Alberto Majocchi, L’Europa di domani. Un’unione rinnovata in un mondo che cambia,Il Mulino, 2023, 24 Euro
Staccare la spina o accanirsi nelle terapie? Le opzioni per l’Europa sembrano queste: nessuno crede al malato che dice di stare bene, anche se si profonde in gesti di forza e di vigore (come assumersi la responsabilità del futuro dell’Ucraina); può essere il canto del cigno. Allora, “Che fare?”.
Alberto Majocchi, professore emerito di Scienza delle Finanze dell’Università di Pavia e membro del Comitato scientifico del Centro Studi sul Federalismo di Torino, nel suo testo per Il Mulino,“L’Europa di domani”, risponde che serve un cambio di paradigma innanzitutto economico, e poi sociale, per completare la trasformazione in senso federale prefigurata nel Manifesto di Ventotene.
All’Europa che abbiamo, efficiente sotto il punto di vista burocratico, gestionale ed economico (ne sono esempi Schengen, la moneta unica e i tantissimi progetti finanziati con fondi comunitari), ma ancora in fasce per quanto riguarda la politica e la sicurezza, bisogna sostituirne un’altra.
Per Majocchi, si può fare uno strappo all’anima liberista: “la giustificazione all’intervento pubblico nell’economia è legato all’esistenza di un fallimento del mercato, in particolare in quanto i mercati del lavoro non raggiungono automaticamente condizioni di equilibrio con la flessibilità dei salari”.
Dunque, bisogna superare gli ostacoli politici e garantire agli Stati membri strumenti adeguati perché possano agire in modo efficace in caso di shock che colpiscono un solo Paese; e torna d’attualità il tema del pareggio di bilancio con l’aumento delle spese militari.
C’è differenza tra un mondo con idee nuove e un mondo con persone giovani che però tramandano idee antiche. Ad esempio: possiamo raccontarci di essere ipermoderni, addirittura futuristici,ma finché non si immaginano reali e concrete misure per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, affrontando di petto la relativa crisi dell’automotive,restiamo persone giovani con idee vecchie.
Parte proprio da qui Majocchi, dagli Accordi di Parigi e dai cambiamenti climatici, con nuove idee sulì carbon dividende sulla relativa riforma fiscale per una nuova società. Tutto ciò non solo a vantaggio dell’Europa, ma del mondo, considerando che una nuova politica climatica europea porterà allo sviluppo dell’economia del continente africano con un sistema di federalismo fiscale che Majocchi spiega nel capitolo quarto.
La cattiva notizia? Il libro ha già due anni e non sembra essere stato letto e ‘digerito’ dai candidati alle elezioni europee del giugno scorso. Se n’è parlato, il 7 marzo, attualizzandone i contenuti, presente l’autore, in un dibattito ad Albano Laziale, organizzato dalla locale sezione del Movimento federalista europeo, animata da Michela Izzo e Nicola Forlani, e dal Comune, nella Sala Nobile di Palazzo Savelli. Sono intervenuti il sindaco Massimiliano Borelli, la segretaria nazionale dell’Mfe Luisa Trumellini, la deputata europea Camilla Laureti, l’ex deputata europea e funzionaria europea Beatrice Covassi, l’onorevole Roberto Morassut. Ha moderato Giampiero Gramaglia.
Enrico Mascilli Migliorini