Mario Caligiuri, Professore dell’Università della Calabria e Direttore del Master in Intelligence dello stesso ateneo, politico nazionale di lungo corso, sindaco per venti anni di Soveria Mannelli, professore di Pedagogia della comunicazione demolisce punto per punto la società dell’informazione.
“Non è mai esistita una possibilità di accesso alle informazioni pari a quella odierna ed allo stesso tempo oggi c’è una grande resistenza ad assumere informazione”. Questo paradosso, secondo il Caligiuri pensiero, è dovuto al sovraccarico informativo che paralizza le decisioni. A dimostrazione di quanto spiega riporta le teoria di Richard H Thaler, Nobel per l’economia 2017 che ha costruito un ponte tra le analisi economiche e psicologiche del processo decisionale del singolo nel quale subentra sempre l’irrazionalità caratteristica di ogni essere umano. Del resto già Daniel Kahneman (Nobel per l’economia 2002) diceva che l’uomo decide in maniera irrazionale e la causa dell’imperfezione viene dai nostri limiti cognitivi.
Parliamo di algoritmi che invece sono addetti alle decisioni perfettamente razionali ma Caligiuri non è d’accordo: “Noi siamo prevedibilmente irrazionali, dunque esisteranno gli algoritmi che terranno conto dell’emotività”. Forse tra venti e trent’anni, ma questa linea di pensiero è in diretto contrasto con quella di Roberto Cingolani, direttore ITT di Genova (intervista la prossima settimana).
Riprendiamo a parlare dell’oggi che Caligiuri definisce la società della disinformazione permanente ed intenzionale “perché favorisce qualcuno”.
“L’eccesso dell’informazione inutile che produciamo noi stessi – spiega – è un servizio gratuito di cui il prodotto sono gli utenti. Questo è il paradosso dell’oggi. Nel secolo scorso l’informazione già circolava, in maniera significativa, ma nonostante sono stati anni sanguinosi con le guerre mondiali, i genocidi. Eccesso o paradosso che si evidenzia da un lato con l’amplio accesso all’informazione, all’alfabetizzazione, alla trasparenza e dall’altro con enormi buchi neri in aumento”.
Dunque la società dell’informazione disinformata piuttosto che diminuire le disuguaglianze sociali le sta allargando con l’illusione di azzerarle infatti la ricchezza nel mondo è in mano a pochi.
“Il basso livello di istruzione dei cittadini è un problema – sottolinea Caligiuri – ricordando De Mauro e la sua teoria dell’analfabetismo funzionale. L’educazione deve essere al centro del sistema politico e delle riforme sociali”.
La sua visione riporta alla riappropriazione del significato delle parole perché costruiscono le realtà e la definiscono. Questo processo si oppone alla virtualizzazione del mondo. E permette di riconoscere l’informazione rilevante.
“Questo è il metodo dell’intelligence, usato dalla notte dei tempi, per comprendere e rettificare la realtà”.
Bill Gates diceva: “Ho una certezza semplice ma incrollabile il successo di un impresa o di una persona dipende da come si raccolgono, si analizzano e si utilizzano le informazioni”.
Ricorda anche che Derrick de Kerckhove già aveva previsto il trasferimento di alcune nostre facoltà (come la memoria) fuori dal nostro corpo.
Ed è per questo che Caligiuri punta sull’educazione che rende capaci di selezionare le informazioni e scegliere le fonti giuste “facendo attenzione a chi vuole manipolarci”.
“Oggi viviamo dentro le fake news – dice – il dibattito politico ne è un esempio. Non credo che la democrazia sia in pericolo, ma la nostra capacità di scegliere e selezionare l’informazione. Come si costruisce la democrazia è un tema caldo. Il mio consiglio è ricominciare dall’informazione. Le persone informate possono controllare chi decide. Il decisore se non è informato non può decidere nell’interesse dei cittadini”.
Il male dell’oggi è l’eccesso di informazione che va governato con l’educazione e parte dal secolo scorso, dalla televisione arriva alle tecnologie ed ecco il corto circuito che Caligiuri cerca di combattere perché citando Bobbio dice “non esiste una forma di governo che non sia oligarchico ma oggi è solo più evidente”.
Mario Caligiuri giovanissimo, al primo impiego in banca, intuisce l’importanza dei computer e della rivoluzione che ne sarebbe derivata. Non aspetta di esserne investito ma lo attua immediatamente quando sindaco di Soveria Mannelli trasforma il paese nel comune più digitalizzato d’Italia.
Era l’inizio di questo nuovo secolo. Il decalogo di Lisbona diventa il suo Vangelo, Soveria.it è il libro in cui descrive la sua esperienza di innovatore politico perché porta Internet in tutte le case, le associazioni, le imprese.
“Il Censis – racconta – ha detto in un certo momento che bisognava soverizzare l’Italia”. La Prima Repubblica la passa con la DC, la seconda in Forza Italia. Spinge per un ritorno alla politica dei territori ed è orgoglioso perché grazie alle sue innovazioni le aziende locali hanno potuto creare benessere economico e restare.
Mario Caligiuri insieme a Lucio Caracciolo al master dell’Unical: “Comprendere il presente per costruire il futuro”