Il fenomeno delle fake news in ambito sanitario ha radici lontane, in parte originate dalla cosiddetta “asimmetria informativa”.
Il settore sanitario è, infatti, caratterizzato dalla presenza di numerose informazioni imperfette che possono riguardare tutti gli attori della salute: pazienti e agenzie regolatorie, medici e farmacisti, infermieri e la stessa industria farmaceutica.
In generale, le informazioni disponibili sono parziali, complesse e in continua evoluzione.
Corollario del concetto di asimmetria informativa è stata la costruzione di un rapporto di “agenzia” fiduciaria tra il soggetto più debole (in quanto privo delle conoscenze scientifiche adeguate) – in questo caso il cittadino-paziente – e altri soggetti.
In altri termini, nella consapevolezza di non avere tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni razionali, il cittadino-paziente si è tradizionalmente affidato a un altro soggetto – in primis il medico – grazie al quale riteneva di avere maggiori probabilità di adottare le scelte più opportune.
Questo rapporto di agenzia, basato sulla consapevolezza dell’esistenza di un divario informativo, è andato progressivamente in crisi per una serie di fattori:
• il processo di empowerment del cittadino – processo che presenta una larga maggioranza di accezioni e connotazioni positive – ha fatto sì che il fruitore finale abbia oggi una maggiore conoscenza e, in parte, anche una maggiore consapevolezza sui progressi della scienza e sulle opzioni terapeutiche disponibili;
• la crisi dei media tradizionali – in particolare gli organi di stampa – sostituiti da nuovi “influencer” che, in molti casi, hanno un numero di follower più ampio, soprattutto nella popolazione in età giovane, e fortemente fidelizzati;
• l’“avvento” di nuove forme di “medicinale naturale” che avversano (perché non in grado di rispettarne i rigorosi criteri validativi) la scienza tradizionale;
• l’accezione sempre più negativa che viene conferita al conflitto di interessi che è, nella maggior parte dei casi, una condizione di rischio ampiamente presente, in larga parte ineludibile, ma anche facilmente controllabile se ben disciplinata.
In questo contesto, quale ruolo può svolgere un attore importante come l’industria farmaceutica?
Non v’è dubbio che l’industria farmaceutica rappresenti un player primario della sanità e della salute in generale.
Nessun altro settore merceologico investe in Ricerca e Sviluppo quanto l’industria farmaceutica e la produttività della ricerca farmacologica sta vivendo un nuovo “Rinascimento” come testimoniato dal numero di nuove molecole approvate dalle agenzie regolatorie internazionali anche in ambiti tradizionalmente ostici come l’oncologia (si pensi, ad esempio, alla rivoluzione dell’immunoncologia) e le malattie rare.
L’industria farmaceutica ha positivamente contribuito, come pochi altri settori, all’attuale evoluzione demografica sia in termini di durata che di qualità della vita. Si pensi, solo per citare un esempio, al contributo dato dalla prevenzione vaccinale sia in termini di eradicazione di patologie che, sino a pochi anni fa, avevano carattere pandemico, che di risparmi per i sistemi sanitari e previdenziali nazionali.
Personalmente ritengo che l’industria debba svolgere un ruolo attivo, vocale e importante nel processo di contrasto al dilagante fenomeno delle fake news.
A tal fine, è bene che vengano definiti e rispettati i ruoli e le responsabilità rispetto ai diversi attori nel settore della salute e, una volta fatto ciò, sono molteplici le progettualità attraverso cui le aziende farmaceutiche possono offrire predetto supporto.
In primo luogo, ciò è possibile attraverso campagne di educazione sanitarie promosse in partnership con agenzie regolatorie e società scientifiche e, a tal proposito, vorrei presentare tre esempi relativi a MSD Italia:
• La campagna “Meglio Smettere”, realizzata in collaborazione con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che ha evidenziato – nelle scuole italiane – i rischi derivanti dal consumo di tabacco;
• La campagna “Il Sole per Amico”, realizzata in partnership con l’Intergruppo Melanoma Italiano”, che ha sottolineato, attraverso un’azione di prevenzione primaria, i rischi legati a una non corretta esposizione al sole e all’insorgenza del melanoma;
• La campagna “Antibiotici – La nostra difesa n°1”, promossa dalla Società Italiana di Terapia Infettiva, incentrata sull’uso corretto (e non sull’abuso) degli antibiotici.
Tutte queste campagne, realizzate grazie a erogazioni liberali di MSD Italia, hanno consentito di fornire un’informazione capillare, rigorosamente scientifica, su temi prioritari di sanità pubblica.
Paradossalmente, se considerate in un’ottica cinicamente commerciale, sono campagne che andrebbero contro gli interessi di un’azienda farmaceutica che presenta, nel suo portafoglio, farmaci oncologici e antibiotici!
L’industria farmaceutica può, poi, svolgere un ruolo attivo di informazione, equilibrata e rigorosamente scientifica, anche utilizzando le nuove piattaforme digitali e social.
MSD Italia, per esempio, ha creato un ecosistema digitale integrato (sito MSD Salute, Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn, app, chatbot) attraverso il quale veicola informazioni di sanità pubblica generali (mai focalizzate sui propri farmaci) sia alla classe medica che alla popolazione: un’informazione seguita e molto spesso riveicolata da agenzie regolatorie e società scientifiche.
A proposito di social media e trasformazione digitale, è opportuno sottolineare alcune incongruenze – peraltro non facilmente superabili – che riguardano l’informazione diretta al pubblico (tema ben diverso dalla pubblicità) da parte delle industrie farmaceutiche.
La globalizzazione in atto ha, di fatto, reso virtuali i confini geografici e, almeno per ciò che riguarda i social media, la presenza di normative diverse che disciplinano l’informazione diretta al pubblico (vietandola o consentendola) non è sufficiente a controllare il flusso di informazioni.
In altri termini, è possibile reperire in rete informazioni sui medicinali a volte erogate dalle stesse aziende farmaceutiche (ma in lingue diverse da quella in uso del nostro Paese), a volte da cittadini o da altre fonti che possono citare anche i nomi commerciali delle molecole sostanzialmente bypassando il divieto presente nel nostro Paese.
Un’ultima considerazione riguarda la sostanziale “benevolenza” con la quale si parla oggi di fake news, un termine nato solo pochi anni fa; di fatto, le fake news sono assimiliate alle vecchie bufale di una volta, false notizie messe in giro ad arte e ingigantite dai social, per indurre la gente a credere quello che si vuol fare loro credere.
Ormai le fake news fanno parte della nostra quotidianità, rimbalzano da un social all’altro, si diffondono a macchia d’olio e a tempo di record attraverso le condivisioni.
Così come la Regina di Cuori del Paese delle Meraviglie poteva permettersi il lusso di credere a sei cose impossibili prima di colazione, anche a noi sembra quasi naturale la proliferazione di tante notizie false.
Quando si parla di salute, però, non possiamo permetterci il lusso di tanta benevolenza contro questo dilagante oscurantismo scientifico.
Consentire la divulgazione di notizie irresponsabili su temi sensibili come i tumori (penso a esempi come il metodo Hamer) o come le vaccinazioni (e alle presunte quanto assurde correlazioni – smentite rigorosamente dalla scienza ufficiale e dalla magistratura ordinaria – con patologie come l’autismo) è un atto criminale che va contrastato con efficacia e perseveranza.
Perché la vita, la vita in buona salute non è mai abbastanza e va protetta proprio a partire dall’informazione che deve essere rigorosamente fattuale e scientifica.

Nicoletta Luppi – Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia

Il ruolo dell’industria farmaceutica per contrastare il fenomeno delle fake news

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