Lettera aperta di Paolo Lutteri – 21 novembre 2024
Caro Tailgunner Joe,
tu riposa in pace, ma ti segnalo che hai lasciato cattivi esempi. Oggi qualcuno ha il pensiero politico di gestire una supremazia geopolitica locale o mondiale, ritiene complottisti chi non la pensa come lui, quindi ci sia lecito, pure da remoto, porgere critiche a codesta organizzazione mentale.
Primo: la sostenibilità economica e sociale nel nostro pianeta non è possibile solo con muri, dazi e decreti, anche se ci fosse un capo che considerasse tutto il mondo come suo suddito. In ogni caso ricordo il detto africano “gli elefanti non potranno mai schiacciare tutte le formiche”.
Secondo: oggi anche un grande territorio, un ricco arsenale culturale o tecnologico o militare, un largo network mediatico, sono limitati da un ecumene quasi totalmente interconnesso e diversificato per gestione ideologica e politica, distinto per risorse naturali, plurale per opinioni della popolazione, addirittura conflittuale per lobbies economiche e acerrimi egotismi locali. C’è più di un gallo nel pollaio.
Terzo: ogni Paese non è poi così compatto come dichiara. Quasi ovunque la maggioranza della popolazione non partecipa ad elezioni (democratiche o no). Anche chi votando perde conserva un suo potere di contestazione. E non si può metter una censura totalmente rigida ai media e ai social, nemmeno se si dichiarasse uno stato dittatoriale. Le idee spuntano spontaneamente come l’erba sul prato.
Quarto: se il potere è amministrato da funzionari fedeli al capo, senza intelligenza propria, questi potrebbero essere incapaci di guidare progetti e percorsi. Settori come quello dell’istruzione, della salute, della sicurezza, dei servizi pubblici, del credito finanziario, della giustizia e della cultura contengono esperienze storiche, creatività, bisogni e diritti originali. Fidelizzazione e fede non tengono più di tanto.
Quinto: le crisi climatiche e l’inquinamento crescente nella natura potrebbero minare alla base le condizioni del wellfare e il consenso popolare. Ignorare i rischi futuri vuol dire lasciar avanzare un omicidio di masse.
Sesto: il linguaggio degli algoritmi deve essere un patrimonio comune, deve consentire un uso produttivo e trasparente per tutti. Gli algoritmi non sono una proprietà privata, né proprietà di un vertice digitale sovranista.
Mi fermo, ma ci sarebbero altre decine di spunti critici sul suprematismo e sul maccartismo. Il succo però è questo: se non ci si mette a un tavolo di discussione, collaborativamente, diplomaticamente, senza creste attizzate, rinunciando agli ego distopici, il campo sociale, vicino e lontano, si metterà a remare contro. Se non si collabora a costruire una coscienza comune della civiltà del nostro pianeta o semplicemente del nostro luogo di vita abituale, ci saranno sempre difficoltà insuperabili.
Con questo non voglio essere né totalmente pessimista, né osservatore buonista, né ucronico. Guerre e disuguaglianze non scompaiono dall’oggi al domani. Ma ci vuole una visione lungimirante per sostenere il mondo, senza interventi sedicenti soprannaturali da parte di nessuno. Senza guerre. Io credo che non esista la contesa mitologica tra il bene e il male. Chiaro e scuro si accendono e si spengono come un bit. C’è sempre una evoluzione in corso, un cambiamento; l’aggiornamento delle condizioni di vita e di progresso è incessante e permanente. L’acqua che scorre non è mai la stessa. Le marce indietro nella storia sono impossibili, i progetti per il futuro sono invece possibili e disponibili.
Siamo tutti coinvolti a cercare il meglio per noi e per i nostri discendenti, i cui diritti dovremmo rispettare fin da adesso, con l’inclusione, l’interscambio, le interrelazioni dialettiche, l’istruzione, la prevenzione. Vorrei che ‘i mitragliatori di coda’ di oggi ne parlassero con la gente. Sarebbe il minimo comune denominatore di intelligenza, prima che nasca un nuovo leviatano.
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it