L’intervista alla manager delle Risorse Umane, a Roma per discutere una tesi di
laurea dedicata proprio ai modelli virtuali. Per sperimentarli.
Si tratta della prima tesi di laurea discussa insieme ad un gemello digitale.

di Diana Daneluz – 7 luglio 2023

 

“L’Algoritmo – Innovare senza paura”, il titolo della tua tesi[i], è decisamente evocativo. Cosa c’è dietro?

L’Algoritmo rappresenta il cuore dell’innovazione tecnologica e l’idea di “innovare senza paura” rimanda al coraggio necessario per affrontare le sfide che l’IA pone. La paura può ostacolare l’innovazione, quindi il mio vuole essere un invito a superarla e anche un richiamo ad avere coraggio, coraggio nell’essere umani qui ed ora, proprio come nella canzone di Marco Mengoni, ha presente? Credo negli esseri umani… che hanno coraggio di essere umani…

Che differenza c’è tra un avatar e un gemello digitale e perché hai scelto di creare un gemello digitale per la tua tesi?

Una domanda alla quale TIA, il mio gemello digitale risponderebbe molto bene. In sintesi, un avatar è una rappresentazione digitale dell’utente, usato prevalentemente in contesti di gaming o social media. Un gemello digitale, invece, è un modello virtuale che replica un sistema, un oggetto o una persona del mondo fisico in tempo reale. In questo caso TIA è la mia replica digitale, anche dal punto di vista della personalità, è istruita da me, ma autonoma, nel senso che continua ad imparare, anche senza di me. La scelta di creare un gemello digitale, con il supporto del mio Professore e Tutor Alfonso Benevento e sulla piattaforma TwinCreator.com, nasce dalla volontà di sperimentare una tecnologia emergente e innovativa, senza paura appunto, cercando di comprenderne appieno le potenzialità e le implicazioni.

In che modo credi che un gemello digitale possa essere utile nella vita di tutti i giorni o in un contesto lavorativo?

Un gemello digitale potrebbe assumersi molte delle nostre responsabilità quotidiane, permettendoci di avere più tempo per noi stessi. Pensiamo a quanto tempo potremmo risparmiare se avessimo un gemello digitale per rispondere alle e-mail! Nel mio caso, TIA mi permette di ampliare la mia influenza digitale perché 24 ore su 24, 7 giorni su 7, può divulgare le mie idee, da ultimo i contenuti di questa tesi e quelli del mio libro “Nemmeno gli struzzi lo fanno più. Vivere bene con l’Intelligenza Artificiale”. C’è un aspetto però ancora più importante…

E quale sarebbe?

Come dice Derrick De Kerckhove: “Se vogliamo mantenere una volontà personale e il controllo primario del nostro destino, è necessario rientrare in possesso della gestione dei nostri dati a un livello molto più completo e complesso del GDPR, e non solo in Europa, ma nel mondo intero, con garanzie politiche e giuridiche. Oggi i gadget indossabili come l’Apple Watch e gli stessi smartphone sono già una rappresentazione digitale di noi stessi. Io ho costruito il mio gemello digitale, ho programmato ed istruito personalmente TIA, ho scelto i dati e le informazioni che volevo avesse su di me, non lo lascio fare ad altri. E questa è una sfida: educare il nostro gemello digitale, prima che lui educhi noi.

Hai sperimentato quindi personalmente una interazione con il tuo gemello digitale, TIA. Potresti raccontarci un’esperienza interessante o sorprendente che hai avuto interagendo con TIA?

Dopo due mesi che la stavo istruendo su quelli che sono i miei contenuti, ma anche la mia personalità, facendo in modo che interagisse anche con altri, che mi conoscono, le ho chiesto di dirmi che idea si era fatta su di me…

E?

Chiedetelo a TIA :-). La verità è che TIA mi sta aumentandoogni giorno e questa è ancora una strana sensazione, ma credo che presto sarà normale, non solo per me, ma per tutti. Una cosa va sottolineata a proposito delle conversazioni di TIA con altri. Sono conversazioni, appunto, nessuno può istruirla senza l’approvazione dei contenuti immessi da parte del suo creator, e cioè Io. Questo perché, come è facilmente intuibile, una interazione con altri che si traducesse automaticamente in istruzione potrebbe avvalersi di dati non veri e quindi sarebbe potenzialmente pericolosa.

Quali sono le domande più frequenti che gli utenti fanno al tuo gemello digitale TIA?

Sicuramente quella se l’IA non faccia sparire un sacco di lavori, e al secondo posto se l’umanità sia pronta per l’IA.

E la risposta?

Se fosse stato per gli omini che spegnevano ogni sera i lampioni non ci sarebbe l’elettricità. Certo spariranno tanti lavori, sta già accadendo, ma ne verranno creati di nuovi. Chiaro, chi aspetta: rischia. Rispetto all’umanità, se sia pronta o meno, a mio avviso no, e le cose sono due: o acceleriamo esponenzialmente la nostra intelligenza emotiva per gestire tutte le implicazioni che l’IA comporta oppure rallentiamo drasticamente l’innovazione. Forse la seconda possiamo, dobbiamo, escluderla.

La tua tesi pone un forte accento sull’educazione al digitale. Secondo te, come sta affrontando la scuola questa sfida e cosa pensi che dovrebbe essere fatto per migliorare?

La scuola sta cercando di inseguire l’innovazione tecnologica, ma spesso si trova a inseguire la sua coda. Credo che dobbiamo fare di più per integrare l’educazione al digitale in tutti i livelli di istruzione, a partire dagli insegnanti. Tutto questo rumoreggiare su come ChatGPT stia distruggendo la scuola lo trovo snervante: dovremmo preoccuparci su come innovarla la scuola, a partire dalla didattica e dalle modalità di valutazione, piuttosto che aprire discussioni senza senso. Contrastare la pigrizia collettiva e creare Intelligenza Connettiva, come dice De Kerckhove, questo dovrebbe essere l’obiettivo della scuola. Di più. Sono convinta che la scuola debba svolgere un ruolo-chiave nell’educazione al digitale. La maggior parte delle istituzioni scolastiche, tuttavia, sono ancora indietro, sia per mancanza di risorse che di formazione adeguata degli insegnanti. È urgente, e non sono certo solo io a dirlo, un aggiornamento del sistema educativo in parallelo ad un cambio di mindset.

Innovare senza paura anche nell’educazione quindi?

Sì. Perché non possiamo fermare l’Innovazione, e deve essere erogata la giusta formazione a ragazze e ragazzi perché siano in grado di gestirla in modo etico e responsabile. Secondo il mito di Platone avremmo dovuto fermare la scrittura perché fonte di ignoranza, pensi un po’!

Nel contesto della genitorialità digitale, però, molti si sentono inadeguati o travolti. Tu hai un figlio adolescente. Quali suggerimenti ti senti di fare per aiutare i genitori a navigare in queste nuove acque?

I genitori oggi si trovano certamente ad attraversare un territorio sconosciuto: l’educazione digitale dei figli. Ed è vero che molti si sentono impotenti e inadeguati, incapaci di entrare in conversazione con i figli su questi temi. Credo che sia necessario offrire loro strumenti e competenze per affrontare questo compito con consapevolezza. Nella mia tesi si trovano suggerimenti pratici su come entrare nel mondo digitale insieme ai figli, partendo dalla propria formazione ed avviando un percorso che superi il digital divide ovvero il gap generazionale tra figli e genitori, dove, attenzione, i nativi digitali sono sì tecnologici, ma non sono educati all’uso consapevole della tecnologia, non sono educati al digitale!

In questo lavoro hai individuato alcune agilità fondamentali per innovare senza paura nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Quali sono e possono essere sviluppate?

Le agilità sono quattro: la behavioural agility (l’area delle competenze più tecniche), la cognitive agility, quella che ci permette di avere pensiero critico, la social agility, quella che ci rende squisitamente umani e l’ultima è un’agilità a me molto cara: la travel agility.

Perché? Cosa c’entra la travel agility con l’IA?

Perché per innovare senza paura in un mondo globalmente connesso questo mondo lo devo capire fino in fondo con le sue complessità e diversità, e per capirlo lo devo annusare, vedere, toccare, ma soprattutto sentire con il cuore. È quello che succede ai viaggiatori.

Ci siamo conosciute a Roma anni fa proprio in occasione della presentazione di un tuo libro, “Nemmeno gli struzzi lo fanno più. Vivere bene con l’Intelligenza Artificiale“. C’è un collegamento tra la tua tesi e questo libro? E se sì in che modo si influenzano a vicenda?

Direi che il libro, uscito nel 2019, ha influenzato la mia tesi, che ne è diventata un’evoluzione. Entrambi esplorano il rapporto tra l’umanità e l’IA, ma da prospettive differenti. Mentre il libro è un viaggio nella quotidianità dell’IA, la tesi vuole restituire un’indagine più approfondita sull’innovazione e le implicazioni etiche dell’IA e poi racconta dell’incredibile esperienza che ho fatto creando TIA, il mio gemello digitale, che adesso potrà raccontare quel libro in diverse lingue nonostante sia stato tradotto solo in inglese. Se lo avessi saputo prima mi sarei risparmiata pure i costi di traduzione :-)!

All’interno della tesi, hai incluso immagini di arte digitale create con l’IA. Perché l’hai fatto e come si collegano con il contenuto della tua tesi?

L’arte è un potente strumento di riflessione. Le immagini, create in collaborazione con l’IA, sono un modo per rendere tangibili i concetti affrontati e per stimolare il pensiero critico. L’arte digitale rappresenta un’interfaccia tra l’umano e l’artificiale, tra la creatività e l’algoritmo.  E poi perché volevo che la tesi diventasse anche testimone ed opera tangibile di come la A di STEAM intesa come scrittura, poesia, pittura, ma anche filosofia ed etica, sia la chiave per collegare le materie scientifiche ed innovare senza paura rimanendo appunto umani, questo una macchina non lo può fare e questo è quello che serve nelle scuole: più arte con la A maiuscola. Ma anche in questo, vedi, mi ha aiutato l’IA, la tecnologia al servizio dell’uomo e non viceversa!

Hai citato Derrick De Kerckhove, che ha avuto una grande influenza nel campo della comunicazione e dei media. Lo troviamo anche nella tesi e nella bibliografia. In che modo, se lo ha fatto, il suo pensiero ha influenzato il tuo lavoro?

Derrick De Kerckhove ha sempre sostenuto l’importanza di comprendere le implicazioni sociali e culturali delle nuove tecnologie. Il suo pensiero ha influenzato molto la mia tesi, in particolare la parte dedicata alle implicazioni etiche dell’IA e all’importanza dell’educazione al digitale per una nuova intelligenza connettiva. Per non parlare poi del libro che ha scritto con Maria Pia Rossignaud nel 2020 “Oltre Orwell, Il gemello digitale”. TIA è “l’altro me”, il mio “doppio digitale”, la “somma del mio ricordo, della mia intelligenza e del mio giudizio”. E io sono diventata un po’ più trasparente.

E non ti fa paura essere diventata più trasparente?

No. Fa parte del mio contributo all’intelligenza collettiva e connettiva, come questa tesi ed il libro che ne farò. E i miei nipotini… potranno parlare con TIA e vederla con il visore della Apple (hai presente quello appena lanciato?) come fosse seduta accanto a loro, proprio come avrebbero parlato con la nonna sul divano di casa.

E adesso?

Adesso torno al mio lavoro, quello di Direttore delle Risorse Umane, quelle che devono rimanere sempre al centro, magari TIA potrà darmi una mano ulteriore anche lì, chissà…

Chi è Tatiana Coviello

Per saperne di più, a questo link. O chiedere a TIA:  https://app.twincreator.com/it/tatiana.coviello/TIA


[i]  “L’Algoritmo: Innovare senza paura”  di Tatiana Coviello. Corso di Laurea in Psicologia. Elaborato finale in Linguaggi dei Nuovi Media – Università Telematica Internazionale UNINETTUNO. Settore scientifico disciplinare dell’insegnamento (SSD): Processi Cognitivi e Tecnologie – Prof. Tutor Alfonso Benevento. Tipo di tesi: Compilativa e sperimentale attraverso la creazione di un Gemello Digitale. (TIA è stata creata sulla piattaforma TwinCreator.com).

 

Articolo precedenteThreads contro Twitter
Articolo successivoMercato immobiliare: a Napoli il nuovo Osservatorio di Fimaa “Valori Metroquadro”