di FORTUNATO PINTO

Domani (4 ottobre) nella sede FIEG in collaborazione con l’Osservatorio TuttiMedia si terrà l’incontro “Dal giornale al Pixel e ritorno”. Carlo Malinconico Castriota Scanderbeg (Presidente Federazione Italiana Editori Giornali) e Francesco Passerini Glazel (Presidente Osservatorio TuttiMedia), introdurranno l’evento e a discuterne sarà il Prof. Derrick de Kerckhove. Una giornata di riflessione sul potere della carta stampata, capace di frenare, di imporre più attenzione alle parole.

“Le notizie lette su carta si ricordano di più. Allora stampa il mio articolo”.
E’ il giornalista e scrittore americano Todd Wasserman che titola il suo blog del 22 agosto scorso con questa proposta che sembra stridere con i tempi di Internet.  In realtà ne parla già il rapporto di tre aspiranti candidati ad un dottorato presso la Scuola di Giornalismo e Comunicazione dell’Università dell’Oregon che sostengono questa tesi.

In “Medium Matters: Newsreaders’ Recall and Engagement with Online and Print Newspapers” Arthur Santana, Randall Lingstone e Yoon Cho hanno effettuato la ricerca su un campione composto da 45 studenti dividendolo in due gruppi: uno di 25 dedicati alla lettura della versione cartacea del New Yor Times e  20 esclusivamente dedicati alla versione on line. I gruppi venivano poi interrogati su quanto letto. Wasserman ha proposto ai suoi lettori di rispondere alla domanda: ricordi meglio le storie lette su carta? Ecco il risultato delle inteviste; SI: 50,72%; NO:33,94%; Non sono sicuro: 15,34 %.

Giornali online e offline sono due media differenti ma  ciò che li accomuna sono i contenuti da cui sono alimentati e nonostante le reciproche influenze, mantengono ognuno le proprie peculiarità, facendo in modo che uno non escluda l’altro. Gli individui interessati alla lettura e all’informazione oggi hanno un vasto patrimonio di articoli e documenti da cui trarre conoscenza: è importante porre l’attenzione su come essi interagiscano con il medium per capire quanto uno o l’altro possa rispondere ai bisogni dell’utente, innovando oppure mantenendo le tradizionali caratteristiche del mezzo.

Secondo l’ultimo sondaggio Demos & Pi, dell’ottobre del 2010, i lettori intervistati che leggono i quotidiani solo online sono l’11,8%, quelli che leggono solo il cartaceo il 34,7%, mentre quelli che leggono entrambi il 28,8%. Questi dati dimostrano l’elevato numero di lettori on line ma soprattutto la grande quantità di individui che alla Rete preferisce la carta stampata per informarsi. La lettura di un articolo off line, dunque, mantiene la reputazione come fonte di informazione primaria, nonostante la grande potenza del Web. E’ necessario quindi porre l’attenzione sul “potere” della carta senza dare per scontato che sia, oggi, un medium che non ha futuro.

Un ritorno, dunque, alla persona ma anche al mezzo. Il giornale si pone come portatore e promotore di riflessioni: l’individuo nella Rete è sempre in movimento, il suo sguardo segue i collegamenti ipertestuali senza fermarsi a riflettere. Come sostiene Jakob Nielse nel suo articolo “How Little Do Users Read?” i lettori leggono il 20%, al massimo il 28%, delle parole in una pagina web, saltando da un punto all’altro. Il numero maggiore di click infatti fa riferimento ai collegamenti esterni, inoltre i click per i pulsanti interni (come quelli per andare alle pagine successive) alla pagina hanno superato quelli per il pulsante “Indietro”: gli utenti della rete sono difficilmente introspettivi, non ritornano sui propri passi ma viaggiano da una pagina all’altra, da un finestra ad un’altra, alla continua ricerca del nuovo. La carta stampata, invece, per le sue caratteristiche privilegia un tipo di fruizione che ha un inizio e una fine: Nicholas Carr nel  suo famoso articolo “Is Google making us stupid?” asserisce che nel momento in cui l’individuo legge in sequenza un testo non acquisisce soltanto il messaggio dell’autore ma produce nella sua mente un insieme di inferenze e analogie, costruisce le proprie idee.

La Rete è ormai il medium che universalmente fornisce le informazioni, ma proprio come sosteneva Marshall McLuhan , i media non sono solo passivi canali di informazione, ci forniscono i temi su cui riflettere ma allo stesso tempo modellano i nostri pensieri. Carr ammette che il Web sta modificando la sua capacità di concentrazione e come accade a lui accade anche a coloro i quali usano Internet come fonte di informazione. Ken Pugh, neuroscienziato di Yale, citato da Motoko Rich nell’articolo “The Future of Reading”, sostiene che leggere un libro o un articolo e prendersi il tempo per pensarci su, fare inferenze e mettere in atto un processo di immaginazione, senza dubbio coinvolge cognitivamente più dei 30 secondi di attenzione dedicati alla letture delle pagine web. Carr, ancora, afferma che se perdiamo il nostro “quiet space”, metafora che sta indicare l’angolo dedicato alla lettura, e lo riempiamo di contenuti in maniera passiva sacrifichiamo non soltanto qualcosa di importante per noi ma anche per la nostra cultura.

L’Osservatorio TuttiMedia in collaborazione con la FIEG si propone dunque di rivalorizzare i processi cognitivi che soltanto con la carta stampata possono attivarsi.  Rallentare l’informazione e capirla.

Fortunato Pinto

fortunatopinto@hotmail.com

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