di SARA ALESI –
Con grande successo di pubblico si è svolta lunedì scorso la festa di inaugurazione del Bibliobar, l’open space dell’Istituto Leonarda Vaccari, nel quartiere Prati, che da 70 anni si occupa di rieducazione, riabilitazione e reinserimento di persone con disabilità.
Alla serata è seguito l’incontro dal titolo “Quando la cultura è terapia”. Un dibattito moderato da Enrica Bonaccorti, che ha visto protagonisti il nostro direttore scientifico, Derrick de Kerckhove, Corrado Calabrò, in veste non di Presidente dell’Agcom ma in quella, meno nota, di autore di poesie, e la presentatrice, scrittrice e giornalista Serena Dandini, sorella della Presidente Saveria Dandini de Sylva, e nipote della fondatrice dell’Istituto.
“Se la cultura è parte integrante della nostra vita e se facciamo un uso intelligente del nostro tempo, allora riusciamo meglio a reagire allo stress della vita moderna”. Con queste parole la moderatrice ha aperto il dibattito con Calabrò che ha posto particolare enfasi soprattutto al suo io poetico: “Giambattista Vico diceva che senza capacità di stupirsi non c’è percorso di conoscenza – ricorda Calabrò – . La fisica mia grande passione mi ha condotto a John Hopkins ed agli studi sull’Universo. Quanto più scopriamo l’Universo tanto più ci risulta incomprensibile, dunque non ci resta che la poesia”.
Serena Dandini ha presentato il suo libro “Dai diamanti non nasce niente”, un testo sul giardinaggio edito da Rizzoli ed ha sottolineato la necessità, per fare terapia, di passione e di amore, indispensabile per una guarigione completa. Ha poi elogiato la Rete Internet per aver dato la possibilità a tutti di accedere alla cultura e l’ha descritta come lo strumento democratico per eccellenza. Tema, quest’ultimo, che il nostro direttore scientifico ha approfondito parlando della “Primavera araba” come un processo che non sarebbe stato possibile se non ci fossero stati Twitter e Facebook. “Twitter è un modo per difendersi contro il potere centrale – ha spiegato – siamo dentro una grande metamorfosi, nella fase del Pinocchio 2.0, nella fase dell’ultra Rinascimento”.
De Kerckhove ha poi parlato anche dell’importante connubio tra linguaggio ed elettricità ed ha definito il telegrafo come “l’unione del massimo della complessità, cioè il linguaggio, con il massimo della velocità, che è l’elettricità”. Inoltre ha parlato della nostra cultura, quella greco-romana, e di come sia nata con la tragedia, “un sistema culturale per curare una popolazione intera, quella greca, la cui malattia era l’alfabetizzazione che creava una dimensione nuova del linguaggio e quindi una sorta di schizofrenia con, da una parte, un’ identità privata, personale e, dall’altra, quella tribale, arcaica”. “Ci troviamo adesso – secondo de Kerckhove – in una fase di nuova schizofrenia, stiamo attraversando una transizione che non sappiamo dove ci porterà. Senza tecnologie la cultura greca è passata dall’oralità alla scrittura, cioè al silenzio del linguaggio. L’elettricità fa il contrario, mette il linguaggio alla velocità della luce, ciò ci conduce ad un cambiamento fondamentale del nostro modo di essere”.
Quello del 10 ottobre è stato solo il primo di una serie di incontri, organizzati dalla Fondazione Vaccari, dedicati alla cultura come mezzo per aiutare a vivere chi è diversamente abile, perché, come dice la Presidente Saveria Dandini de Sylva “occorre una rivoluzione culturale per coinvolgere la società e ribaltare la prospettiva per cui sono le persone disabili a doversi integrare”. Un percorso che Media Duemila sosterrà e divulgherà costantemente.
Sara Alesi
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