Terminator e Blade Runner, capolavori cinematografici del passato, già nella prima metà degli anni ’80 hanno iniziato a porre attenzione sulla tematica dell’Intelligenza Artificiale, mostrandoci una realtà parallela in cui robot, cyborg ed altre tipologie di macchine dotate di AI si macchiano di crimini cruenti e di azioni deplorevoli, mettendo a repentaglio l’esistenza del genere umano. Tuttavia, tali esempi sono tratti dal mondo cinematografico, e più in particolare dal mondo fantascientifico. L’ipotesi, infatti, che sistemi dotati di AI possano ribellarsi ai propri creatori è ad oggi ben distante dalla realtà. Questi sistemi, al contrario, pur essendo entrati prepotentemente nelle nostre vite, hanno il compito di aiutarci e supportarci nel conseguimento di ciò che pensiamo essere i nostri sogni più profondi.
Dal campo dell’intelligent data processing ai sistemi di domotica, da semplici software a più complesse reti neurali, l’AI è ovunque, tanto da essere a volte particolarmente arduo accorgersene.
Sebbene siano, dunque, innumerevoli le applicazioni dell’AI, andremo qui a soffermarci sull’utilizzo che se ne fa in campo prestativo, e più nello specifico andando ad esaminare un aspetto che il più delle volte viene considerato marginale ai fini della performance, ma che spesso, costituisce il fattore discriminante tra vittoria e sconfitta, tra successo e fallimento: il sonno.
La qualità e la quantità di sonno risultano essere fattori di primaria importanza non solo per atleti professionisti, ma anche per coloro che si affacciano al mondo dell’attività fisica per la prima volta. È nelle ore notturne, infatti, che il nostro corpo e la nostra mente hanno la possibilità di rigenerarsi. La memoria viene consolidata, anche laddove si tratti di gesti altamente tecnici, l’ossigenazione corporea aumenta drasticamente, i muscoli vengono riparati ed il sistema immunitario viene rinforzato.
Questo è solo una parte di ciò che prende forma durante il sonno, fornendo quindi un’idea di quanto importante sia il suo monitoraggio ai fini della prestazione. È a tal proposito che l’AI arriva in nostro aiuto, attraverso metodi di rilevazione, elaborazione ed interpretazione di dati che ci consentono di analizzare il sonno ed eventualmente guidarci nell’adozione di interventi mirati. Da metodi più invasivi e costosi, in quanto bisognosi di apparecchiature da laboratorio altamente specializzate, a metodi più pratici ed economici, utilizzabili sul campo attraverso semplici dispositivi portatili. Nella prima categoria rientra la polisonnografia (PSG), considerata il gold standard, la quale utilizza degli elettrodi da superficie per monitorare parametri fisiologici come l’attività respiratoria, nonché del cervello, dei muscoli, del cuore. La PSG è particolarmente utile per investigare le patologie del sonno e disturbi del sonno causati da concussioni. Nella seconda categoria presa in esame, rientra invece l’actigrafia, la cui rilevazione ed elaborazione si basa su accelerometri incorporati in device portatili, i quali registrano movimenti poi analizzati attraverso degli algoritmi che stimano il sonno da un punto di vista qualitativo e quantitativo. Essendo l’actigrafia meno costosa ed invasiva, come già detto in precedenza, e potendo essere inserita nella quotidianità senza un particolare impatto sulla routine giornaliera, viene considerata il metodo di riferimento per il monitoraggio del sonno.
Che si tratti di polisonnografia o di actigrafia, la rilevazione ci aiuta inoltre ad individuare ciò che in un gergo tecnico viene definito “architettura del sonno”, e più precisamente tutte quelle fasi di cui il sonno stesso si compone, secondo quanto identificato dall’American Academy of Sleep Medicine (AASM): sonno leggero, a sua volta suddivisibile in due fasi (N1 e N2) sonno profondo (N3), nel quale il corpo trova ristoro, e fase REM, preposta prevalentemente al recupero del sistema nervoso.
Come visto, dunque, nonostante anche Stanley Kubrick ci abbia messo in guardia dalle “macchine pensanti”, l’intelligenza artificiale non va vista come una minaccia, bensì come un’opportunità. Presente nella vita di tutti i giorni, in forme più o meno evidenti, l’AI ci consente di guardare al futuro con maggior ottimismo, offrendoci nuovi punti di vista o semplicemente ampliando gli orizzonti già noti. Lo stesso avviene, come visto, in ambito prestativo, dove aspetti precedentemente ignoti splendono ora di una nuova luce, mostrandosi in tutte le proprie sfaccettature. Volendo riportare un pensiero di Max Frisch, “la macchina non ha emozioni, non ha paure o speranze, nessun desiderio riguardo al risultato, lavora secondo la logica pura della probabilità”.
Marta Bechis è una professionista dello sport. Gioca a pallavolo: ha esordito nel 2004 a Torino, nel 2010 viene convocata nella squadra Nazionale. Nel 2014 viene ingaggiata in Polonia dal Legionovia per il Campionato polacco. Tornata in Italia, gioca per l’Imoco Volley di Conegliano in Serie A1 con cui vince due scudetti e la Supercoppa italiana 2018. Dal 2020 è nel Millennium Brescia. Ama la lettura e il disegno, costruisce puzzle e cucina piatti speciali. Si occupa di giornalismo sportivo e pubbliche relazioni nel campo degli eventi. Sta per laurearsi in Design e Discipline della Moda.