3D visual of a robot thinking

L’apprendimento automatico è agnostico rispetto al genere?

“Gli algoritmi di apprendimento automatico possono essere sviluppati in modo da essere agnostici dal punto di vista del genere, vale a dire che non tengono conto del genere quando fanno previsioni o prendono decisioni. Tuttavia, ciò richiede un’attenzione particolare ai dati utilizzati per addestrare l’algoritmo e alle caratteristiche che l’algoritmo è progettato per analizzare. Se i dati utilizzati per addestrare l’algoritmo sono distorti, ad esempio contengono più dati sugli uomini che sulle donne, l’algoritmo potrebbe inavvertitamente apprendere e rafforzare tali pregiudizi. Allo stesso modo, se le caratteristiche utilizzate per analizzare i dati sono basate sul genere, ad esempio analizzando il nome di una persona o i pronomi di genere, l’algoritmo potrebbe prendere decisioni basate su tali caratteristiche.

Pertanto, è importante considerare attentamente i potenziali pregiudizi e le conseguenze indesiderate degli algoritmi di apprendimento automatico e adottare misure per mitigarli. Ciò può includere l’utilizzo di set di dati diversificati e rappresentativi, la valutazione degli algoritmi per verificarne l’equità e la parzialità e l’implementazione di misure per affrontare eventuali pregiudizi identificati”.

Non ho nulla da aggiungere!

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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".