Aphorism è uno dei siti di neo-letteratura più longevi e visitati d’Italia, Ehiweb è un Internet provider italiano. Luigi da 14 anni vive il connubio libri & web, respira i tumulti dei cambiamenti nell’editoria e dirige Aphorism che conta più di 2500 autori e oltre 20.000 like su Facebook.
Ho chiesto a Luigi qualche minuto del suo tempo per riflettere insieme su un tema che mi appassiona molto, la fruizione dei contenuti, in particolare libri passando anche per la musica.
Per me che divoro saggi e mi piacerebbe leggere più romanzi, che amo studiare ancora sui libri di carta da scarabocchiare, evidenziare e su cui prendere nota, racconto un po’ di dati, visioni e prendo spunti da articoli, storie e faccio domande!
In un articolo del Sole 24 ore di qualche giorno fa Russ Grandinetti Viceprensidente di Amazon e Responsabile della piattaforma Kindle dice con chiarezza che Kindle deve aiutare i libri a competere contro Twitter e Facebook, il tempo di lettura e la concentrazione sui libri è sempre più labile e scandita dal controllo delle mail e dalle notifiche di Facebook.
Ho trovato questo prossimo traguardo molto calzante, tu cosa ne pensi?
Penso che sia un’ambizione lecita, anzi auspicabile.
C’è un tempo per tutto e il tempo per leggere dovrebbe essere sacro.
Ci sforziamo ogni giorno per diventare e definirci “multitasking” ma credo che una buona lettura vada fatta senza distrazioni. Aprire un libro è un gesto antico, quando siamo connessi con le pagine e i personaggi di una storia inneschiamo un rapporto di fiducia tra noi e l’autore che ci ospita in una dimensione parallela.
Se in quel momento abbiamo deciso di leggere, tutto il resto può attendere.
Mark Coker fondatore di Smashword il più grande distributore di libri indipendenti prevede che gli autori indipendenti controlleranno oltre un terzo (35%) del mercato complessivo in sette anni. Ma una domanda sorge spontanea, il Self-publishing sarà in grado di garantire nel tempo la qualità che ci si aspetta? Nella tua esperienza vissuta sul campo, cosa ne pensi della qualità dei libri “fai da te”?
La crescita del self-publishing c’è, e chi lavora nel settore fa bene a considerarla.
Quando tanti autori hanno cercato un’alternativa all’editoria a pagamento, sono arrivate le pubblicazioni in proprio. C’era la domanda e il mercato non ha fatto altro che generare l’offerta giusta.
L’editoria tradizionale sta cambiando ed è un processo irreversibile, tutta la filiera del settore deve ragionare sulle proprie responsabilità e sul ruolo da assumere in futuro.
Per molti il self-publishing è l’unica possibilità per pubblicare e quando gli scrittori emergenti mi domandano cosa scegliere tra l’editoria a pagamento e il self-publishing, io non ho dubbi: se devono spendere dei soldi tanto vale investirli su di sé.
Ho visto belle esperienze nate attorno a buoni libri: si crea un progetto, si realizzano booktrailer, si organizzano presentazioni, si fa promozione online su blog e social. I più bravi coordinano benissimo queste attività, creano la propria nicchia e fanno bei numeri: mi sembrano tutti stimoli interessanti da considerare prima di lanciarsi in un settore molto difficile.
Certo, così come si realizzano libri di buona qualità ce ne sono anche di scarsi ma alla fine, ripensandoci, quanti brutti libri pubblicano anche piccole e grandi case editrici?
E’ inevitabile che la spinta del mercato ebook si avvicinerà ai modelli di business di Spotify e Pandora, puntando sull’abbonamento e garantendo accesso a mole di dati infiniti. La fruizione della musica e delle “parole” si evolveranno verso la stessa direzione?
L’abbonamento Kindle Unlimited di Amazon è già in questa direzione.
A me non ha ancora convinto perché il catalogo italiano non è vastissimo e non ho sostituito del tutto le versioni stampate a vantaggio di quelle digitali.
I miei acquisti si dividono al 50%: se quando cerco un libro la versione digitale non è disponibile oppure ha un prezzo del tutto simile alla versione stampata, allora compro ancora volontieri la carta.
Conosceremo sempre di più cosa significa passare da un libro all’altro, leggere più libri contemporaneamente e forse porremo meno attenzione alla lettura e calerà la “profondità” di fruizione? Oppure sta già accadendo?
Credo che leggere sia un’azione molto soggettiva, come scrivere: ognuno ha il suo stile.
Io non riesco a leggere in contesti come la metro o mentre ascolto musica, altri sì.
Non amo leggere più libri contemporaneamente ma passo da una storia all’altra di continuo, appena finisco un libro ne inizio un altro. A volte incrocio libri che sembrano fondersi tra loro, mi è successo di recente dopo aver letto “La sposa silenziosa” di A.S.A. Harrison e “L’amore bugiardo: gone girl” di Gillian Flynn: provate a leggerli e mi capirete
meglio.
Poi mi piace scegliere libri da portare in viaggio, per leggere storie ambientate nei luoghi che sto visitando o che visiterò: è come abbinare un buon vino a un pasto.
La natura della carta e le caratteristiche intrinseche dei libri come li abbiamo conosciuti dai recenti studi svolti sembrano non perdere il loro sexappeal La topografia dei libri ci salverà?
Come spiegavo in una risposta precedente, per me la tecnologia ha integrato la carta stampata e non l’ha sostituita del tutto. Continuo a comprare libri tradizionali se sono edizioni particolari o se hanno prezzi simili alle versioni digitali.
L’innovazione e la tecnologia servono per migliorare e semplificarci la vita, non per complicarla. Questo discorso vale anche per i libri: la dicotomia “libro vs. ebook” è un finto problema. Il vero problema è che gran parte delle persone non legge nessuno dei due. Quando ho iniziato a leggere in digitale non ho pensato di perdere il profumo della carta, ho pensato al dizionario integrato che mi mostrava il significato delle parole. Non ho pensato che avrei perso il fruscio delle pagine, ho pensato alla possibilità di ingrandire i caratteri per facilitare la lettura. Mi sono concentrato sui pregi, che sono tanti, non sui presunti difetti. Anche le mappe mentali durante la lettura le trovo più semplici: ho i segnalibri, cerco una parola o un nome e trovo un elenco che mi porta alle pagine in cui compaiono, prendo note, sottolineo, vedo i passaggi che sono piaciuti di più ad altri lettori.
La tecnologia applicata alla lettura non mi ha tolto niente, semmai mi ha arricchito.
A questo punto non mi resta che chiederti, mi consigli un libro da leggere?
Ahia! Ecco la risposta più difficile! Sono così tanti i libri belli che oltre ai due già citati, preferisco consigliare qualche autore che apprezzo, così puoi cercare tra le loro opere e scegliere: Josh Bazell, James Frey, Christopher Moore e Dan Rhodes, provane un paio ciascuno.
Tra gli italiani mi piace consigliare Eugenio Corti, che nella monumentale trilogia “Il cavallo rosso” mi ha dato un modello di riferimento decisivo per la formazione della mia idea di impresa; e poi Giorgio Scerbanenco, Domenico Starnone e Attilio del Giudice, quest’ultimo un autore moderno, una penna intelligente che ho avuto il piacere di conoscere proprio grazie ad Aphorism. Circa 14 anni fa abbiamo iniziato a scambiare email e dopo 10 anni di amicizia virtuale ci siamo conosciuti davvero, abbiamo girato un mini-documentario dedicato alle sue opere e ancora oggi continuiamo a sostenerci l’un l’altro nelle nostre attività.
Anche una storia come questa alimenta la personale convinzione che la tecnologia al servizio della cultura è un arricchimento per tutti, non un limite.
Ringrazio di cuore Luigi! Buona lettura.
Grazie a te, grazie a voi! Buona lettura ;)