I pesci si trovano dove sono i pesci! Il titolo del Blog di Palmer, che seguo da tempo, è una bella metafora per Instant Articles, la piattaforma che Facebook ha lanciato per e con gli editori USA. Veloce, reattiva con la stessa tecnologia utilizzata per visualizzare foto e video sul social network, e fino a 10 volte più veloce del web mobile standard, questo quanto comunica Facebook. I partner sono: New York Times, BuzzFeed, NBC News, National Geographic, The Atlantic, The Guardian, BBC News, Spiegel e Bild on-line. Non male.
Per ora in Europa la sperimentazione è in corso, approfondirò la prossima settimana.
Ritornando agli Usa, Jason Kint, CEO, di Digital ContentNext (Associazione degli editori online Usa) afferma che bisogna andare dove gli utenti lettori vogliono o amano essere ed ecco perché bisogna cercare i pesci dove sono. La mossa di Facebook sembra una di quelle win win situation anche perché gli editori possono vendere spazi pubblicitari e dunque guadagnare, in più avranno a disposizione i dati raccolti dal social. Anche Maurizio Costa, presidente FIEG, ieri (20 maggio) in occasione dell’incontro “Italia che cambia. Cambia il giornalismo?” ha sottolineato che l’accordo fra editori e Facebook è già un esempio di collaborazione perché è riconosciuto un diritto sui contenuti distribuiti.
Ora bisogna riflettere su alcuni punti. Facebook può controllare le notizie che distribuisce? I contenuti, si sa, sul social network diventano fondamenta per comunità che generano dati e vendita di informazioni agli inserzionisti. Se lo scopo di Facebook è il business legato ai 2 miliardi di smarthphone ed ai 4 miliardi di connessioni Internet dove la concorrenza è feroce e dunque a mantenere i suoi 850 milioni di utenti unici al mese, tutto rientra nello sviluppo di nuovi servizi.
Il problema, vero, risiede nelle comunità perché finora gli editori non hanno mostrato grandi capacità nel creare ambienti emotivamente paragonabili a quelli sui social.
Con questa nuova piattaforma dunque Facebook dà una spinta al settore dell’on-demand e si distingue da Internet in Occidente come in Oriente. In Indonesia per esempio molti ammettono di non essere su Internet ma costantemente su Facebook. (Leo Mirani Quartz).
Se Facebook porta ai lettori tutto quanto essi vogliono, in futuro tutto il resto del mondo Internet sarà ignorato? La concorrenza fra Apple e Google e, in misura minore Amazon e Uber si gioca proprio qui.
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