Ci troviamo in un periodo di crisi epistemologica e antropologica,  gli esseri umani stanno per delegare alle macchine la loro caratteristica distintiva, cioè il pensiero in tempo reale con parole e immagini.  Il ruolo del giornalista è importante non solo come garante della verità dei fatti ma anche come garante della coesione sociale. Nella tempesta attuale del significato il giornalismo in tutti i modi è responsabile dell’opinione pubblica. Purtroppo  la pressione finanziaria porta a scorciatoie, si cerca aiuto nell’IA che si presenta come una soluzione, ma non lo è per tutto. Le nostre macchine possono aiutarci a controllare e verificare i fatti, possono essere di sostegno alla traduzione linguistica, possono sostenere  il reporting automatizzato e la personalizzazione ma non possono costruire un prodotto concretamente utile alla mente che deve crescere.  Le tecnologie non sono ancora pronte o sufficientemente mature, perché sostituire la capacità e il senso critico del giornalista in quanto umano, come mi ha risposto anche lo stesso ChatGPT.

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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".