In coincidenza col dibattito sul rinnovo della concessione della Rai e sulla ridefinizione di servizio pubblico, l’Associazione Infocivica ha deciso di rivolgere un appello al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Fondata fra gli altri da Jader Jacobelli, Infocivica si propone di favorire l’ideazione e la realizzazione di programmi d’interesse pubblico.

L’Associazione, che ha avuto come primi presidenti Bino Olivi e Gerardo Mombelli, riunisce, dall’inizio del XXI Secolo, docenti universitari, giornalisti e funzionari e operatori della comunicazione che sono impegnati e si battono per il rinnovamento del servizio pubblico radiotelevisivo in ambito italiano ed europeo e per la ridefinizione della sua missione nella società dell’informazione e della conoscenza.

L’appello rivolto al premier Renzi, che riportiamo di seguito, è stato lungamento discusso fra i soci di Infocivica ed è stato oggetto di confronti con amici e interlocutori dell’Associazione – l’ultima occasione è stato un ampio dibattito giovedì 7 luglio, presso la sede del Cime, il Consiglio italiano del Movimento europeo-. Tutti i lettori di Media Duemila e gli Amici dell’Associazione che condividono le finalità dell’iniziativa, che ha già raccolto autorevoli consensi,  possono aderire scrivendo a: somalvico@gmail.com

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Caro Presidente,

per cambiare la Rai ci vuole lungimiranza e coraggio.

Il rinnovo della concessione è un’occasione irripetibile per dimostrare che il governo è in grado di farsi carico della straordinaria rivoluzione digitale in atto.

La sfida è fare della Rai un’azienda utile alla formazione e ai bisogni dei cittadini. E per questo riconosciuta da tutti come meritevole di un canone (o di un finanziamento equivalente). Deve essere capace, insomma, di fornire un servizio fondamentale e strategico per la crescita culturale e sociale e per la vita democratica del Paese.

Non basta, dunque, una semplice, banale e pigra riscrittura della vecchia concessione. Oggi al governo si chiede un passo in più: quello di assumersi, insieme alla necessaria cautela e trasparenza nella gestione del denaro pubblico, una grande responsabilità pubblica di fronte al Sistema delle Comunicazioni, diventato più che in passato un pilastro anche dello sviluppo economico.

Le comunicazioni digitali sono la nuova agorà, sono il cuore di una nuova creatività condivisa e interattiva. E per dare sostanza al concetto moderno, contemporaneo, di responsabilità pubblica si chiede al governo di impegnarsi nel delineare peso e ruolo che si pretende dalla Rai per il prossimo decennio.

Infocivica (associazione nata nel 2003 grazie a Bino Olivi e Jader Jacobelli, e che ai temi del servizio pubblico audiovisivo ha dedicato tre lustri di ricerche e convegni) pensa che il Governo debba fissare come priorità quella di garantire a tutti i cittadini il diritto di accesso universale e tendenzialmente gratuito alle reti informatiche, anche attraverso lo sviluppo della banda larga.

Quanto alla Rai, Infocivica pensa che la nuova concessione debba indicare diversi compiti oltre a quello di continuare a produrre contenuti televisivi originali:

  1. assumere un rapporto diretto con tutti gli utenti, rapporto tanto più importante nell’era delle comunicazioni interattive in rete, immaginando anche una assistenza personalizzata per l’orientamento fra i contenuti e i servizi disponibili nelle reti.
  2. potenziare le forme di comunicazione istituzionale e crearne di nuove, magari più legate ai territori. Anche tenendo conto del patrimonio unico che in Europa ha l’Italia attraverso la miriade di emittenti ed agenzie informative locali che vanno incoraggiate a fornire servizi pubblici di prossimità.
  3. potenziare in ottica cross mediale la creazione di prodotti finalizzati innanzitutto all’educazione e formazione, oltre che – naturalmente – a sviluppare la dimensione interattiva, educativa e informativa di tutta la produzione del servizio pubblico, incoraggiando altresì nuove forme partecipative come le Comunità della Rete per realizzare inedite e più avanzate modalità di integrazione ed espressione civili.
  4. garantire attraverso la produzione e la libera disponibilità di contenuti nel sistema dei media elevati standard di qualità nell’informazione, nell’area educativa e formativa e in quella dell’intrattenimento, con lo scopo ultimo e dichiarato tipico di ogni servizio pubblico e cioè di connettere la cultura “alta” a quella popolare e di costruire coesione sociale e adesione alla vita pubblica.

Infocivica crede sia possibile avviare una fase costituente in cui il concessionario riceva il mandato di realizzare – anche in associazione con altri – la struttura più appropriata per assolvere i compiti delineati. Contemporaneamente governo e parlamento sono chiamati ad aggiornare le norme al fine di garantire ai cittadini il diritto di accesso universale a una rete di servizio pubblico, indipendente, autonoma, pluralista. E pensiamo anche a una separazione societaria più strutturata di oggi fra il trasporto del segnale e la fornitura dei contenuti (ovviamente per tutti i soggetti audiovisivi nazionali, non solo per la Rai); al bisogno di una profonda riorganizzazione interna che coinvolga sia il sistema dell’informazione sia quello dell’intrattenimento. In particolare. per cinema e fiction immaginiamo per il futuro della Rai un ruolo più incisivo nella promozione dell’insieme dell’industria audiovisiva e creativa.

La trasformazione della Rai da Broadcaster a Digital Media Company deve infine contribuire a ridurre il Digital Divide, che altrimenti diventa causa ed effetto di forme di marginalizzazione civica e culturale. È anche questa la strada per rilegittimare un sistema di finanziamento universalmente sottoscritto dai cittadini.

Il nuovo mondo della Rete – essendo già alle nostre spalle l’era del web –  è oggi al centro della vita democratica come lo è stata per 50 anni la televisione, e sempre più lo sarà.  Anche per l’azione, il controllo, la mobilitazione e la decisione politica.

Caro Presidente, restiamo a completa disposizione per eventuali approfondimenti.

 

 

 

 

 

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.