Intervista a Cinzia Barba – Federmanager Napoli
Cinzia Barba di Federmanager Napoli è la responsabile del progetto Chief Happiness Officer, una nuova figura manageriale che si sta sviluppando all’interno delle aziende. Barba ha anche già aderito all’iniziativa Innovazione è Donna, in partenza nel 2019 nell’ambito del Premio Nostalgia di Futuro 2019.
Progetto Chief Happiness Officer obiettivi e mission…
Nell’ambito delle politiche attive per lo sviluppo della produttività e la lotta allo stress lavorativo, per rafforzare e sviluppare la cultura di impresa ed una nuova managerialità, Federmanager intende operare con progetti mirati ad iniziative specifiche come lo sviluppo di nuove figure manageriali.
Il progetto CHO ha come obiettivo lo sviluppo della nuova figura manageriale del Chief Happiness Officer (CHO appunto), che – tradotto letteralmente – significa il Manager della Felicità, ma la traduzione non rende pienamente la nuova filosofia manageriale, ancora poco nota in Italia.
Provando a spiegare chi è il CHO (Chief Happiness Officer o Manager della Felicità), possiamo definirlo come una nuova figura manageriale che si sta sviluppando e che ha già dato risultati estremamente positivi sulla produttività aziendale -come provato in alcune aziende multinazionali che utilizzano tale figura nelle loro organizzazioni – e che spesso è utilizzata anche per tutelare i migliori talenti e far sì che non scappino via: oggi infatti nelle grandi imprese, parliamo di quelle con circa 500 dipendenti, stanno iniziando a entrare i Millennials per i quali non è quel 10% in più di retribuzione annua lorda a fare la differenza, ma un legame emotivo con le persone e la capacità delle organizzazioni di risolvere almeno alcuni dei problemi dei collaboratori.
Per la nuova figura manageriale del Chief Happiness Officer (CHO) la felicità è l’ingrediente segreto da aggiungere alla pianificazione aziendale. Monitorando e analizzando i livelli di felicità all’interno dell’organizzazione, si è in grado di prevedere e gestire accuratamente il coinvolgimento dei dipendenti e la fidelizzazione di questi ultimi. Un «manager della felicità» deve occuparsi del coaching e dell’ascolto dei colleghi, favorire lo spirito di squadra, risolvere le tensioni all’interno dell’azienda o condurre colloqui di valutazione. Ma soprattutto un manager della felicità deve far proprio il nuovo stile di guida e contaminare con esso l’ambiente circostante.
Portare la felicità in azienda non significa rinunciare ai profitti, anzi. Se è vero che la felicità migliora la nostra vita privata e professionale, è altrettanto vero che la felicità diminuisce turnover e assenteismo per le aziende, oltre che contribuire a stimolare e coltivare talenti.
Se una squadra è in sintonia e coesa, essa funziona meglio e grazie all’armonia sul posto di lavoro si elimina quello che è uno degli ostacoli più grandi alla produttività: lo stress. I dipendenti felici riescono a prendere decisioni migliori, sono più bravi nel gestire il loro tempo, e posseggono altre fondamentali capacità da leadership. Ai Chief Happiness Officer è richiesta la capacità di tirare fuori il meglio dalle persone e la capacità di diffondere una cultura delle emozioni positive in grado di apportare miglioramenti in termini di comportamento, produttività e soddisfazione lavorativa.
Ci sono molti ricerche accademiche, che hanno dimostrato che c’è una correlazione notevole tra un dipendente felice e il suo rendimento. Questi studi sono stati condotti da prestigiose università. Ad esempio, un lavoratore felice tende ad ammalarsi di meno, è sei volte meno assente sul posto di lavoro o ben nove volte più leale. (Laurence Vanhée, CHO presso Happyformance).
Oltre che nelle grandi realtà aziendali private evolute, la figura del CHO potrebbe essere utilizzata anche e forse soprattutto nel settore pubblico come ad esempio i grandi ospedali, luoghi di lavoro stressanti o aziende di servizi pubblici locali.
Coinvolgere Federmanager è prioritario perché per costruire un nuovo paradigma per il mondo del lavoro e di tutti i sistemi organizzati, che sia basato sulla positività e sul benessere, non è sufficiente rivolgersi al singolo individuo, ma occorre rivolgersi soprattutto ai leader, ai decisori in quanto importanti influencer, che possono fare massa critica sulle persone.
Federmanager rappresenta manager, dirigenti e quadri apicali, ed in quanto tale può svolgere un ruolo fondamentale in questo processo che sta diventando la chiave dei modelli organizzativi vincenti.
Del resto la felicità comincia con i governi e con le loro politiche: sempre più governi utilizzano indicatori di felicità per dare corpo alle decisioni politiche.
Speranza di vita, libertà, generosità, sostegno sociale e assenza di corruzione sono le variabili chiave che, abbinate al Pil, costruiscono la classifica mondiale del World Happiness Report.
Dice Jeffrey D. Sachs, consulente di Papa Bergoglio e coautore del rapporto realizzato per l’anno 2018 con il sostegno della Fondazione Ernesto Illy “I governi possono garantire che le scuole promuovano la felicità dei giovani, i posti di lavoro siano luoghi di creatività e non fatica e le città diventino comunità”.
Il concetto di “organizzazione positiva” come si collega a Nostalgia di Futuro e alle sue finalità?
L’Osservatorio TuttiMedia e la rivista Media Duemila organizzano ogni anno il premio Nostalgia di Futuro, per segnalare innovazioni utili alla crescita del Paese ed alla sua coesione sociale, affrontando temi che possono cambiare l’oggi e consentire la costruzione di un futuro più sostenibile per tutti.
Il tema della felicità e la nuova frontiera della figura manageriale del Chief Happiness Officer ridisegnano l’approccio al mondo lavorativo in modo rivoluzionario ed innovativo, facendo leva sulla cultura della positività.
Oggi i modelli organizzativi convenzionali, i principi, i sistemi di valori su cui la maggior parte dei leader fonda il proprio stile di guida non appaiono più adeguati per gestire l’innovazione, l’evoluzione e la complessità odierne. Dati ed esperienze concrete ci offrono un altro paradigma, quello delle organizzazioni positive, che timidamente in Italia sta prendendo piede e che occorre assolutamente sperimentare come una sfida da vincere.
La mentalità (e l’informazione) generale tendono a far credere che una società più giusta e felice sia un’utopia, la verità è che siamo abituati a muoverci nelle convenzioni che, come tali, possono essere modificate se un numero sufficiente di persone e di organizzazioni dimostrano che è possibile un altro paradigma.
È importante riportare persona, relazioni, benessere e felicità al centro.
La felicità sul lavoro esiste ed è ormai provata la correlazione diretta tra il benessere/felicità del lavoratore e il suo livello di produttività. Su questo Federmanager lavorerà, nell’ambito di un obiettivo più ambizioso che è quello della ricerca della felicità in tutti i luoghi dove si conforma il pensiero pubblico da cui attingere per migliorare la qualità della vita, come ben ha evidenziato l’evento del Corriere della Sera tenutosi alla Triennale di Milano (7-9 settembre 2018): “Il Tempo delle Donne”, che quest’anno ha avuto come tema centrale la felicità.
Ci vuole un tempo aperto per trovare bussole nuove che ci portino al bene comune attraverso la felicità: una società in continuo cambiamento deve interrogarsi su questo ed i Manager di Federmanager sono pronti a dare il proprio contributo di idee ed azioni come sanno fare ed hanno sempre fatto.
Il futuro è già qui e noi abbiamo nostalgia di un futuro dove la costruzione di scambi, progetti e relazioni siano al centro della nostra esistenza, vale a dire la felicità.
E poi c’è un aspetto fondamentale: oggi occorre fare conti con l’intelligenza artificiale perché se la macchina è intelligente, è necessario che l’uomo sia creativo. Ed è qui che il progetto del CHO viene in aiuto: i dipendenti felici producono di più, sono più creativi. Ad imparare la lezione aziende come Google, Lego ed Ikea. I dipendenti felici hanno una produttività maggiore del 31%, portano un incremento delle vendite del 40% e triplicano la loro creatività.
Oggi essere innovativi è una necessità e bisogna esserlo anche in campi tradizionalmente non innovativi come le risorse umane, figure considerate atipiche o non indispensabili che forse in un futuro prossimo saranno la chiave del successo aziendale.
E’ necessario più che mai sviluppare un modello vincente perché solo le organizzazioni basate su questi punti essenziali (benessere, welfare aziendale) sono quelle più resilienti, in grado di conseguire successi, essendo più innovative e capaci di affrontare tempi turbolenti e mutevoli come quelli attuali.
Per fare ciò è necessario: connettere i sistemi e allargare gli orizzonti, con un nuovo approccio alle politiche attive, più orientate alla prevenzione e alla crescita competitiva; avere manager capaci di governare l’innovazione.
Cosa ne pensa del progetto Innovazione è donna in partenza nel 2019?
Credo che il progetto Innovazione è donna in partenza nel 2019 sarà un’ottima occasione per demolire un luogo comune ancora molto diffuso per cui le parole innovazione e donna vengono difficilmente accostate: uno dei freni dell’innovazione al femminile è il digital gender divide che di fatto limita l’accesso delle donne alla tematica dell’innovazione e che, conseguentemente, non permette una crescita uniforme della nostra società ed una crescita innovativa partecipata.
Il progetto in partenza nel 2019, al quale, in rappresentanza di Federmanager mi auguro di fornire un valido contributo, di certo sarà rivoluzionario nella misura in cui riuscirà a dimostrare come donna ed innovazione sono termini che vanno perfettamente insieme. Del resto Nostalgia di Futuro né è già la dimostrazione e con il nuovo progetto, grazie alla Direttrice Maria Pia Rossignaud, consoliderà ancor di più la sua tradizione nel segnalare innovazioni utili alla crescita del Paese.