di MARTA BONUCCI –
Crisi dell’industria mediatica, servizi over the top, nuovo ruolo dell’utente. Questi gli argomenti del IX summit sull’industria della comunicazione organizzato dalla Fondazione Rosselli il 2 febbraio. Al centro, il rapporto dell’Istituto di economia dei media, che mostra una flessione dei media nel lungo periodo e avanza input per uscirne.
Il rapporto, presentato dall’analista della Fondazione Rosselli Bruno Zambardino, analizza le variazioni subite da diversi segmenti dell’industria della comunicazione. Fra il 2006 e il 2010 la crisi ha colpito soprattutto i settori dell’home video e della musica, con perdite oltre il 40%, seguiti da editoria, directory, telecomunicazioni fisse e informatica. Di segno opposto i dati riguardanti la pubblicità online, il cinema, i videogiochi e la televisione, che hanno conosciuto un incremento compreso fra l’8,1% e il 111,9%.
Le stime per il 2011, presentate nel corso del summit, ribadiscono il ruolo di primo piano della pubblicità online, +14,6%, incluso il mobile advertising, settore che in questo periodo sta conoscendo un forte tasso di crescita. Si tratta però di un’eccezione: i dati parziali per l’anno che si è appena concluso indicano infatti un arretramento generale, che colpisce tutti i segmenti dell’industria della comunicazione.
Il rapporto Iem non si limita a fare un quadro della crisi, ma propone input strategici per uscirne al più presto. Servizi digitali più evoluti, possibili attraverso un’agenda digitale che ponga precisi obiettivi sia a livello di tempi che di risultati. E ancora, digital divide, digital literacy e business models da seguire. Si veda il caso della Germania, che negli ultimi anni ha investito 2,8 miliardi nel comparto IT e può vantare ad oggi una grande diffusione di Internet e della banda larga. Le sfide per il futuro dovranno dunque articolarsi su quattro driver di sviluppo: upgrade infrastrutturale, formazione, produzione di contenuti originali e politiche di salvaguardia della proprietà intellettuale. Tema, quest’ultimo, di grande attualità che vede il mondo dividersi sulle misure antipirateria da adottare.
“I media sono in crisi ed è necessario puntare sul nuovo che avanza”, così il giornalista Massimo Bernardini ha sintetizzato il report Iem. Quale strada seguire, è la domanda posta ai rappresentanti dell’industria della comunicazione italiana intervenuti nel corso del summit. C’è il modello di La7, che ha abbandonato il modello generalista e nel 2011 ha incrementato gli ascolti del 38%, trend che sembra confermarsi quest’anno. C’è Sky, che per il futuro punta sull’Hd e sul 3d, come ha spiegato Mario Filipponi, responsabile degli affari istituzionali di Sky Italia. C’è Mediaset, azienda che subisce, insieme alla Rai, la crisi della tv generalista e “sta realizzando un ampliamento dell’offerta tematica e digitale, come dimostra il nuovo prodotto, Tgcom24”, ha dichiarato Gina Nieri, consigliere dell’azienda fondata da Silvio Berlusconi.
“E’ necessario ripensare completamente il settore comunicazione in Italia”, ha affermato Carlo Degli Esposti, vicepresidente dell’Associazione produttori televisivi, “dobbiamo fare esattamente il contrario di quello che si è fatto in questi anni”.
Dalla televisione ai nuovi media. Ovvero, Internet e i servizi ott, “over the top”, sopra la rete. Servizi web forniti da soggetti terzi, indipendenti dai provider di connettività: motori di ricerca, social media, servizi di e-commerce e file sharing, solo per indicarne alcuni. “In questo periodo storico l’innovazione digitale è in grado di generare maggiore valore economico e di brand”, ha spiegato la direttrice dello Iem Flavia Barca. Un’innovazione che però rischia di creare uno scontro fra sistemi economici: il sistema statunitense, liberale per eccellenza, e quello europeo, sottoposto a maggiori vincoli normativi. E non a caso, ha proseguito Barca, se “servizi come YouTube, Facebook, Google e Apple non si sono sviluppati inizialmente nel contesto economico europeo, ancora estremamente frammentato e dove le imprese hanno una scarsa propensione al rischio, ma in Usa, dove le restrizioni sono meno forti”. Uno scontro fra sistemi, dunque: l’Europa tlc-centric e gli Stati Uniti ott-centric.
In questo contesto si pone un altro attore di primo piano: l’utente, trasformato da semplice fruitore a consumatore/media, in grado di produrre contenuti mediali.
Anche alla luce del ruolo centrale del ruolo di questo nuovo attore, Internet rappresenta un mercato strategico, e le politiche pubbliche internazionali dovranno essere capaci di ripensarsi per aprire nuove prospettive.
Marta Bonucci
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