Internet è un media freddo o caldo? Ne discutono Derrick de Kerckhove con Enrico Pulcini, autore del libro Fug@: la nostra dipendenza da Internet e come uscirne sani e salvi, ovvero: Internet sta cambiando il nostro cervello? Ai tempi di McLuhan era freddo, ma oggi è un mezzo completamente diverso grazie alla tecnologie. In passato era più povera la lotta che era fra le linee Secam e Pal.
Siamo alla FNSIcon il padron di casa Raffaele Lorusso, eppure la discussione inizia sulla televisione. Per de Kerckhove l’era del coinvolgimento non esclude nessuno schermo.
Francesco Rullani docente Luiss riporta la discussione sul libro dove si legge che Sorrento è indicata come il luogo dove i cittadini sentono meno la necessità di collegarsi ad Internet perché, come spiega Pulcini: “La piazza è ancora il luogo simbolo dell’interazione”.
Pulcini è un giornalista RaioRAi scettico, in sintonia con Lorusso che ricorda quando da giovane scolaro il padre gli impediva di usare la calcolatrice per i compiti di matematica.
“La tecnologia oggi tocca il centro del nostro essere – sottolinea il segretario FNSI – non solo perché può sostituire l’uomo nel lavoro, ma perché impone la ricostruzione della socialità”. Argomento ripreso anche da Francesco Rullani. “ Oggi vanno ripensati e ricostruiti i rapporti – dice – questo libro è un importante tassello del dibattito sulla ricostruzione indispensabile”.
Lorusso ritrova nel libro consigli utili per i nostri tempi dove il cervello spesso viene sostituito dalla tecnologia che copre funzioni tipiche del nostro apparato cerebrale. Riflette anche sull’economia low cost: “ E’ stato un bene o un male? – dice – negli USA già si parla di revisione”.
Usi ed abusi della modernità sono descritti nel libro di Enrico Pulcini, convinto che l’essere connessi 24 ore su 24 non è un abitudine corretta perché può alterare il livello di percezione della realtà.
Derrick de Kerckhove racconta di aver letto il testo due volte perché la sua prima reazione è stata di chiedersi: “Perché mai sono stato scelto io a presentare questo libro”. Una reazione che ricorda il libro di Chatwin, che ci faccio qua? “Ho capito, poi, che il testo serve alla transizione che viviamo – spiega il guru della cultura digitale – e che quindi va affrontata. Cosa succede è ben spiegato da Enrico Pulcini. La differenza fra la cultura precedente e l’attuale non è il digitale ma l’elettricità. Il digitale è solo la terza fase dell’elettricità. Qui in casa dei giornalisti è bene ricordare che noi siamo creature dell’alfabeto, abituate a leggere ed apprendere su carta. Nello stesso tempo siamo parte della cultura del selfi, e cioè della sparizione del sé. Con l’auto fotografia noi vogliamo assicurarci di essere. E’ l’elettricità a farà sparire il sé”.
Lo schermo è il nostro essere continuamente buttati verso l’esterno.
Il libro di Enrico Pulcini invita a riflettere anche su quanto stiamo cedendo rispetto all’autonomia, alla privacy. Per de Kerckhove abbiamo bisogno di un nuovo contratto sociale per ripensare la vita dell’uomo nudo in strada.
Lorusso conclude con una battuta sulla democrazia: “La rete è democratica ma fino a quando?”.