Cara Carlotta,
la nostra società è agitata e poco ordinata. Sul palcoscenico convivono impegno e disimpegno, esaltazioni e frustrazioni, universalismo e sovranismo, povertà e ricchezza, cultura e ignoranza. I media e i social, affamati di notizie eccitanti e consumistiche non smettono di aprire percorsi di critica, di confronto, di competitività. Più raramente di formazione civica. Leader d’opinione, vip e influencers creano identità di riferimento non sempre positive per la comunità. Catastrofi ambientali, violenza e malcostume distraggono l’attenzione dall’educazione.
Dopo la scuola le verifiche scolastiche non sono mai finite. Colpiti da infantilismo regressivo o da semplicità narrativa, anche i media tradizionali si buttano a sfornare pagelle di merito dei personaggi, anziché spiegare i contenuti valoriali degli eventi. Così è: ci sono pagelle per le esibizioni di canto o di ballo, l’abito di chi passeggia sui red carpet vip, o gioca al calcio ogni settimana, o partecipa a una sfida tra ristoranti. Superstime, assist o ripicche. Un gioco di schermaglie soggettive. Tra poco ci saranno anche le pagelle per i politici, magari con cadenza settimanale, insieme ai commenti di qualche estetista.
Allora: diamo per scontato che l’appeal di una pagella sia più forte di una descrizione più accurata e che il marketing editoriale lo suggerisca per avere più lettori. Il numero è un aggettivo semplice e superficiale, un po’ magnetico. La conseguenza è che i lettori leggono le pagelle e plaudono o contestano, perché basta un numero per animare simpatie o antipatie. Mentre del contenuto di un evento non gliene importa più di tanto. Mi ha stupito che in occasione della prima alla Scala sia stata data rilevanza alle mises dei vip anziché ai contenuti drammatici de ‘La forza del destino’. Gossip e pagelle prevalgono sui valori.
Ciò detto, eccoti una digressione sul tema: anche i genitori badano alle pagelle dei figli Screenagers per i voti e mica tanto si preoccupano se questi non sanno scrivere o contare. Non che tutti gli allievi siano poco inclini allo studio, ma una parte sì. Allora: la cronaca ci racconta che ci sono genitori che vanno a protestare (o picchiare) gli insegnanti che danno brutti voti. Genitori protettivi? Sì, ma impiccioni e sgarbati. Se non li educhi anche a casa i figli non crescono tutti geni e santarellini. Ci sono anche i piccoli furbetti e bulletti che, sentendosi protetti dai genitori, si permettono di insultare o provocare o ridicolizzare i loro insegnanti e poi pretendere belle pagelle e promozioni. Insegnanti poco preparati a gestire gli studenti? Forse, ma il bullismo purtroppo è diffuso anche tra i giovanissimi, non tanto sensibili all’inclusione sociale. I genitori spesso non danno buoni esempi di comportamento. In certe scuole ci sono palesi pressioni per evitare bocciature. In qualche istituto privato chi paga difficilmente viene respinto. La scuola non è un seminario, ci siamo passati anche noi e marachelle ne abbiamo fatte, ma non pretendevamo 10 in condotta o promozioni garantite.
Nei media, per comporre le pagelle o le recensioni non mancano preferenze soggettive e pressioni, perlopiù di benevolenza. Un buon voto a un personaggio è probabilmente una promozione di marketing, un assist per una compravendita, anche un suggerimento per le scommesse. Le pagelle sui titoli azionari potrebbero essere insider trading. Insomma, dare i voti per un giornalista e per un insegnante è un mestiere difficile e va fatto con trasparenza, equità e rispetto. Anche assorbire critiche non è facile. Ribellarsi sì, ma solo contro le ingiustizie. I maliziosi e i provocatori sono insolenti a qualsiasi età. Giudici e arbitri sono da rispettare, perché, checché se ne dica negli stadi, non sono quasi mai ‘venduti’.
Pagelle e parole: spesso un futile blablabla. Ciao Carlotta, comunque hai capito che le classifiche nei mondi dei media, della scuola e degli stadi non sono una scala del paradiso!
Paolo