Cara Laila,
ti stimo e condivido tante idee con te, anche senza confrontare il tuo e il mio cv con l’Intelligenza Artificiale, di cui mi chiedi opinione. Farò un’analogia, un po’ calzante, un po’ scazonte. E’ evidente che il Codice della strada sia stato redatto ben dopo che le auto circolavano. Succede così per tutte le innovazioni tecnologiche: la regolamentazione insegue il progresso.
Anche per la comunicazione via internet e per la produzione dell’Intelligenza Artificiale succede così.
Cavi e frequenze trasportano le informazioni senza barriere, le censure sono perlopiù affidate all’autodisciplina. Anche la pubblicità è indisciplinata, spesso è camuffata sotto spoglie editoriali. Nonostante i tentativi di controllo, girano in rete (social e no) molti messaggi post-verità, impropri, scurrili, criminali, ovviamente violando privacies, copyrights e eludendo leggi e tasse.
Resta chiaro che la digitalizzazione delle informazioni via reti telcom è di straordinaria utilità per il progresso economico e sociale, anche se inevitabilmente permette inadempienze, fake news, piraterie informatiche, cookies ovvero profilazioni e intrusioni non desiderate dagli utenti. Pericoli? Sì, ma normalmente ci stiamo attenti, a meno di essere immaturi, ingenui o stupidi. Sappiamo che i motori di ricerca ci propinano quel che vogliono con i loro algoritmi, mescolato con le nostre preferenze. Sappiamo che il brodo va a shakerare la verità. Noi: sempre vigili e guardinghi.
Così è e sarà anche per i testi dell’Intelligenza Artificiale elaborati dai computer. Non tutti, anzi spero pochi. Là dove occorrono grandi capacità di calcolo e di assemblaggio, l’AI ci sarà estremamente utile per ottenere consultazioni approfondite, risultati statistici su basi molto larghe, sintesi veloci. Contiamo molto sulla sensorialità multitasking più accurata dell’AI: connessioni con protesi, telescopi, microscopi, radar, sensori, tac, pet, correttori automatici, lifting elettronici, robotica, domotica, operazioni cybernetiche, imitazioni bio-neurali.
Sui giudizi estetici e etici l’AI sarà meno efficace. Raccoglierà opinioni e sentenze, magari anche pregiudizi, ma non avrà quella sensibilità soggettiva di un credente o di un appassionato. Qualche esempio qua e là: l’AI non saprà giudicare super partes se le Cinque Giornate di Milano furono opera di patrioti o di ribelli, o se sia meglio tifare Inter o Milan, o se la fede nelle divinità sia un’illusione o no. Se ci lasciassimo intaccare dai risultati dell’AI, potremmo diventare grossolanamente omologati, senza libertà, senza fantasia e allegorie, senza speranze, senza gioie né paure, serio e ironico indistinti, conscio e inconscio confusi. E i reticenti sarebbero eliminati come disturbatori inutili.
Non è questo che vogliamo. Quindi dovremo preparare algoritmi trasparenti, che diano risultati di calcoli e elaborazioni più ficcanti e più veloci di un comune umano, ma che non sparino giudizi apocalittici o dispotici. E dovremo costruire regole di composizione e di utilizzo, di formazione, di gestione e di responsabilità, rispettando doveri e diritti, privati e pubblici. Ci saranno incidenti, manipolazioni, strumentalizzazioni di poteri politici o economici? Sì, come ci sono gli incidenti stradali, le perversioni e i difetti, ma non per questo dovremo eliminare le auto o condannare a morte tutti i delitti colposi e le marginalità.
Sembra che la prudenza, la visione dialettica, la coscienza e la saggezza restino caratteristiche degli umani e non delle macchine. Oppure il deep learning avrà sviluppi imprevedibili anche su queste questioni?
Qui occorre attenzione al cosiddetto paradigma tecnocratico citato da Bergoglio: “l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza”. Ne parleremo ancora. Intanto speriamo che le guerre geopolitiche in corso cedano il passo a mediazioni diplomatiche, nel rispetto delle popolazioni.
Resta in contatto Laila, sta’ attenta con la tua trottinette tecnologica, ci sono gli anziani sul marciapiede, mi raccomando. Un abbraccio
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it