Leggere il libro di Sergio Pistoi “Il DNA incontra Facebook” è un’esperienza molto più che piacevole.
Pagina dopo pagina diventa un modo per capire esattamente dove siamo nello spazio dove viviamo, che diventa , giorno dopo giorno, sempre più difficile da interpretare.
Difficile da contestualizzare, perchè continuamente la nostra attenzione viene spostare da un dettaglio all’altro e, nel tentativo, di comprendere le traccie che vediamo per terra rischiamo di non accorgerci che la strada che percorriamo non era quella che era segnata sulla mappa.
La nostra mappa ci indicava che avremmo dovuto cercare il maggior benessere per noi e per gli altri.
Che per farlo avremmo dovuto mettere al centro del nostro agire l’uomo e per aiutarci avremmo usato il nostro ingegno, le nostre capacità, l’intelligenza ed anche la fortuna.
Senza mai dimenticare l’etica e neppure le nostre origini, di primati, di parte della natura, che ci siamo sforzati di definire, natura umana, per separarla da quell’altra molto più semplice e immediata.
Nel definirla, la filosofia, nel corso dei secoli ha cercato di arrivare ad una sempre maggiore approssimazione tra quello che, per ogni essere umano, è dipendente da un progetto innato e determinato, quindi naturale, a quello che è frutto di realizzazioni consapevoli, arbitrarie e innovative, quindi artefattuale.
Le due condizioni che sono il tema sottotraccia del libro di Pistoi, ed anche il paradosso continuo della scienza moderna, sempre più collegata e quasi dipendente dai processi e dai progressi tecnologici.
Il paradosso che la ricerca sempre più stringente ed efficacie sulla natura delle cose, sulle leggi che sottintendono la Natura e la interpretano a tutti i livelli e la produzione di oggetti artificiali che la mimetizzano, la reinterpretano e la espandono, quasi disconoscendola.
Il Progetto Genoma Umano (HGP, acronimo di Human Genome Project) è, forse, il più ambizioso artefatto intellettuale che la mente umana abbia potuto concepire, mappare ogni unità fondamentale che costituisce il progetto architettonico a cui teniamo di più e di cui conosciamo meno; il genoma è l’artefatto della nostra natura umana.
Paradossalmente, infatti, il risultato che è stato ottenuto, la sequenza completa di tutti i nucleotidi che compongono il nostro DNA è un ritratto astratto, cubista, una rappresentazione ideale del DNA, che in quanto tale non esiste, perchè esiste la sequenza genomica del singolo individuo, ciascuna diversa dall’altra, l’HGP è invece la matrice artefatta sulla quale viene confrontato il genoma individuale e da cui si estrapolano le varianti puntuali.
Pistoi racconta come si è giunti concretamente a definire il modello genomico, come vi sia stata una competizione tra il progetto pubblico e quello privato, l’uno guidato da Watson, prima e Collins poi, l’altro da Venier, e di come la competizione abbia portato ad una salutare accelerazione fino alla comunicazione, nel 2006 sulla rivista Nature dell’avvenuto completamento del progetto.
Da quella data si è avviata la fase copernicana dell’idea di DNA.
L’interesse si è trasferito dalla comunicazione specialistica a quella popolare e quotidiana , senza limitarsi alle considerazioni futuristiche dell’avvenimento, ma coinvolgendo l’emozione popolare con casi pratici, tanto nella fiction televisiva e cinematografica, tanto nei casi di cronaca, nei dibattiti bioetici, nelle proposte commerciali, fino ad oggi quando la rete internet ed i social media stanno usando il prodotto genoma come una delle tanti declinazioni del nostro essere oggetti condivisibili e riusabili.
Come per la clonazione, le nanotecnologie, la medicina biohacking, anche la genomica si è avviata a diventare un argomento che ha concorso a dare la consapevolezza che la natura umana è un insieme di conoscenze che appartengono a ciascuno di noi e non soltanto all’intermediazione di figure esterne, come i medici, gli scienziati, i tecnologi, i filosofi.
Finalmente il nostro corpo sembra appartenerci un po’ di più, se è vero che la vera ricchezza è la quantità e la qualità delle informazioni a cui abbiamo accesso.
Pistoi, però, mette in evidenza anche limiti e pericoli che questo cambiamento ha messo in atto.
Dal giorno in cui, come racconta, ha acquistato il kit per la sua analisi genomica per poche centinaia di Euro, fino a quando si è ritrovato a poterne condividere in rete il suo screening con una comunità di potenziali collaterali genetici, lontani cugini di ben oltre sei gradi di separazione, la sua visione di cosa potrebbe avvenire iun un futuro non troppo lontano lo ha incuriosito ma anche preoccupato.
Non svelo oltre perchè penso che la sua lettura, cartacea o in ebook, sia un regalo maggiore dei pochi gossip che sarei in grado di descrivere.
Giorgio Fontana
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