di DARIO GENTILI –

Con la voce “Scautismo e guidismo in Portogallo”, in 11 anni di attività, Wikipedia Italia ha raggiunto 1.000.000 di voci. È un risultato considerevole per la versione italiana dell’Enciclopedia più consultata nel mondo. Oltre alla sottolineatura del suo evidente valore simbolico, il dato suggerisce una breve riflessione. Il tetto di 1.000.000 di voci era stato finora superato soltanto dalle edizioni inglese, francese, tedesca e olandese; quella italiana è quindi la quinta al mondo. Il nostro Paese è – una volta tanto – all’avanguardia nel campo della cultura digitale. Questo dato sembra in netta controtendenza rispetto alle statistiche sull’alfabetizzazione informatica italiana, che colloca il nostro Paese in una posizione molto meno prestigiosa. Il confronto tra queste due statistiche suggerisce però una chiave interpretativa – che trova riscontro anche nelle inchieste sui “lettori” di libri – estremamente significativa: così come il mercato editoriale – a dispetto delle scarse percentuali di lettori abituali – si regge su pochi lettori molto “forti”, allo stesso modo il nocciolo di utenti che animano Wikipedia deve essere molto”forte”, considerando che sono ancora pochi quelli tra gli utenti abituali che trovano il coraggio d’intervenire attivamente sulle voci e correggere eventuali errori o imprecisioni.
Wikipedia è allora uno specchio fedele della realtà italiana, e anche dei costumi degli italiani. Scorrendo le statistiche dell’Enciclopedia online, infatti, le voci con più persone attive al loro aggiornamento riguardano l’ambito del calcio; molto attivi sono anche gli utenti che intervengono sulle voci concernenti lo sport in generale e la politica. Questi dati confermano il carattere “popolare” di Wikipedia, ma, considerando l’intensità del ritmo con cui si aggiorna l’attualità di questi ambiti, salta agli occhi la presenza frequente nelle statistiche di voci specialistiche e riconducibili comunemente alla cultura alta. Insomma, ce lo ricorda anche Wikipedia che siamo un Paese ricco di contraddizioni.

Dario Gentili

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