Credibilità delle fonti digitali nell’era del deepfake

Un sogno che mi ha fatto riflettere: aprendo il telefonino mi appare un video porno. Niente di anormale succede, ma guardando meglio mi accorgo che l’immagine mi è familiare. E qui arriva stupore, angoscia: quello sono io. No non può essere vero, sono io con abbigliamento intimo leopardato.

Sembra la versione kitch di una puntata di Black Mirror, e invece oggi questo incubo si trasforma sempre più spesso in realtà. E’ l’era del deepfake!

Informazioni, dati, immagini o video possano essere modificati, si sa.  Tecniche di montaggio e Intelligenze Artificiale (AI) con strumenti a portata di tutti stanno rapidamente ‘democratizzando’ la capacità di produzioni contraffatta. App disponibili per Pc o smartphone rendono possibile ciò che  fino a fino a 10 anni fa erano in grado di fare solo grandi organizzazioni. In effetti screditare il proprio avversario politico o diffamare l’ex partner costruendo falsi, perfettamente credibili sta diventando prassi perché è facile quanto un gioco da ragazzi. La mia domanda è: quale credibilità potranno ancora avere le fonti digitali nell’era della contraffazione facile? Stiamo davvero entrando nell’era dell’apocalisse dell’informazione?  Sono certo che siamo nel bel mezzo di una crisi epistemologica dove i criteri di verifica delle notizie si avvicinano sempre più a quelli per le credenze popolari.

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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".