La presidente della Camera Laura Boldrini chiama in causa i cittadini e lancia, proprio oggi, venerdì 12 febbraio, una consultazione pubblica perché possano dire la loro sulle carenze dell’Unione europea e sui risultati finora raggiunti, sul suo assetto istituzionale e soprattutto sulle sue prospettive future: la trovate su civici.eu.

E’ uno dei fermenti europei che attraversano Roma in questi giorni. Il premier Renzi ha decisamente imboccato la via del catastrofismo catartico, di stampo molto toscano (“E’ tutto da rifare”). Il ministro degli Esteri Gentiloni riunisce i colleghi dei sei Paesi fondatori dell’allora Comunità economica europea.

Nell’iniziativa della Boldrini, c’è la consapevolezza che l’Unione non soddisfa le attese della gente, non è all’altezza dei suoi principi e delle sue ambizioni e non riesce a dare ad esempio concretezza alla cittadinanza europea –come potrebbe avvenire con un ‘reddito minimo di dignità’-. Ma c’è pure la coscienza che, senza il conferimento di sovranità all’Unione, noi europei, che siamo tedeschi o greci, francesi o balcanici, italiani o baltici, siamo condannati alla irrilevanza.

La consultazione, che vuole “passare la parola ai cittadini sullo stato e sulle prospettive dell’Ue”, si articola in sette quesiti e si muove lungo l’asse dei temi della dichiarazione “Più integrazione europea: la strada da percorrere”, sottoscritta il 14 settembre a Montecitorio dai presidenti delle Camere di Italia, Francia, Germania e del Parlamento del Lussemburgo – allora, il GranDucato aveva la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue – e successivamente firmata dai presidenti delle Assemblee parlamentari di altri sette Paesi (Austria, Cipro, Bulgaria, Portogallo, Slovenia, oltre che dei candidati all’adesione Albania e Montenegro –Belgio e Grecia stanno per aggiungersi -) e consegnata in dicembre ai presidenti della Commissione e del Parlamento europei Juncker e Schulz.

Subito dopo avere lanciato la sua consultazione, la Boldrini andrà sull’isola di Lesbo, in Grecia, per riaffermare che nell’isola dell’Egeo, come già a Lampedusa, l’Unione mette alla prova la propria identità: la questione migranti è centrale, nelle attese e nelle ansie dei cittadini europei. Il 22 al 24 maggio, poi, la conferenza dei presidenti dei Parlamenti dell’Ue si riunirà a Lussemburgo: la dichiarazione ‘Più integrazione europea’ vi sarà discussa e c’è l’idea di un ‘pellegrinaggio’ a Schengen, per riaffermare la libertà di circolazione delle persone nell’Unione e dire no a disegni riduttivi.

I progetti della Boldrini vanno oltre, agli Stati Uniti d’Europa e a un ritorno a Ventotene che sia non un pellegrinaggio nella retorica, ma a una ripartenza poggiata sull’analisi dei bisogni e sul consenso dei cittadini europei. Un percorso che la presidente affronta – dice – con il sostegno della Camera, che il 10 settembre votò una mozione d’appoggio, in apparente contrapposizione all’attuale contesto dei rapporti tra Ue e Italia. Ma l’idea venne alla Boldrini “in tempi non sospetti”, tra rischi di Grexit e drammi di migranti: la stella polare non è un vantaggio nazionale, ma il destino europeo comune.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.