Per attuare il Green New Deal promesso da Joe Biden nel corso della campagna elettorale, e posto come una priorità nazionale del suo programma, il neo presidente mira al raggiungimento di traguardi persino più lungimiranti dell’amministrazione Obama, smantellando in primo luogo la politica anti-ambientale messa in atto dalla presidenza Trump. Dal 19 febbraio prossimo l’America rientrerà così nel trattato Onu di Parigi per la lotta al cambiamento climatico, siglato nel dicembre 2015 e Biden riporterà gli USA nell’Oms. Nel primo giorno dell’ insediamento, il 46° presidente americano ha deciso quindi di sottoscrivere i primi 17 ordini esecutivi, dal clima alla pandemia, all’economia al rovesciamento della precedente politica anti-immigrazione, alcuni dei punti chiave annoverati, bruciando così i tempi di recupero rispetto alla conferenza sul clima di Glasgow (COP26) del prossimo novembre, in occasione della quale Biden presenterà gli obiettivi della politica americana in riferimento al contrasto delle emissioni di anidride carbonica e alla riduzione del surriscaldamento globale per il 2030 e il 2050. Una questione cruciale rispetto agli impegni americani sull’Ambiente, riguarda inoltre lo stop alla costruzione del contestatissimo oleodotto di Keystole XL, già bloccato da Obama, che avrebbe dovuto trasportare il greggio estratto dalla provincia canadese di Alberta fino alle raffinerie del Golfo del Messico. Si configura e si conferma, secondo le promesse date, un modello democratico, l’amministrazione Biden, rispettando le promesse fatte in relazione alle grandi sfide globali, come anche allo stato sociale, messo in crisi dalla pandemia in atto. Il neo-presidente ha così definito la lotta ai cambiamenti climatici “una questione di sicurezza nazionale, una priorità assoluta se si vuole evitare una catastrofe sanitaria e economica” per la quale, secondo il New York Times, Biden creerà “una task force per il clima”, con commissioni federali di esperti per coordinare lo sforzo volto ad accelerare i tempi verso una transizione energetica dal fossile alle fonti di energia pulita e rinnovabili, fino alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il piano d’azione prevede dunque non soltanto la revoca alle trivellazioni per l’estrazione di gas e petrolio, e quindi una politica di protezione del 30% dei terreni e dei bacini acquiferi federali entro il 2030, ma anche lo stop ai sussidi per l’industria petrolifera, con regole più serrate per la riduzione delle fonti di inquinamento, e la sostituzione delle vecchie auto-blu con veicoli elettrici. Gli obiettivi fissati dunque prevedono in sostanza, zero emissioni nel settore della produzione elettrica entro il 2035 e la cosiddetta ‘net zero economy’ entro il 2050. Secondo il New York Times gli ambientalisti statunitensi chiedevano da tempo di sospendere i permessi per l’estrazione del petrolio dal territorio federale, le cui aree erano spesso ubicate alle porte di parchi nazionali e riserve naturalistiche che rischiavano di essere compromesse dalle trivelle. L’America di Biden così, intende ritornare ad essere una leader mondiale per la lotta ai cambiamenti climatici. Nell’agenda ambientale si prevede inoltre un intervento senza precedenti, della Fema (agenzia federale per la gestione per le emergenze) per lo stanziamento di dieci miliardi di dollari per la salvaguardia da disastri naturali divenuti sempre più frequenti con il cambiamento climatico. Cosi Ursula Von der Leyden, in occasione del suo discorso al “special address” alla Davos, collegata da Bruxelles il 26 gennaio scorso, ha accolto il ritorno della cooperazione dell’America nel modo seguente “Sono felicissima che gli Usa siano tornati nell’Accordo di Parigi attraverso uno dei primi provvedimenti del Presidente Biden… Dopo quattro anni avremo finalmente un amico alla Casa Bianca. Questa nuova alba negli Stati Uniti l’abbiamo attesa a lungo”.

President-elect Joe Biden pauses to smile as listens to media questions at The Queen theater, Tuesday, Nov. 10, 2020, in Wilmington, Del. (AP Photo/Carolyn Kaster)
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Luisa Nieddu
Giornalista pubblicista (Ph.D), ha collaborato con la pagina culturale dell’Osservatore Romano, in qualità di corrispondente da Parigi per gli eventi culturali e le esposizioni. Per Media Duemila/Osservatorio TuttiMedia si è occupata di Arte digitale, e attualmente di sostenibilità ambientale e transizione ecologica.