Se il Papa “cinguetta” l’Angelus su Twitter – non proprio Ratzinger in persona, ma qualcuno per lui – vuol dire che la Chiesa ha ormai scoperto e definitivamente “sdoganato” Internet e i “social network” come strumento di comunicazione anche ecclesiale e, magari, di fede. E, quindi, non stupisce che l’ateneo pontificio Regina Apostolorum provi a creare un ponte tra corsi di studio e mercato del lavoro, con un master in Comunicazione e New Media. L’obiettivo è formare operatori della comunicazione, nelle istituzioni ecclesiastiche come nella società civile. Il corso non si rivolge solo a quanti operano per la solidarietà sociale, laica o religiosa, ma si apre pure a chi, anziché puntare al posto fisso, cerchi d’inventarsi un lavoro che ancora non esiste o voglia fare business con la rete (in particolare le donne).
Il partner principale è di prima grandezza, Google. Ma, fra i docenti, compaiono anche manager di altri colossi della rete che, normalmente, si guardano fra di loro “in cagnesco” e faticano a collaborare, come Facebook e Microsoft. “Colpisce positivamente che tre realtà come Google, Facebook e Microsoft abbiano accettato la sfida dei valori che abbiamo lanciato, dimostrando di volere un Web responsabile, ricco di contenuti positivi, in cui la fiducia regni sovrana per tutti” ha dichiarato a EurActiv.it la coordinatrice del master, Giovanna Abbiati Fogliati.
Rete come opportunità di comunicazione, ma anche rete come rischio. I crimini informatici sono quasi raddoppiati tra il 2011 e il 2010, stando a dati in possesso della Polizia Postale: pedopornografia, phishing, cyber bullismo. Il corso consentirà agli studenti di conoscere meglio i pericoli del Web e darà loro strumenti per proteggersene.
Ovviamente, c’è pure una specificità religiosa ed ecclesiale. “La comunicazione sociale – sottolinea la Abbiati – è molto importante per chi opera nel mondo ecclesiastico e no profit e vuole gestire un progetto imprenditoriale che crea risorse per sé e per gli altri”. Inoltre, “L’attenzione che la Chiesa sta mostrando nei riguardi della rete dimostra come l’ecosistema digitale possa essere di aiuto nella costruzione di un dialogo tra diverse culture, tradizioni e fedi”. “Se il web prospera grazie alla libertà di espressione, che non deve essere soffocata, come invece accade in Cina e in Iran”, sull’altro piatto della bilancia c’è “la tutela della privacy” che non va trascurata.