GIANFRANCO FINI.
La Rete come l’aria è un diritto per tutti, Media Duemila propone il discorso che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha tenuto in occasione del convegno “Internet è libertà : perché dobbiamo difendere la Rete”, affinché il dibattito continui ad essere attuale fra tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo del Paese e del mondo intero.
Il Sindaco di San Francisco, Gavin Newsom, ha detto che se improvvisamente il mondo restasse senza quotidiani e senza telegiornali i cittadini al di sotto dei trent’anni non se ne accorgerebbero nemmeno. Si tratta di un’affermazione certamente paradossale che rappresenta però efficacemente il rapporto con il mondo dei media che hanno le giovani generazioni.
Il mezzo che questa generazione usa quotidianamente per rapportarsi con la realtà , ma anche con gli amici, la scuola, lo sport, gli hobby, è Internet. Non a caso, è ai giovani che si è rivolto un sacerdote avveduto e fortemente impegnato nel sociale, don Fortunato di Noto, in una lettera ai cosiddetti “nuovi nati digitali” sottolineando l’importanza della “Rete per lo studio e per la didattica, per la solidarietà ”.
Sono fermamente convinto che la politica e le Istituzioni non possano rimanere silenti, ma partecipare attivamente al dibattito ed abbiano il dovere di approfondire la riflessione su questo mondo, cercando nuovi criteri interpretativi e proponendosi di guardare al futuro con sguardo lungimirante.
Al riguardo, è importante per una politica che spesso guarda con lo specchio retrovisore avere la consapevolezza di ciò che è davanti a noi, in particolare per mantenere desta l’attenzione dei più giovani verso le istituzioni.
Il tema è già al centro della riflessione politica in tutto il mondo, anche nei Paesi in cui la libertà è repressa e l’Italia non deve correre il rischio di rimanere prigioniera del ritardo culturale che deriva da una visione della questione vecchia, superata, come per esempio considerare il Web solo un nuovo media, una sorta di evoluzione della Tv o peggio un incrocio tra Tv, radio, computer e telefono.
Si tratta di una posizione di retroguardia che va superata anche per evitare che l’Italia si distanzi dagli altri Paesi europei che saggiamente investono ingenti risorse finanziarie a sostegno della Rete.
Desidero innanzitutto ricordare la raccomandazione sul “rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet” votata quasi all’unanimità (481 voti favorevoli, 25 contrari e 21 astensioni) nel marzo dello scorso anno dal Parlamento europeo e destinata al Consiglio. Secondo questa raccomandazione Internet “dà pieno significato alla definizione di libertà di
espressione” sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e “può rappresentare una straordinaria opportunità per rafforzare la cittadinanza attiva”. Secondo la raccomandazione, il diritto che gli Stati membri si arrogano di intercettare e controllare il traffico su Internet “non può essere giustificato dalla lotta al crimine”. L’Unione Europea ha altresì invitato gli Stati membri a garantire che la libertà di espressione “non sia soggetta a restrizioni arbitrarie da parte della sfera pubblica o privata”, e a “evitare tutte le misure legislative o amministrative che possono avere un effetto dissuasivo su ogni aspetto della libertà di espressione”, e in particolare “sul discorso politico”.
È altresì evidente, come del resto sottolineato anche dal Parlamento europeo, che Internet può essere uno strumento per istigare e per commettere reati particolarmente odiosi. Penso a recenti casi di cronaca che hanno visto vittime bambini, disabili e minoranze etniche. Spesso sono gli utenti stessi ad accorgersi degli abusi e a denunciarli telematicamente. Da questo punto di vista il Web dimostra di possedere una certa capacità di auto-controllarsi ma va detto che l’oscuramento dei siti utilizzati per attività criminosa può talvolta subire rallentamenti, specie quando i server sono all’estero. Ed è per queste ragioni, che è indispensabile rafforzare la collaborazione transnazionale in materia.
Tutto ciò non deve però farci mai dimenticare che Internet è soprattutto uno strumento di libertà e di conoscenza. Per comprendere quanto in questo senso sia importante la Rete è sufficiente ricordare il ruolo svolto dal Web durante i tragici avvenimenti in Birmania, o i continui tentativi di limitarne l’uso in Cina e in Iran.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione non governativa “Reporters sans frontières“, dal 2008 al 2009 si è registrato un ampliamento allarmante delle restrizioni sulla Rete. Sono cresciuti del 62 per cento i Paesi colpiti dalla censura, mentre i cyber dissidenti arrestati sono aumentati del 156 per cento (da 59 a 151). Un incremento che si è verificato soprattutto nei Paesi a scarso sviluppo democratico.
Questo è il motivo principale che a mio modo di vedere deve spingere tutta la comunità internazionale a creare un forte movimento a sostegno dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace 2010 a Internet, l’accesso al quale deve essere considerato un vero e proprio diritto fondamentale dell’uomo.
In tal senso, ho ritenuto opportuno sottoscrivere la motivazione della candidatura: “Abbiamo finalmente capito che Internet non è una Rete di computer. Ma un intreccio infinito di persone. Uomini e donne, a tutte le latitudini, si connettono tra loro, attraverso la più grande piattaforma di relazione che l’umanità abbia mai avuto. La cultura digitale ha creato le fondamenta per una nuova civiltà . E questa nuova civiltà sta costruendo dialettica, confronto e solidarietà attraverso la comunicazione. Perché da sempre la democrazia germoglia dove c’è accoglienza, ascolto, scambio e condivisione. E da sempre l’incontro con l’altro è l’antidoto più efficace all’odio e al conflitto. Ecco perché Internet è strumento di pace. Ecco perché ciascuno di noi in Rete può essere un seme di non violenza. Ecco perché la Rete merita il prossimo premio Nobel per la Pace: e sarà un Nobel dato a ciascuno di noi”.
Internet è dunque uno strumento di libertà attraverso il quale ognuno non solo esprime se stesso ma può esercitare il controllo sull’efficienza della pubblica amministrazione, e sulle Istituzioni, aprendo un nuovo rapporto tra cittadini e pubblici poteri. Un’esigenza riconosciuta dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, che ha ultimamente inaugurato (1° febbraio 2010) una nuova forma di colloquio diretto con i suoi connazionali,
rispondendo per 40 minuti su YouTube a 12 domande scelte tra le undicimila rivolte dai “navigatori”.
Va detto, ed è certamente positivo, che l’Italia sta facendo importanti investimenti per facilitare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Mi auguro si prosegua rapidamente per ridurre il divario esistente tra le diverse aree del nostro Paese, lo dico davanti ad importanti esponenti del Governo, consentendo al Sud come al Centro-Nord di utilizzare la Rete e di esprimere pienamente la propria libertà , attraverso l’utilizzo di infrastrutture telematiche d’avanguardia. Sono dell’avviso che la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica, la trasparenza dei siti istituzionali e politici siano per davvero uno strumento fondamentale per riannodare i fili di un rapporto spesso difficile tra cittadini e Istituzioni.
Gianfranco Fini
presidente della Camera dei deputati