Le trattative per un cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza, in cambio della liberazione degli ostaggi, non approdano a un accordo, quando il Ramadan sta ormai per incominciare – l’inizio è previsto domenica 10 marzo -, con tutti i rischi di accresciuta tensione tra ebrei e musulmani che il ‘Mese del Digiuno’ spesso porta con sé a Gerusalemme e nei territori.

I mediatori egiziani, che con quelli del Qatar e degli Usa hanno cercato di cucire una tregua basata sul rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas e ad altri gruppi terroristici in cambio della liberazione di centinaia di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane, paiono ora rassegnati al fallimento, nonostante l’ottimismo manifestato, la scorsa settimana, dal presidente Usa Joe Biden. Ma sviluppi a sorpresa, in questo contesto, sono sempre possibili.

La guerra entra nel sesto mese e continua: nella Striscia di Gaza, dove i morti hanno superato quota 30 mila; e in CisGiordania, al confine tra Israele e Libano, nel Mar Rosso, dove domenica è entrata in azione per la prima volta una nave italiana, il cacciatorpediniere Duilio.

E si combatte sempre anche sui fronti dell’Ucraina: da mesi, Kiev non riceve più aiuti occidentali nella misura sperata. Le guerre sono una componente della notte elettorale Usa del Super Martedì, tornata di primarie determinante verso le elezioni presidenziali del 5 novembre – Joe Biden e Donald Trump vincono entrambi a mani basse -.

Trump esprime in forma più esplicita che mai finora il sostegno a Israele nella guerra a Gaza, proprio mentre cresce la pressione, dentro e fuori gli Stati Uniti, perché Washington metta un freno all’alleato. “Sì”, risponde in magnate, a chi sulla Fox gli chiede se sia “nel campo di Israele”. L’intervistatore incalza: l’ex presidente – chiede – “condivide” il modo in cui Israele conduce l’offensiva nella Striscia? “Sì – risponde il magnate -: deve risolvere il problema”.

Invece, Biden incappa in uno screzio ucraino. La first lady ucraina Olona Zelenska declina l’invito a seguire dalla tribuna degli ospiti, accanto alla first lady Jill Biden, il discorso sullo stato dell’Unione del presidente giovedì sera. Gli ucraini non apprezzano che, accanto a Jill, debba pure esserci la vedova dell’oppositore russo Alexiei Navalny, perché per il defunto dissidente la Crimea è russa. Alla fine, non ci saranno né Olona né Yulia.

 

Articolo precedenteIndagine Ipsos: i libri piratati costano al mondo del libro 705 milioni di vendite e la perdita di 4.900 posti di lavoro
Articolo successivoCipolletta (AIE): “La pirateria danneggia il futuro professionale di migliaia di ragazzi e ragazze”
Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.