“La ‘felicità urbana’ dipende dai sindaci molto più che dagli altri amministratori politici. Questi, infatti, hanno il compito di incentivare la coesione sociale e costruirla laddove manca. Un compito arduo, soprattutto visto che un sano sentimento d’appartenenza manca nella maggior parte della popolazione”. Queste le parole introduttive di Derrick de Kerckhove al tavolo allargato con i sindaci e i membri di alcune giunte comunali invitati all’“Accademia della Democrazia” a Vico Equense. E prosegue: “non parlo di identitarismo, che è respingente come concetto, ma di quella consapevolezza, a volte innata a volte costruita con il tempo, di essere parte di uno spazio oltre che di un’epoca precisa e di voler salvaguardare il proprio territorio, migliorandolo se possibile. A livello globale, per fortuna, questa coscienza si è sviluppata e trovo incredibile che oggi una ragazza di sedici anni (Greta Thunberg, ndr) possa andare alla Commissione Europea e parlare di cambiamenti climatici, significa che sta nascendo una generazione conscia del proprio ruolo nel mondo. Ma, purtroppo, in una scala più piccola, nei territori, dalle città ai paesini, è ancora molto difficile trovare questa responsabilizzazione. Si tende ancora a considerare lo spazio pubblico come spazio di nessuno. Perciò bisognerebbe promuovere la “felicità urbana” come un progetto di ampio respiro, partendo dal coinvolgimento delle scuole: gli studenti dovrebbero essere portati a pensare la propria città come il luogo dove si sceglie di vivere e non come il posto in cui si è costretti a farlo. Le Istituzioni locali dovrebbero avvicinarsi ai più giovani e accoglierli”.
È una sala gremita di Primi Cittadini quella che ascolta l’esortazione di De Kerckhove: Luigi De Magistris, sindaco di Napoli; Andrea Buonocore, sindaco di Vico Equense; Giuseppe Cuomo, sindaco di Sorrento; Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare Di Stabia; Pietro Amitrano, sindaco di Pompei; Vincenzo Ascione, sindaco di Torre Annunziata e Alessandro Delli Noci, vice-sindaco di Lecce.
Il primo a intervenire è il vice-sindaco di Lecce Delli Noci, che ha raccontato come sia stato possibile riqualificare una zona periferica della sua Lecce fornendo agli abitanti del quartiere il supporto logistico e i materiali per degli interventi concreti, “ci siamo resi conto, ed è stato sbalorditivo un po’ per tutti” ha dichiarato, “che una volta lasciati liberi di decidere e organizzarsi in autonomia, i cittadini di quella zona si sono dati da fare per rendere il loro spazio migliore e, poi, per conservarlo. Oggi in quella zona la socialità è molto migliorata, persistono i problemi di altro tipo che già si palesavano in precedenza, ma ci siamo resi conto che aver partecipato ai processi decisionali e pratici di riqualificazione ha generato una consapevolezza nuova e migliore del proprio spazio di vita”. Dal suo punto di vista “bisognerebbe insegnare nelle scuole il concetto di ‘bene comune’ più che quello di appartenenza” oltre a “modernizzare il linguaggio: non si può pensare di adoperare ancora un tipo di comunicazione monodirezionale, come negli anni ’90; oggi con internet bisogna usare anche i social media per comunicare con i cittadini e per questo le amministrazioni dovrebbero dotarsi di un’infrastruttura tecnologica adeguata: non si tratta di interventi spot ma di innovazione vera, che migliori la vita delle persone”.
“Reingegnerizzazione digitale dello Stato e delle Amministrazioni Pubbliche”, come aveva auspicato il dott. Eugenio Iorio nel suo intervento mattutino.
Tuttavia non sembra affatto un processo semplice. Luigi de Magistris, sindaco di Napoli al suo secondo mandato, spiega che i Comuni sono realtà burocratiche complesse: “e a volte sembra quasi che ci sia una sorta di ‘allergia’ del governo centrale nei confronti dei sindaci. Se si prende in esame la città che amministro, che conta quasi due milioni di abitanti e un territorio metropolitano molto esteso e variegato, non si può non considerare che molto spesso noi amministratori locali scontiamo il peso di misure che persistono da anni e gravano enormemente sul nostro potenziale di sviluppo. Ad esempio il Comune di Napoli ha ancora due debiti pesantissimi nei confronti dello Stato: uno per i fondi non spesi del terremoto dell’Ottanta e un altro, più recente, per l’emergenza rifiuti. È ovvio che se uno come me arriva, con tutta la voglia di fare che si può avere, con tutto lo spirito di sacrificio possibile, si trova poi in grande difficoltà a dover agire senza fondi. Eppure, voglio lanciare un messaggio positivo, con grande impegno credo che i risultati si raggiungano comunque, sfido chiunque a dire che oggi la città sia messa peggio di otto anni fa”. Parla di start-up innovative il sindaco, di crescita del turismo e della produzione culturale, di numero di giovani residenti e rilancia l’importanza del “capitale umano” più di quello finanziario.
Spostano il focus i sindaci dei centri più piccoli. Ad esempio Giuseppe Cuomo, sindaco di Sorrento, parla di “una realtà economico/culturale consolidata” con un “turismo maturo”, in grado di accogliere visitatori da tutto il mondo e di fidelizzarli. “Nel nostro caso, però”, specifica, “quello che manca è un’attenzione maggiore ai bisogni e alle eccellenze del territorio: mancano, per citare un caso lampante, scuole professionali che preparino operatori per il turismo altamente qualificati. Così come mancano programmi specifici che valorizzino l’artigianato di qualità e l’agricoltura locale, entrambi in declino da anni”. Sono in molti, lontano dal capoluogo, a lamentare l’inadeguatezza dei trasporti, che da molti anni non vengono ammodernati e implementati. Ma Sorrento è un esempio a parte, in pratica non esistono periferie, il reddito pro-capite è tra i più alti del Sud Italia e solo adesso, con la crisi nel Mediterraneo, tra le strade della cittadina costiera si inizia a vedere uno spauracchio di quelle difficoltà che colpiscono maggiormente altre zone.
Come ha dichiarato l’assessora Manuela Cirillo, del comune di Torre Annunziata: “Da un lato noi ci mettiamo tutta la passione possibile, noi amministratori locali amiamo la nostra terra e spesso proviamo a trasmettere questo sentimento genuino però, va detto, non è semplice lavorare in un contesto di emergenza continua, di carenza di fondi e personale. Ora, per esempio, in seguito alla riforma delle pensioni su trecento funzionari che avevamo ne resteranno cinquanta…”.
Tante realtà fatte di duro lavoro e di amore per il territorio che però spesso faticano a trovare la giusta sponda, anche se ognuno, a modo suo, cerca di portare avanti una visione costruttiva. Come quella del progetto “Civitates” a Pompei che l’ultima settimana di giugno porterà nella cittadina più di trecento artisti per un grande festival artistico e culturale. “Per tentare”, come ha raccontato il sindaco Pietro Amitrano, “di far sentire ai nostri giovani che la loro città non è solo un museo a cielo aperto, seppure bellissimo, ma anche un luogo dove si può vivere oggi, cercando di costruire la propria strada senza dover per forza trasferirsi”.
Alla fine di un dibattito ricchissimo e declinato in tante sfaccettature che quest’articolo da solo non potrebbe contenere, sembra che la tesi iniziale di de Kerckhove fosse corretta: “è nelle realtà locali che si può più efficacemente diffondere l’idea di ‘felicità urbana’”. In nome di quel spirito di coesione territoriale che sembra presente nelle parole di molti amministratori locali.