“Firma elettronica: tecniche, norme, applicazioni” è un libro utile per comprendere il mondo che ruota intorno alla firma elettronica, scritto da Pierluigi Ridolfi, amico da sempre di Media Duemila ingegnere, docente di Informatica nell’Università di Bologna, a lungo responsabile della ricerca IBM Italia e autore di numerosi saggi su tecniche di programmazione, organizzazione della ricerca, multimedialità, sicurezza informatica, accessibilità, tutti pubblicati da Franco Angeli e di altrettanto numerosi lavori scientifici.

Quest’ultimo libro è diviso in tre parti: la prima tratta delle tecniche di crittografia e in particolare dei moderni sistemi simmetrici di cifratura (a una chiave) e asimmetrici (a due chiavi), che sono alla base della tecnologia della firma e delle transazioni elettroniche di tipo commerciale e finanziario. La seconda parte illustra e commenta le norme di legge sulla firma elettronica e i relativi effetti pratici, la terza è dedicata alle applicazioni, ormai numerosissime.

Nell’introduzione si legge: “Capita, anche se non frequentemente, che la Gazzetta Ufficiale pubblichi norme ricche di terminologia tecnico-scientifica: di solito si tratta di documenti destinati ad operatori specializzati, che sanno come interpretarli, in base al proprio bagaglio culturale. Ha creato pertanto un certo disorientamento, almeno ad una prima lettura, il decreto del presidente della Repubblica n. 513 del 1997 sulla firma digitale e sul documento informatico che si rivolge soprattutto a personale caratterizzato da una formazione generale di tipo giuridico; questo decreto, infatti nell’articolo 1 introduce concetti matematici tutt’altro che banali come chiavi asimmetriche di crittografia, dando per scontato che tutti sappiano di che cosa si tratta. In realtà non è così: la materia è complessa e solo da poco tempo la conoscenza dei metodi crittografici si va diffondendo al di fuori della ristrettissima schiera degli esperti”. Il testo spiega con chiarezza la differenza tra firma digitale e firma elettronica.

“Non si tratta, infatti di sinonimi: il decreto sopra citato faceva riferimento a un unico tipo di firma, quella digitale, con particolari caratteristiche di sicurezza; successivamente, per effetto di una direttiva europea, è stato introdotto nel nostro sistema giuridico la firma digitale e che viene a coincidere con questa solo al massimo livello di sicurezza. Si può pertanto dire che la firma elettronica è un concetto di tipo generale e che, nell’ambito della firma elettronica, quella che il sistema giuridico italiano chiama firma digitale costituisce un caso particolare ma molto importante”.

Oggi si va sempre più affermando l’idea che la prossima rivoluzione sarà proprio legata all’introduzione e all’uso di massa della firma elettronica che snellirà una serie di processi, ma solo rendendo questi processi sicuri al cento per cento ciò sarà possibile. E’ ovvio dunque che qualsiasi cittadino del terzo millennio ha l’obbligo ed il dovere di informarsi e conoscere, anche se non nel dettaglio, il mondo della firma elettronica. Una firma che ci permetterà di siglare affari, compravendite, contratti stando comodamente seduti davanti al computer di casa o dell’ufficio.

La pubblica amministrazione sarà sicuramente un protagonista in questa nuova rivoluzione: “La firma elettronica è uno dei tasselli di un complesso mosaico tecnologico che costituisce la base sulla quale impostare i nuovi processi amministrativi dello Stato… Il piano operativo sul quale sembra che il Governo si stia orientando, e sul quale non si può che concordare, è di cominciare con la carta di identità e con la posta elettronica, prevedendo una firma, naturalmente elettronica. Ecco perché l’introduzione della firma elettronica nei processi amministrativi è importante: essa costituisce il primo passo sulla strada dei cambiamenti previsti per i prossimi anni”.

m.p.r.

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