezza con cui affronta questi problemi e promuove la parità di genere.
Tuttavia, è anche importante notare che in Italia ci sono molti individui e organizzazioni che lavorano per sfidare gli stereotipi di genere e promuovere l’uguaglianza di genere. Negli ultimi anni, le donne italiane hanno fatto passi da gigante in termini di maggiore rappresentanza in politica e nel mondo degli affari, e ci sono stati sforzi per affrontare la violenza di genere e promuovere i diritti delle donne”.
Possiamo essere soddisfatte? No, come dice la presidente CNU Sandra Cioffi il traguardo è lontano.