L’ipotesi che il liquido cefalo rachidiano abbia altri scopi oltre quelli conosciuti è una probabilità concreta…
La sigla “LCR” è l’acronimo che definisce il liquido cefalorachidiano, detto anche comunemente liquor ( in inglese CFR ). Le funzioni di questo liquido inodore, incolore, del tutto simile e uguale all’acqua, di cui prende le sembianze sino a essere definito anche come “acqua di roccia”, sono molteplici e conosciute da tempo, specialmente per le ricerche condotte nel 900′ da più ricercatori. Sostanzialmente esso proteggere il sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale) da traumi possibili, urti diretti o indiretti, contro le strutture ossee che li contengono.
L’ipotesi fascinosa, che emerge dai nostri studi, basati su ricerche precedenti, riguarda la possibilità reale che detto “LCR” detenga anche altre proprietà, oltre quelle già conosciute, e che queste proprietà abbiano una funzione importante nelle trasmissione neuronale della corteccia celebrale, sia in senso recettoriale nella direzione ambiente-sistema recettori, sia intrinseco al sistema nervoso centrale, come importante coadiutore nella conduzione bioelettrica relativa alla comunicazione delle aree della corteccia celebrale.
La capacita di conduzione elettrica dell’acqua pura è risaputa da secoli, ed è plausibile che questa capacità elettromagnetica di questo elemento, ed in particolare del LCR, sia alla base della grandissima duttilità recettiva dei nostri cinque sensi base. Ma non solo. Dalle ultime ricerche si evince che l’LCR esegue anche un processo di “ripulitura”, essenziale per il buon funzionamento del SNC, in quanto determina la parabola ottimale di risposta neuronale con una fase di risposta pari a quasi il 100% nelle prime del giorno, e con decadimento progressivo nell’arco della giornata, sino alla quasi mancata risposta nelle ore notturne per processi cognitivi complessi. Altra attività più profonda e, per adesso, ancora misconosciuta, sarebbe quella di interazione con i processi della memoria e la costruzione e conservazione di questa per lunghissimo tempo: i c.d. “registri di memoria a lungo tempo” che sono il cardine dei nostri comportamenti abituali e, anche, la nostra capacità di porre in essere processi cognitivi complessi, elaborativi, astratti, immaginativi e quant’altro. Un vero e proprio conduttore “ombra” onnipresente e strategico la cui alterazione produrrebbe le basi patologiche di malattie neurodegenerative molto invalidanti.
Questo spiegherebbe molte cose. Se solo la ricerca fosse sostenuta e possibile…
Giovanni Cozzolino