Media Duemila si impegna nella divulgazione della Cultura digitale, anche laddove può risultare più difficoltosa la presenza di grandi menti illuminate. Infatti, all’ISIS “Pitagora – Croce” di Torre Annunziata, l’associazione Amici di Media Duemila ha organizzato un incontro tra i ragazzi della scuola oplontina e Derrick De Kerckhove, con una discussione incentrata su etica, cultura e tecnologia. Di seguito proponiamo l’incontro dal punto di vista degli studenti.
L’ISIS “Pitagora – B. Croce” di Torre Annunziata ha avuto il piacere di accogliere due illustri ospiti, Maria Pia Rossignaud e Derrick De Kerckhove che hanno trattato, con i ragazzi del quarto anno di indirizzo scientifico, classico e linguistico, dei vari aspetti della tecnologia nella quotidianità, di come essa intervenga e talvolta modifichi le modalità di pensiero della collettività e del singolo individuo.
I ragazzi coinvolti si sono mostrati straordinariamente interessati ad argomenti di così ampio respiro, collegati tra loro da un unico filo conduttore: l’unione tra l’elettricità e il linguaggio, tra la velocità della prima e la complessità del secondo.
Gli studi del professore canadese, difatti, si concentrano sull’evoluzione che l’intelligenza collettiva ha avuto dall’invenzione del telegrafo fino ai giorni nostri.
Le nuove tecnologie, spiega De Kerckhove, hanno determinato un cambiamento non indifferente nella stessa mente umana. Prima dell’invenzione di Internet, per comunicare erano necessari strumenti pesanti, dapprima i messaggeri, poi le poste, successivamente ancora i telefoni; ora con un semplice account facebook e qualche click ogni singolo individuo è in grado di collegarsi e scollegarsi (ecco la cosiddetta “intelligenza connettiva”, intesa come parte in movimento dell’intelligenza collettiva) con qualsiasi altro individuo in qualunque altro luogo del pianeta in cui sia presente un computer.
“Il sistema e-motion è uno strumento ancora rudimentale, in grado di mostrare il pensiero umano attraverso dei fili che collegano la nostra testa a uno schermo. L’ho provato anch’io, consisteva nel muovere un tubo dal centro del display verso destra, poi verso sinistra. Più ci provavo, più diventavo veloce. Poi ho detto “Non mi dica nulla, faccio quello che voglio” e ho pensato “Sparisci!”: E il tubo non c’era più. Questo non è il futuro, è vero, ma è un segnale. Un segnale che ci indica dove la tecnologia intende arrivare”.
Gli stessi studenti, definiti dal professore dei “Pinocchio 2.0”, hanno esposto le loro idee, le loro perplessità con delle domande a cui De Kerckhove ha risposto con trasporto ed entusiasmo.
“L’intelligenza connettiva è innata? O essa è stata generata con la creazione degli strumenti tecnologici?”
Ogni forma d’intelligenza è, secondo il sociologo, di stampo artificiale. Essa deriva dal confronto con gli altri, con la “tribù”. Solo dopo aver imparato a leggere, a scrivere, la mente diviene autonoma. Leggendo un libro, lo si può criticare. Scrivendo un articolo, per esempio, si possono esprimere le proprie idee.
“Crede che la ricerca sul digitale, in Italia, sia stata poco sostenuta?”
“La ragazza ha anticipato quella che volevo fosse la conclusione. Volevo dire che voi siete fortunati” risponde il professore alla domanda di un’alunna del liceo classico, elogiando il corpo docenti, lo stesso preside che, con sacrifici e dedizione, danno il massimo per educare i propri alunni. “ Siete fortunati perché avete trovato i Gesuiti moderni, qui, in questa scuola”.
L’educazione rinascimentale, difatti, era di tipo medievale, non aperta alle nuove conoscenze, alle nuove idee e sperimentazioni. Solo con l’arrivo dei Gesuiti, che furono artefici di un vero e proprio Ministero dell’Istruzione che divenne con il tempo una delle loro principali occupazioni, il metodo di insegnamento subì una mutazione.
Tecnologia e cultura, aggiunge poi la dottoressa Rossignaud, devono unirsi. Perché oggi la tecnologia è cultura e, viceversa, la cultura è tecnologia.
“In che modo la rete può diventare una prigione?”
“Siamo già tutti in prigione, da tanto tempo. E per evadere, per liberarci dai mass media, dobbiamo imparare cosa fanno, utilizzare con coscienza i mezzi che la tecnologia ci offre.”
Interessante l’intervento del professore Visciano, ex docente di filosofia ora pensionato, affascinato fin dai tempi dell’università dal pensiero di Marshall McLuhan, che coglie l’opportunità di confrontarsi con il suo assistente più vicino, esprimendo le proprie riflessioni con una curiosa espressione: “Stiamo passando dall’homo sapiens sapiens all’homo roboticus”.
Lo sviluppo elettronico, come ricordano i due esperti, non ha mai trovato opposizioni, alcuna forma di resistenza. È uno sviluppo quasi naturale, come quello che dall’homo erectus ci ha condotti all’homo sapiens e così via. “Indossiamo il mondo intero come estensione del nostro corpo”, afferma De Kerckhove.
Un’alunna dell’indirizzo linguistico ha posto la domanda conclusiva in francese, chiedendo cosa il sociologo pensasse riguardo la citazione di Einstein “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato da una generazione di idioti”.
“Questa paura c’è sempre stata, perfino i film americani ci fanno capire che i pericoli ci sono. Ma io non sono d’accordo, sono convinto che il rapporto tra macchine e umanità possa essere armonioso.
La nostra crescita continua, siamo ogni giorno che passa più coscienti della nostra dimensione globale”.
Ricorda infine che i giovani sono tutti delle specie di “Pinocchio 2.0”, che arriveranno a possedere un sistema nervoso più veloce delle reazioni che innescano una bomba atomica o qualsiasi stupida arma.
E proprio come Pinocchio che da burattino-robot ritorna indietro alla propria umanità, così i nuovi Pinocchio, modello 2.0, supereranno le macchine per tornare ad essere umani.
Arianna Cannavaro, IV G