Kennedy nel suo famoso discorso del 1963 diceva: «Duemila anni fa l’orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l’orgoglio più grande è dire “Ich bin ein Berliner”. Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole “Ich bin ein Berliner!”».
Oggi Twitter ci divide fra #JeSuisCharlie e #JeneSuispasCharlie. Questa divisione inquieta, sembra voler mettere in discussione la libertà di espressione e di satira. “Il problema è nella velocità con cui si intrecciano i media – precisa Dominique Scheffel-Dunand direttrice del McLuhan Program (dove mi trovo) –. La globalizzazione ha portato a credere nell’omolagazione delle culture che invece non esiste. La traduzione di un testo specificatamente dedicato allo humor di un paese non crea la stessa emozione anzi arriva a generare confusione”. Mentre seguiamo sulla mappa l’esplosione dei tweet parliamo di quanto velocità di diffusione e confusione rispetto ad una notizia siano direttamente proporzionate. “Paradossalmente le immagini umoristiche legate a frasi non traducibili letteralmente – continua Dominique Scheffel-Dunand – creano confusione ed incomprensione (misunderstanding)”.
Il messaggio iniziale mediato e veloce crea overtext. “Sono le differenze culturali che emergono – interviene Derrick de Kerckhove –. Non riusciremo mai a comprendere come si arriva ad ammazzare, partendo da un disegno. Il potere dell’immagine esplode. McLuhan aveva già parlato del potere dell’immagine ed oggi ne constatiamo gli effetti. Una vignetta, le foto del litorale di Nizza (mai così affollato per una manifestazione) ed il pensiero che va a Kennedy affacciato sulla piazza di Berlino Est che parla al mondo senza Twitter e Facebook. Tutto detto, seguire l’esplosione dei tweet sulla mappa del mondo mette in evidenza l’emozione globale”.
La discussione è partita dalla collaborazione possibile fra McLuhan Program e Media Duemila sullo speciale transmedia e siamo già a parlare di newsmixing.
Maria Pia Rossignaud
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