La comunicazione pubblica dell’Europa, Istituzioni, cittadini, e media digitali, di Lucia D’Ambrosi, Carrocci Editore, 2019, pag. 145

La comunicazione sull’Unione europea assume un’importanza fondamentale nell’orientamento dell’opinione pubblica e nel processo di democratizzazione sovranazionale. In particolare, la comunicazione prodotta dai media dei diversi Stati membri diventa uno strumento fondamentale se diretta a offrire notizie d’interesse per i territori e le necessità dei cittadini, attraverso una definita programmazione locale.

Comunicazione – Ue – AmbrosiMalgrado i diversi cambiamenti che hanno reso più efficace l’attività di comunicazione prodotta dalle istituzioni europee con azioni mirate, permangono una serie di criticità connesse alla difficoltà dei media di comunicare la complessità sistemica del funzionamento dell’Unione europea. Da considerare, inoltre, le routine produttive delle agenzie stampa con tempistiche diverse a livello europeo e nazionale, che impongono alle agende locali di adeguarsi il più possibile ai tempi decisionali delle istituzioni comunitarie.

Il libro La comunicazione pubblica dell’Europa, Istituzioni, cittadini, e media digitali vuole fare riflettere sull’accresciuto impatto della comunicazione dell’Ue nei diversi e variabili flussi che traggono origine dall’attività istituzionale svolta dagli organi rappresentativi centrali e nazionali e dall’informazione prodotta dai media.

Lucia D’Ambrosi, già autrice dei libri Giovani oltre la Rete (Bonanno, 2012) e Dal comunicare al fare l’Europa (Eum, 2016), è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze politiche, della Comunicazione e delle Relazioni internazionali dell’Università di Macerata, dove insegna Comunicazione pubblica e open government.

La D’Ambrosi mette in evidenza come la rappresentazione pubblica dell’Europa prenda forma in un contesto mediatizzato in cui la stessa costruzione di significato è prevalentemente orientata alla dimensione nazionale e talvolta non coerente con gli orientamenti della politica di comunicazione della governance comunitaria. La narrazione che ne consegue tende spesso a configurare uno scenario semplificato o troppo generico, poco adeguato a sollecitare una visione critica da parte dei cittadini sulle questioni europee. Considerando la varietà di sollecitazioni che derivano dal confronto tra i molteplici soggetti coinvolti, come giornalisti, organizzazioni mondiali e agenzie informative, il rischio è che gli esiti risultanti da tali forme di compromesso producano un’informazione non sempre coerente o alterata da processi di manipolazione, in contrasto con le notizie presenti nelle arene informative istituzionalizzate.

Al riguardo diversi studi, pur confermando la maggiore visibilità della questione “Europa” nei contenuti mediali, rivelano, tuttavia, come molti canali informativi siano orientati a trattare la notizia inserendola in un contesto narrativo ancorato alle vicende politiche locali. Altre ricerche empiriche sul tema fanno emergere, inoltre, la prevalenza di schemi interpretativi sostanzialmente simili e con lo stesso livello di attenzione nella trattazione mediatica dei principali temi europei nelle singole sfere locali. Ciò, se da una parte potrebbe favorire un crescente dibattito riguardo alle grandi questioni emergenti, risulta, invece, poco rispondente a un confronto a livello orizzontale con gli altri Stati membri, poiché le culture politiche nazionali continuano a determinare il quadro normativo all’interno del quale vengono pubblicamente analizzate le scelte di politica europea.

 La conseguenza è che i grandi temi europei sono effettivamente interpretati dai cittadini in modo rilevante solo se incentrati sugli interessi locali, mentre la loro risoluzione viene percepita come questione ‘estranea’ perché di competenza degli organi decisionali comunitari. Questa situazione, piuttosto che alimentare una dinamica politica di dibattito tra i cittadini su quale sia l’interesse comune europeo da perseguire, sposta l’attenzione all’interno del quadro politico-sociale dei diversi Stati membri e sulle competenze della sovranità nazionale, soprattutto da parte di coloro che hanno un atteggiamento critico nei confronti dell’Ue.

La D’Ambrosi riferisce anche un ulteriore aspetto che ostacola la copertura più ampia dell’informazione, cioè l’orientamento dei messaggi verso un pubblico di nicchia. Le notizie che provengono “dall’Europa” sono spesso percepite come lontane, difficilmente comprensibili rispetto agli elementi culturali, linguistici, geopolitici di ciascuno Stato membro. Una recente ricerca svolta dall’Osservatoria di Pavia (2014) sui network televisivi di cinquePpaesi europei nel triennio 2009-2011 segnala la tendenza da parte dei media a parlare di Europa principalmente con riferimento alla crisi economica e alla politica dell’austerity. Del tutto marginali risultano, invece, le notizie connesse alla dimensione identitaria europea e alle sue radici, con una conseguente disaffezione dei cittadini verso i simboli e le politiche dell’Unione europea.

Lavinia Giampiccolo

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