Questi social network, regalo dell’elettricità all’organizzazione socialedell’uomo, permettono una comunicazione senza tempo o impedimentidovuti alla distanza e soprattutto non condizionata dai rapportifaccia a faccia. Inoltre crescono esponenzialmente e globalmenteintrecciando sentimenti di appartenenza e scambi di dati in tutto il pianeta,generano nuovi tipi di emozioni, nuovi generi di legami. Le tecnologiesociali stanno portando ad una era di grande complessità creataspontaneamente dai “Nati Digitali”, ragazzi dell’età dei miei studenti.Chi meglio di loro, nati praticamente con i social network (prima c’eranogli sms) può dirci a che servono e perché sono tanto amate queste piazzevirtuali? E allora ho chiesto proprio ad alcuni di loro, studenti del miocorso di Metodi e Analisi delle Fonti in Rete della Facoltà di Sociologiadell’Università degli Studi Federico II di Napoli di darci un’opinione,ma soprattutto di parlare delle loro esperienze, del loro approccio e dicome vivono e usano le reti sociali. Così ho intervistato: Fabio Catalano,Nicola Napoletano, Fortunato Pinto, Giuseppe Volpe.
DDK: Quali sono i social network principali per i giovani, dai bambiniagli studenti dell’Università?
Fabio Catalano:I social network per i giovani, i bambini potrebberoidentificarsi come le piazze o i bar sotto casa di alcuni anni fa, con unadifferenza: se la comitiva non ti stava bene dovevi cambiare bar oppurerimanere da solo con le tue idee. Oggi basta cambiare gruppo o andaresul social network adatto. Io riesco ad alimentare le mie passioni per lafotografia grazie aFlickr, la mia creatività grazie aBehance Network. Possoanche trovare lavoro senza mandare nessun CV. I social network sonouna possibilità, un insieme di opportunità che possono essere accoltesolo da coloro che parlano lo stesso linguaggio delle reti sociali on line.
Nicola Napoletano:Nel corso della mia esperienza ho individuato,soprattutto tra gli adolescenti, un utilizzo improntato essenzialmenteall’intrattenimento “puro”. Succede che molti giovani ci vadano nonper condividere idee e interessi, ma spesso per “perdere tempo”.
DDK: Quali sono i più frequentati, per dire cosa e cosa fare?
Fortunato Pinto:Primo fra tuttiFacebookche dopo aver spodestatoMySpacein America e Europa si allarga sempre di più. Resistono neipaesi arabi e nell’estremo oriente social network sconosciuti agli occidentali,con leadership nazionale. In Cina, a causa dei divieti dell’instantmessaging, “QQ”della Tencent mantiene il dominio con più di 800milioni di utenti iscritti e circa 300 milioni collegati al mese. In Russia,Ucraina e BielorussiaV-kontakteè il più utilizzato con 39 milioni diutenti, primeggia nei siti più visitati al mondo piazzandosi al 25esimoposto ed in termini di visite e trasferimento dati il primo in tutta Europa,chiamato anche Facebook-clone mantiene il suo posto allargandosi aglistati confinanti. Nell’America LatinaHi5eOrkutdi Google, forte anchein India, sono i più frequentati. Ultimo arrivato, ma non per utilizzo,Twitterche si fa strada nel mondo e sta cambiando il modo di concepireil giornalismo. Quasi quasi mi fa pensare alle notizie Ansa.
Fabio Catalano.L’imbattuto a livello di utenza oggi come oggi è sicuramenteFacebook, lo definisco una vetrina, un posto dove esporredella merce e in questo caso la merce esposta è la nostra identità. A differenzadel passato però FB non mostra un avatar puramente virtuale(un’alterazione del proprio io) bensì per la prima volta viene mostrataun’identità puramente reale quella che inSecond Lifechiamerebbero“real life”. Credo che suFacebookappartenere ad un gruppo, aggiungeretra le amicizie una persona che nemmeno conosco ma forse rispetto,sia un gesto per definire e far conoscere la propria sfera culturale, manon è quello che preferisco. Ne esistono di meno frequentati ma conobiettivi più definiti comeJamendoche ogni giorno promuove centinaiadi artisti;opensourcecinema.orgche permette di creare film direttamenteon line;Flickr, Behance, YouTubeaiutano nella ricerca creativa e nei contattilavorativi;zoompa.it, logotournament.com, threadless.commi permettono ditrovare lavoro e migliorare le mie capacità creative.
Beppe Volpe:I giovani li utilizzano per mantenere vive le proprie relazionie per crearne delle nuove, perchè sono veloci, perchè si confannosplendidamente al nuovo tipo di società che stiamo vivendo con la postmodernità.Inoltre sono diventati una vera e propria moda. Essere suFB per esempio è “cool”, mentre chi non c’è è come se venisse tagliatofuori dal mondo, è “out”.
DDK: In quali casi si rivelano utili ed in quali sono decisamente dannosi?
Beppe Volpe:Legalmente alcuni social network, pongono come limitedi età i 14 anni, tuttavia molte persone anche di età minore li utilizzanougualmente creando account fittizzi.
Fabio Catalano:sono utili/dannosi allo stesso modo di una strada,di una piazza. Io scendo e posso essere rapinato, ma nella stessa stradail giorno dopo potrei anche incontrare l’amore della mia vita.
Fortunato Pinto:Proprio un mese fa una mia amica condivise un gruppoche recitava: “diamo così il benvenuto agli immigrati” ed era allegataun’immagine con un uomo con un lancia fiamme rivolto contro un gruppodi rom (sicuramente un fotomontaggio) ma di certo violento. Perquesto gruppo ho fatto una denuncia, non rispettava i diritti dell’uomo.
Nicola Napoletano:In generale, i SN inducono soprattutto i ragazzia cercare relazioni provvisorie, poco durevoli, dove la quantità degliamici diventa molto più importante della qualità. I ragazzi vengonospronati ad avere più amici possibili, a collezionarli come fossero benidi consumo. Un’altra problematica è lo sfruttamento commerciale diquesti luoghi virtuali. Molti ragazzi che si espongono di continuo suFacebookeTwitternon vedono la differenza tra pubblicizzare se stessied essere bersaglio di pubblicità. In generale, l’adolescente che navigain questi “luoghi” ha le difese abbassate nei confronti di qualsiasi messaggio,commerciale incluso. Inoltre le foto, i video pubblicati in grandiquantità sono file pesanti che occupano spazio su hard disk e server econsumano banda, solo attraverso un incremento dei servizi a pagamentoe dei ricavi pubblicitari in futuro questi luoghi di incontro diventerannoreal business.
Beppe Volpe:Sicuramente una cosa non positiva è la questione privacy;si confonde sempre di più la linea tra il privato ed il pubblico.
Nicola Napoletano:Tra i pregi indiscutibili delle nuove modalità dicomunicazione espresse dai SN, troviamo la possibilità di superare lebarriere spazio-temporali. La nascita di una “piazza virtuale” permettedi sopperire alla cronica mancanza di spazi pubblici e sociali. La possibilitdi trovare delle risposte autonome ai propri bisogni, selezionandoe incrociando le voci provenienti dalla community, si dimostra un’attivitmolto più coinvolgente rispetto alle relazioni che si instaurano in baseai criteri di autorità (insegnanti, parenti,ecc…) o ai vincoli geografici(per esempio, le relazioni “quasi obbligate” che coinvolgono i membridi piccole comunità).
DDK: La problematica dell’identità del giovane sulla rete sociale
Beppe Volpe:Prima di FB le persone si iscrivevano ai servizi e ai forumcon dei nomi fittizi, con FB le cose cambiano: i dati sono reali.Questo passaggio è molto importante; le persone si “ri-appropriano”della loro identità.
Nicola Napoletano:Giocare con la propria identità, vivere rapportiesclusivamente virtuali durante la crescita, può compromettere lo sviluppodi una struttura psichica forte ed autonoma.
DDK: Twitter, Facebook, solo una moda passeggera?
Beppe Volpe:Non credo alla moda passeggera, sono un mezzo, unostrumento o qualcosa con cui svagarsi. È innegabile che noi proviamodelle emozioni quando parliamo tramite FB, o quando ci iscriviamo adun gruppo o ancora quando attraverso un’applicazione virtuale, che cipermette di formare un nostro alter ego, compiamo delle azioni. Alcunidicono che i SN tengono lontane le persone dai “legami reali”, io noncredo. Alcuni vietano di utilizzareFacebookdurante gli orari lavorativi;altri lo disprezzano perchè tiene le persone “incollate davanti al PC” equesto nuoce alle relazioni sociali… L’unico modo per riuscire a capireil significato di questi mutamenti (sociali) non è quello di rifiutare apriori senza capire, ma è proprio quello di cercare di capire, di studiaree meditare per arrivare ad essere cittadini coscienti ed attivi del mondoche ci circonda.
Nicola Napoletano:Ovviamente, per un’analisi accurata, non possiamotrascurare le peculiarità del mezzo che, se da un lato consentonoun’apertura della discussione e della socializzazione a dei livelli potenzialmenteplanetari, dall’altro favoriscono l’insorgere di dibattiti e contattievanescenti, liquidi. Di conseguenza, mi permetterei di escludere a priorila scomparsa di una comunicazione personale, diretta, come forma piùelevata di interazione in grado di produrre cultura come valore. Unacomunicazione off line, in generale, rimane la base su cui poter instaurareuna fruttuosa comunicazione on line.