Nella splendida cornice dell’Hotel Aequa di Vico Equense, si è svolta lo scorso weekend la prima tornata della “Scuola di Democrazia”, organizzata da Media Duemila, Demoskopika e Democrazie digitali, con la guida sapiente di Milly Tucci e Maria Pia Rossignaud. Molti i temi trattati, dalla necessità di tornare ad una comunicazione autorevole, vera, semplice, grazie all’intervento dello Spin doctor Eugenio Ioro, all’uso dei termini, cosiddetto Glossario della politica, con esempi pratici anche di satira, ricordando il famoso Cetto Laqualunque, a cura di Raffaele Rio, all’uso del Crowdfunding per sostegno a progetti, anche da parte delle Amministrazioni pubbliche, nonchè Associazioni, e Fondazioni, portando ad esempio realtà della città di Napoli, quartieri resi migliori grazie a questa opportunità, come ha ben spiegato l’esperta, e Consigliera del Municipio 10, Sara Petricciuolo.
Utile anche il confronto tra Sindaci del Sud, che hanno trasmesso le loro diverse esperienze ed azioni per i loro territori, da De Magistris ( Napoli) ad Amitrano (Pompei) al Vice Sindaco di Lecce, Alessandro Delli Noci, a Giuseppe Cuomo (Sorrento) a Nella Cirillo e Vincenzo Ascione,rispettivamente assessore e Sindaco di Torre Annunziata
Le due giornate formative si sono egregiamente concluse con la Lectio Magistralis a cura di Derrick De Kerkhove, il Professore “guru”, come viene definito, della “Felicità urbana” Un concetto importante questo, che muta, ovviamente, a seconda della realtà in cui si cala. E sicuramente una sorta di Manifesto dal quale ripartire, senza il quale “nessun territorio può definirsi paese!” Il contagio della felicità, possiamo dire essere una sfida culturale che parte dal concetto che intreccia filosofia e pragmatismo di cui De Kerkhove ha ampiamente parlato.C’è necessità di riappropriarsi di confronto reale, e non virtuale, fare delle diversità una ricchezza, nell’interesse del Bene comune. Il ricordo di Filangieri, che già negli anni della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, parlava di “Diritto alla felicità” a Benjamin Franklin, mette bene in luce un illuminismo indispensabile da recuperare. Aggiungo, un nuovo Umanesimo, che non è umanità, ma altro.
Forse anche un nuovo Rinascimento, una nuova epoca che possa dare dignità, lavoro, uguaglianza, con diritti e doveri di ognuno. De Kerkhove , nella sua Lectio, ha parlato di “Datacrazia”, un termine nuovo che si sostituisce , provocatoriamente, a quello di “ Democrazia”.
Di cosa si tratta? Sappiamo bene da cosa nasce il termine Democrazia: Demos= Comunità, e Kratos=Potere. Quindi il diritto alla partecipazione popolare nelle decisioni politiche. Oggi, più che Demo, c’è Data. Nell’era modera contano più i flussi di informazione di rete, gli indirizzi di pensiero ben pilotati, attraverso i media ed i social, la contro- informazione e la disinformazione, come le fake news, che l’intelligenza privata, la memoria, il giudizio scevro. La democrazia non è compatibile con la cultura digitale. Oggi si assiste all’epoca dei Big Data, come “ripositorio della nostra memoria, e coscienza, si può dire una sorta d’incosciente collettivo digitale” La post verità abbatte la triangolazione del Significato, Significante e Referente, offuscando la frontiera tra realtà e finzione. Questo è l’effetto delle Fake news, e lo sparire del referente fa emergere confusione tra oggettivo e soggettivo.
Ed in un tempo in cui l’utente medio non si interessa di andare a fondo, per capire la vericidità o meno di una notizia, chi è il responsabile primo della regolazione tra vero e falso? L’impatto divisivo creato dalla viralità del “On Line”, dato dalla distruzione della coesione sociale, e sapiente-strumentale uso delle emozioni, conduce indubbiamente ad una geopolitica fatta di populismo, autocrazia, “alternate truth”. Oggi si arriva ad usare metodi e strumenti tali da sovrapporre volti ad altri, con toni della voce di altre persone per farne uso specifico, alla nostra insaputa.”I Guru dell’high – tech, ed i profeti della Silicon Valley- dice De Kerckhove- stanno dando vita ad una nuova narrativa universale che legittima l’autorità degli algoritmi ed dei Big Data” Un nuovo credo che potremmo definire Dataismo. La mano invisibile del flusso dei dati, capaci di influenzare e dirottare le scelte di tutti. Non a caso, la dittatura del Governo cinese, impedisce l’uso dei social, e del web. Ecco di cosa tratta la Datacrazia. Ed al di là della tecnologia, perché incide così profondamente in noi? La nostra specie di Homo sapiens, ha sviluppato, parallelamente al processo di amplificazione mnemonica, quello esperenziale. Noi sostanzialmente siamo una specie che, più degli altri, siamo “esperienza-dipendenti”. Questo ha condotto nell’ultimo mezzo secolo a sviluppare un particolare accesso alle informazioni provenienti dalla sociosfera caricandole di significati primitivi ed essenziali per il nostro vivere sociale e fisico. Per questo motivo il sistema limbico del nostro cervello, deputato alla elaborazione delle emozioni anche primarie, ha sviluppato in breve tempo un processo di “allerta” basato sulla funzione della Amigdala (regione del cervello deputata a liberare gli ormoni operativi che ci fanno scappare in caso di pericolo o attaccare in caso di difesa) a rispondere con le stesse modalità alle informazioni che vengono recepite come “assolutamente vere” o comunque di alto grado di oggettività. Da sempre la rappresentazione di una dimensione numerica induce in noi un comportamento ristretto alle due possibilità “vero-falso” . Si suole dire che la “matematica non è una opinione !” In modo da renderla assolutamente vera nelle sue espressioni. Per cui, una qualsiasi informazione che abbia come basamento il dato numerico, paranumerico, statistico, viene immediatamente associato, a livello emotivo, ad una risposta classica del sistema limbico-amigdala che produce solo due modalità di risposta :
1) Fuga – difesa- pericolo.
2) Attacco – Supremazia- Vantaggio- Demonizzazione dell’avversario.
Tale tipo di comportamento istintuale si è, quindi, collegato in questo frangente di tempo (circa mezzo secolo, come si diceva sopra) ad una risposta emotiva primaria che ha come fondamento una “verità” parascientifica condivisa da una maggioranza sempre più importante di soggetti, appartenente trasversalmente un pò a tutte le classi sociali. Non sono concetti facili, ammettiamolo, ma bene iniziare a capire perché sarebbe utile ed importante riappropriarsi del potere sui nostri dati.
E quindi, che fare? Tutto è perduto? No. Assolutamente no. Ma occorre, oggi più che mai, tornare a parlare di Felicità, perché siamo passati dal “Dividi et impera” al “Con-dividi et impera”. Condividere è necessario, ma la rete non aiuta i processi decisionali in serenità, perché la vera democrazia intesa come la forma più nobile dello stare insieme,si alimenta e si consolida, non certo con l’odio ed il rancore che i social alimentano, non certo con le false verità e la propaganda populista, ma con la condivisione pacifica e rispettosa dei valori sanciti dalla nostra Costituzione. Con la tolleranza verso il nostro prossimo e la altrui cultura. Abbiamo davvero perso di vista tutto questo, forse davvero e da tempo la manipolazione è iniziata, piegandoci al becero sistema abile a creare nemici, più che amici, da mandare alla forca popolare. I Barabba. E lo vediamo ogni giorno. Ma, c’è un ma. E lo dico da tempo. In questi due giorni, tra tutti i presenti, esperti di comunicazione e social, giovani e politici, si è creata una magia. Seppur provenienti da aree politiche diverse, erano lì, insieme a darsi la mano per cercare di cancellare questa dannosa visione partigiana che ci sta portando al macero. E se questa Accademia di democrazia è stata solo una prova, un primo esperimento, direi che è pienamente riuscito. In questi due giorni si è respirata un’aria antica, come in tempi in cui si seminava nei villaggi l’importanza dell’esserci per la comunità. Riappropriamoci di questo. Ripartiamo dalla ricerca della felicità. Ad iniziare da quella urbana, all’esempio, alla riscoperta del senso di appartenenza, del mettersi a disposizione, anche delle nostre città, dei vicoli, delle strade. E perché no, dei nostri vicini di casa. “Questo è solo l’inizio. Noi si continua”. Così dicono.

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Antonella Gramigna
Antonella Gramigna, nasce a Pesaro ma vive da molti anni a Pistoia, in Toscana. Una laurea in Comunicazione, Master in comunicazione politica e promozione della salute, impegno sociale e politico la vedono in prima linea su tematiche importanti. È Presidente di Ipazia ( Ass. Culturale) e affianca da anni, come comunicatrice, la ricerca scientifica del Centro Clinico Ulivi, di Pistoia, al fianco di esperti in epigenetica e neuroscienze. Da anni scrive come opinionista su varie tematiche e su diverse testate tra cui Nicola Porro, United state of italy, La Voce di New York, ed ha un blog Welfare e salute su Affaritaliani, ed un magazine www.the_post.it Ha all’attivo tre pubblicazioni.